Elisa Balsamo che vince il Trofeo Binda, tiene un piede su strada e intanto con la coda dell’occhio guarda alla pista. Saranno pure coincidenze, eppure quando prima del via della corsa di ieri ci siamo fermati a parlare con lei, seduta sui gradini del pullman della Lidl-Trek, l’idea era proprio quella di capire in che modo sia strutturata la sua stagione. La vittoria ci ha brevemente distratto, ma rieccoci sul pezzo. Già a dicembre, in occasione dell’incontro nel ritiro di Calpe, il tema era stato messo sul tappeto, ma era troppo presto per approfondirlo.
Si è capito ad esempio che Milan e Ganna non potranno correre la prova su strada, vista la vicinanza della corsa con le qualificazioni del quartetto: 3 agosto la prima, 5 agosto la pista. Diventa pertanto motivo di interesse capire in che modo verrà gestito il settore femminile, che correrà su strada il 4 agosto e inizierà con la pista ugualmente due giorni dopo (6 agosto).
Le medaglie sicure
Bennati ha giustamente dichiarato che in quanto tecnico azzurro deve tenere conto dell’economia delle medaglie. Quella dell’inseguimento a squadre maschile è una delle più probabili, mentre Ganna e Milan non hanno mai vinto una classica su strada e non è detto che a Parigi sarebbero in grado di fare risultato.
Nel caso di Balsamo il discorso si complica parecchio. E’ vero che il quartetto femminile potrebbe correre per l’oro, ma è altrettanto vero che le chance della piemontese di arrivare all’oro su strada sono sotto gli occhi di tutti. Elisa ha vinto il mondiale di Leuven e per ammissione dello stesso cittì Sangalli, il finale del percorso di Parigi ricorda molto quello di Cittiglio. E’ una questione difficile da affrontare e si è stabilito di farlo dopo le classiche di aprile, con grande collaborazione fra lo stesso Sangalli e Marco Villa. Ma prima o poi bisognerà parlarne, con la sensazione che nessuno abbia voglia di privarsi della piemontese.
Un giorno per volta
Balsamo è un’atleta che ha fatto della disciplina il suo punto di forza. E se ha deciso di ragionare per momenti distinti, forse è anche perché non serve a niente fasciarsi la testa prima del tempo. L’infortunio dello scorso anno le ha insegnato che basta davvero poco perché i piani cambino senza poterci fare nulla. E questo tutto sommato si è trasformato anche in una lezione da cui apprendere a non guardare troppo lontano. Programmare va bene ed è necessario, vivere il presente al proprio meglio è decisivo.
«Diciamo che sto cercando di lavorare a blocchi – ha spiegato – quindi per adesso le Olimpiadi sono ancora molto lontane. Riprendersi dall’infortunio è stato difficile e comunque quasi tutto il finale di stagione dell’anno scorso è stato compromesso. Ho ripreso la preparazione dopo un bel periodo di vacanza e l’inizio non è stato semplice, perché comunque ho dovuto ricostruire la base che avevo perso con la caduta. Però è stato un inverno positivo, quindi per ora sono contenta del lavoro fatto.
«Ora mi concentro sulla primavera e penso che sia importante per me cercare di fare delle buone prestazioni. Siamo già nel vivo, adesso iniziano le gare che mi piacciono di più. La Ronde van Drenthe (seconda alle spalle di Lorena Wiebes, ndr) della settimana scorsa è stata un primo appuntamento di un certo valore. Ci sto arrivando bene, ho lavorato tanto e quindi spero di raccogliere buoni risultati».
Due clienti speciali
Al Trofeo Binda ha battuto Lotte Kopecky, campionessa del mondo in carica e riferimento anche in pista. E se questo può essere un punto di contatto, le affinità tecniche sono esigue, dato che la belga è un concentrato di potenza fuori dal comune. A parità di altezza (Elisa con 1,71 è un centimetro più alta), Kopecky porta con sé 11 chili di muscoli in più che la rendono una gran brutta cliente e di fatto la sottraggono a confronti troppo frequenti. Nel mezzo c’è Lorena Wiebes (stessa altezza e 5 chili più di Elisa: 60): la velocista dello stesso Team SD Worx, che per la piemontese è una sorta di bestia nera. L’ultimo scontro diretto c’è stato domenica scorsa alla Ronde Van Drenthe: prima l’olandese, seconda l’azzurra.
«Domenica Wiebes ha dimostrato di essere più forte – ha commentato Elisa – e quando qualcuno è più forte, non si può fare altro che togliersi il cappello. Però comunque sono soddisfatta di come sto lavorando. Nessuno è imbattibile, quindi prima o poi riusciremo a metterle la ruota davanti. E’ veramente forte, quindi se uno non fa tutto alla perfezione, è difficile batterla. Penso che sia importante cercare di coglierla di sorpresa, magari provando ad anticipare le sue prime pedalate, che sono davvero micidiali.
«Ho cambiato un po’ i lavori in palestra per diventare un po’ più potente ed esplosiva, però anche quello è un equilibrio delicato. Se carico troppo con i pesi o per raggiungere un picco più alto di watt, finisco col perdere in salita e quindi devo trovare il giusto bilanciamento. Anche perché lei alla fine non è solo una velocista. Tiene sugli strappi e sulle salite brevi, quindi è completa».
Rotta sul Nord
Ora l’attenzione si sposta alle corse del Belgio. Uno dei primi ricordi, sin dal nascere di bici.PRO, è un pomeriggio trascorso nelle Fiandre con l’allora Valcar-Travel&Service in una villa sperduta nel nulla. C’erano tutte le ragazze. C’era Arzeni con il suo staff che le portava a correre e a scoprire i percorsi. E c’era Dalia Muccioli che cucinava per loro. Elisa aveva con sé un grosso libro e studiava per l’esame successivo: le mancava poco alla laurea in lettere, conseguita il 31 marzo dello scorso anno.
«Conoscere i percorsi è importante – spiegava ieri mattina – ormai sono un po’ di anni che bazzico in questo mondo, conosco abbastanza bene le strade, però ripassarle è fondamentale. Non stravedo per fare le recon, non mi fanno impazzire, però per alcune gare sono sicuramente importanti. Quando vai su quelle strade, anche in allenamento, senti sempre un po’ di tensione. Sei sul percorso della gara, non riesci a staccare completamente la testa. Correrò De Panne giovedì prossimo (21 aprile, ndr), Gand-Wevelgem, Fiandre e Roubaix.
«Il Fiandre per me è la più bella, sogno di essere lì davanti a giocarmela. So che tenere certi atleti su quegli strappi è veramente difficile, però anche a livello tattico essere nel primo gruppetto alle loro spalle potrebbe essere importante per la squadra. Poi vado a Milton per la Coppa del mondo su pista. Sicuramente si pensa anche già all’estate, dopo la primavera farò una piccola pausa per cercare di recuperare energie e ricominciare la preparazione in vista di altri appuntamenti importanti».
Nodo da sciogliere
Sembra quasi che le Olimpiadi non voglia nominarle. La sensazione è che, sia pure non ammesso da alcuno, ci sia in corso un braccio di ferro col sorriso sulle labbra. I risultati di aprile saranno decisivi per le scelte? Anche questo sarebbe un modo singolare di prendere la decisione. Il ciclismo femminile ammette il doppio impegno, vista anche la ricchezza di atlete a disposizione di Villa?
Quello che per ora è dato di sapere è che Lotte Kopecky, battuta ieri da Balsamo a Cittiglio, correrà la prova olimpica su strada e poi su pista sarà presente nell’omnium e forse nella madison. Aspettiamo le corse di aprile, ma la matassa sembra già ben ingarbugliata.