Alzini, il ciclismo è un affare di famiglia

24.01.2021
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Bionda, bella, un metro e ottanta: nell’Italia dei social e dell’effimero, qualcuno potrebbe chiedersi perché mai Martina Alzini dovrebbe spaccarsi di fatica su una bici. Mentre la ascoltiamo e la guardiamo, tuttavia, nella mente risuona la frase di un amico: «Andate a veder cos’è un corridore». E presto ogni parola della ragazza della Valcar-Travel&Service si incanala nel solco del ciclismo vero. Quello dei campioni e della passione che smuove le montagne.

Queste tre ragazze ora sono alla Valcar, ma da esordienti erano rivali. Qui nel 2011: da sinistra: Persico, Balsamo e Alzini
Insieme alla Valcar, rivali da esordienti: Persico, Balsamo, Alzini

«Il ciclismo – dice – è lo sport che ha caratterizzato la mia infanzia. Le squadre in cui sono andata sono state delle seconde famiglie. E’ una fortuna che auguro a tutti i bambini. Che trovino un ambiente in cui divertirsi, perché nel ciclismo e nello sport in generale, si impara a vivere».

Martina è uno dei pezzi forti del nostro quartetto. Agli europei di Plovdiv ha prima aiutato il quartetto a realizzare il nuovo titolo italiano dell’inseguimento a squadre, mentre l’indomani ha abbassato di 4” quello dell’individuale. Nel ritiro della nazionale sull’Etna, è anche l’addetta alla logistica degli allenamenti. E’ lei a tracciare il percorso coordinandosi con Salvoldi e poi a guidare le ragazze su strada. La sua presenza è discreta e sorniona. Tante volte la vedi seduta a margine del baccano delle altre come se fosse distratta, però segue tutto.

Sull’Etna si allenano in cicli di 4 giorni: uno prevede lavori specifici per il quartetto sui rulli in altura
Sull’Etna si allenano in cicli di 4 giorni: uno prevede lavori specifici per il quartetto sui rulli in altura
Ne fanno di chiasso…

Sono ragazze. Mi viene da ridere, perché non ho ancora 24 anni e non sono delle più giovani. Mi sono trovata in dei quartetti che ero la più grande.

Non buttarti giù… piuttosto che cosa ti aspetti dal 2021?

Sono davanti all’anno della mia vita, con gli obiettivi di andare a Tokyo e quello di entrare in un corpo di Polizia. Per una donna, specialmente per me che non vorrei mai abbandonare la pista, è il solo modo per lavorare tranquilla.

Perché la bici e perché la pista?

La bici perché è sempre stata la passione di famiglia. Di mio papà Giancarlo che correva al tempo di Saronni e di mia mamma Manuela che correva negli anni di Maria Canins. La pista perché fin da piccolissima ho avuto la fortuna di allenarmi nella pista di Busto Garolfo. L’ho sempre trovata un ambiente che dà emozioni diverse dalla strada. Dovessi scegliere, mi terrei la pista, insomma…

Martina Alzini
A novembre ha demolito di 4″ il record italiano dell’inseguimento, portandolo a 3’26″836
Martina Alzini
A novembre ha demolito il record italiano dell’inseguimento
L’altro giorno Salvoldi ha messo anche te fra le ragazze che, a suo avviso, potrebbero puntare soltanto sulla pista.

La speranza di entrare in un corpo militare è legata proprio a questo. Mi piace essere realista. La pista dà più possibilità di medaglia. Su strada c’è una sola campionessa europea all’anno, su pista si contano sulle dita di due mani.

Credi sia possibile entrare in un corpo militare?

Non ho ricevuto chiamate o proposte, ma dopo quello che ho fatto vedere nella scorsa stagione e i record italiani del quartetto e dell’inseguimento individuale, magari qualcuno potrebbe essere interessato.

Ciclismo e ragazze, oggi sembra davvero un’altra musica…

Tante persone, quando ero piccola e raccontavo quel che facevo, mi chiedevano se davvero anche le femmine corressero in bici. Oggi le cose sono cambiate, il ciclismo è diventato uno sport che va tanto d’accordo con le ragazze. I social ci danno visibilità e hanno portato l’immagine femminile anche in uno sport di fatica come il nostro. Se usati in modo costruttivo, i social possono fare tanto.

Scese dall’Etna, ritrovo nel piazzale di un centro commerciale, per partire in bici
Scese dall’Etna, ritrovo in un parcheggio per partire in bici
Criticavano Letizia Paternoster che corre con gli orecchini di perla?

E dov’è il problema? Pensate che Pauline Ferrand Prevot ha vinto il mondiale ed era truccata…

Che cos’è Tokyo per Alzini?

Un sogno che semmai te ne accorgi il giorno che si avvera. Il posticipo, ragionandoci bene, ci ha dato una seconda possibilità. Guardando come stiamo lavorando, non ci manca niente. E comunque sarebbe la prima esperienza in un cammino che porta verso Parigi.

Sembra brutto dirlo, ma a breve ci saranno le elezioni federali. Pensi mai cosa succederebbe se i quadri tecnici della nazionale venissero cambiati?

Credo che su strada non cambierebbe molto, se andasse qualcun altro. In pista invece sentiremmo la differenza, perché siamo tutte cresciute con questa impronta, questo metodo di lavoro. Sarebbe un grande cambiamento.

Il debutto 2021 dove avverrà?

Alla Vuelta Valenciana, sperando che si faccia. Poi le classiche del Nord, che sono le mie preferite. Sarò a disposizione delle altre, ma avrò anche il mio spazio personale.

Due Cannondale gialle della Valcar in testa: Alzini e Balsamo
Due Cannondale gialle della Valcar in testa: Alzini e Balsamo
Se il ciclismo è lo sport della famiglia Alzini, che cosa pensano vedendoti andare così forte?

Sono tanto orgogliosi, soprattutto i miei nonni. Mario e Giusi. Soprattutto in questi mesi difficili, chiusi in casa. Il mio è un nonno digitale, non lo ferma nessuno. «Ti abbiamo visto muovere le prime pedalate – mi dicono – ti abbiamo visto cadere in giardino…».

La conversazione in realtà non si è svolta tutto di un fiato, perché qualche minuto dopo l’inizio, il resto della nazionale è venuto a reclamare il tavolo del bar per giocare a carte. Così ci siamo spostati nell’area del piano terra adibita a palestra. Due sedie e per tavolo il suo fitness cube.

«Almeno serve a qualcosa – ha detto con un bellissimo sorriso – non diciamolo a Dino che non lo uso mai…». Va bene, non diciamolo a nessuno…