Quando si parla di ciclocross internazionale, si potrebbe quasi riportare tutto ai poemi epici dell’antica Grecia, alle storie fatte di esseri umani e semidei e se neanche un incidente meccanico riesce a frenare la corsa di uno di questi semidei verso la vittoria (nello specifico Wout Van Aert) sembra quasi che per gli esseri umani (quasi tutti gli altri) non ci sia speranza…
La storia della tappa irlandese di Coppa del Mondo in una Dublino fredda ma entusiasta con oltre 8.000 presenti ai bordi del circuito vive soprattutto su un episodio. Eravamo nella seconda metà gara e ormai la prova si era andata delineando. L’assenza di Mathieu Van Der Poel vincitore delle ultime due tappe e provvisoriamente assente dai campi di ciclocross perché impegnato nel primo ritiro prestagionale dell’Alpecin Deceuninck, aveva un po’ scombinato le carte. Nessuno aveva preso l’iniziativa, così a giocarsi apparentemente la vittoria erano in 6. Apparentemente perché fra loro c’erano i due Tenori rimasti, Van Aert appunto e Pidcock.
L’asciugamano maledetto
Passando davanti ai box, Van Aert si faceva consegnare un asciugamano per ripulirsi dal fango imperante sul percorso, dopo che il ghiaccio della mattina si era sciolto con il susseguirsi dei passaggi.
Inavvertitamente, l’asciugamano (che Van Aert mostra nella foto di apertura) gli sfuggiva dalle mani andando a incastrarsi nel deragliatore posteriore. La bici era inutilizzabile, per fortuna del belga però la zona dei box era ancora vicina e allora via di corsa per raggiungere la postazione e prendere l’altra bici. Questa almeno la buona sorte evidenziata da molti addetti ai lavori, ma ci sono altri due motivi alla base della sua vittoria.
La bici appena pulita
Il primo è legato proprio alla bici: a dispetto del fango, Van Aert non aveva cambiato il suo mezzo in quel passaggio, non reputando la propria bici ancora eccessivamente intrisa di fango, così ha potuto inforcare l’altro modello perfettamente ripulito dai meccanici. Il secondo fattore è invece legato al comportamento degli avversari, che si sono guardati bene dall’attaccarlo. Si dirà: è stato un gesto di rispetto, ma questa regola può valere per la strada, nel ciclocross “mors tua, vita mea”, è sempre stato così. Il fatto è che i corridori hanno ormai un “inferiority complex” nei suoi confronti e non si avventurano a sfidarlo anche quando potrebbero farlo.
Nell’occasione il belga, al suo primo centro stagionale in Coppa, ha dato sfoggio di tutta la sua esperienza: «Sono rimasto calmo, davanti non erano pronti ad attaccare e ho pensato a fare tutto nel migliore dei modi. Nel cross la calma è fondamentale, tutto può cambiare da un momento all’altro».
L’inconveniente è costato nel complesso 16” a Van Aert che non ci ha messo poi tanto a recuperare sugli avversari e poi, su un tratto sabbioso, ha dato l’accelerata rivelatasi decisiva. L’unico che ha provato a tenere il passo è stato Sweeck, a caccia del simbolo del primato: «Ho avuto le p… per provare a rispondergli” affermava senza mezzi termini al traguardo, soddisfatto della sua seconda piazza a 14”.
Eppure ancora troppi errori…
Da buon perfezionista, Van Aert ha accolto la vittoria senza troppa enfasi, guardando soprattutto a quel che non è andato e leggendo bene le sue parole, sembra di risentire il suo grande rivale Van Der Poel dopo le sue prime vittorie: «Non è andato tutto liscio: nella prima parte ho faticato a riagganciarmi ai primi, sono anche caduto in un passaggio e nel complesso della gara gli errori tecnici sono stati tanti. Il fango era davvero tantissimo e ci ha messo in difficoltà».
E l’altro tenore? Tom Pidcock ci teneva tantissimo alla gara irlandese e alla fine il terzo posto finale a 17” lo ha soddisfatto: «E’ stata una gara strana, nella quale mi sono accorto di andare sempre allo stesso ritmo, seppur sostenuto, ma quando Van Aert ha fatto la differenza non ne avevo per rispondergli. Il gruppo nella prima parte era numeroso e non c’era davvero un punto dove poter fare la differenza. Devo dire però che sarei stato molto deluso se alla fine non fossi riuscito a salire sul podio. Il terzo posto in queste condizioni era il massimo che potessi fare».
Difesa iridata? No, ma…
Pur in una gara che non è proprio andata come sperava, Pidcock ha aperto un piccolissimo spiraglio alla sua difesa della maglia iridata, d’altronde a ogni gara è sempre quella la domanda che i giornalisti gli rivolgono: «Probabilmente non ci sarò, ma non sono proprio sicuro. In fin dei conti non è neanche un problema che mi assilla, io voglio godermi una stagione di ciclocross ad alto livello, ma pensando alla strada». Sarà davvero difficile vederlo in gara a Hoogerheide il 5 febbraio, ma come ha detto Van Aert le cose nel ciclocross possono sempre cambiare…