Toneatti su Namur: «Sono soddisfatto del mio quarto posto»

12.11.2022
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Una medaglia sfiorata. Rammarico e soddisfazione sono stati i due stati d’animo che hanno accompagnato il rientro a casa di Davide Toneatti dall’europeo U23 di Namur. Su di lui Pontoni ha detto: «Bisogna essere più cattivi. In certi momenti si deve essere spietati e non molli». Una lettura dura ma che tra le righe trapela fiducia e speranza in un ragazzo che sta facendo davvero bene. 

Seppur con una medaglia di legno, Davide è tornato in patria portandosi a casa il merito di essere stato il migliore degli uomini nella spedizione azzurra in terra belga. Dopo una stagione no stop corsa con i colori dell’Astana Qazaqstan Development Team ha saputo portare la continuità e le buone sensazioni dalla strada al cross. Umiltà e coscienza dei propri mezzi affiorano dalle sue parole, sintomo che la scorza è dura e la mentalità è forte, pronta ad essere sottoposta ad un’intera stagione off-road da aggredire. 

Per Toneatti il percorso di Namur è uno tra i preferiti
Per Toneatti il percorso di Namur è uno tra i preferiti
Una stagione su strada tramutata in cross senza mai fermarsi, è ora di vacanze?

Sì ora sono a casa, starò due settimane fermo fino al 20 novembre per poi riprendere verso metà dicembre con la stagione cross. 

Quest’anno ti sei fermato solo una settimana ad agosto. Con che stato di forma sei arrivato alla stagione cross?

Direi buona. Ho fatto tre gare di ciclocross prima dell’europeo. La prima in Coppa del Mondo a Tabor, non è stato semplice riprendere, a tratti traumatico perché mi mancavano ritmo e rilanci. Già dalla settimana successiva nella seconda gara mi sono ripreso e ho avuto buone sensazioni, a partire dalla guida. Ho ripeso un po’ più di familiarità con la bici. 

L’avvicinamento all’europeo è andato come volevi?

A Maasmechelen stavo bene, ho avuto un piccolo problema in partenza dove mi si è incastrata la catena dopo appena 500 metri dalla partenza. Sono partito ultimo e sono riuscito a recuperare fino all’undicesima posizione. Poi ho corso a Firenze dove sono proseguite le buone sensazioni e poi quattro giorni dopo c’è stato l’europeo. Come preparazione posso dire che sia andato tutto bene. Nel periodo in cui dovevo andare forte mi sono fatto trovare pronto

Davide Toneatti ha corso la sua prima stagione su strada da under con l’Astana
Davide Toneatti ha corso la sua prima stagione su strada da under con l’Astana
Le sensazioni di Tabor erano legate alla condizione o più all’adattamento al cross dopo otto mesi su strada?

Ripensando alla gara che ho fatto e parlando un po’ con il mio preparatore ha notato che si vedeva che non usavo la bici da ciclocross da un po’. Ero legnoso sui rilanci e nella guida, quasi a rallentatore. Non posso dare la colpa solo alla strada ma è un po’ la mia indole, ci metto un po’ a riabituarmi. Anche se tra strada e cross ci sono geometrie simili, c’è differenza nell’impostazione. Fare le curve al limite non è facile e dopo tanto che sei fermo perdere un secondo qua è la è normale e si traduce in distacchi che rispecchiano la condizione. Dalla settimana dopo però ho ritrovato la giusta confidenza.

Pensi che la stagione in Astana su strada ti abbia un po’ complicato la ripresa nel ciclocross?

Secondo me è il contrario. La stagione su strada mi ha dato una bella gamba. Anche nel fare velocità, nei rettilinei, nel far correre la bici, ero ben messo. L’ho notato anche in un percorso duro come quello di Namur.

Veniamo all’europeo. Ti abbiamo visto attento e concentrato, soprattutto in discesa, dove hai fatto la differenza…

C’era una discesa ad “S” in leggera controtendenza. L’ho studiata nei giorni prima fermandomi a guardarla. Ho provato a farla sia in bici che a piedi. Ragionando con Bertolini, mi ha fatto riflettere che facendola a piedi ad ogni giro sarebbe stato uno sforzo più dispendioso. Mentre in sella ci si può quasi rilassare per un attimo. Sono dettagli che mi piace curare. Il giorno della gara ho notato che era anche più definita una traiettoria e si è rivelata la tattica giusta per fare la differenza. In generale il percorso di Namur è uno dei miei preferiti. 

Per Toneatti i punti tecnici come la discesa sono stati un punto di forza
Per Toneatti i punti tecnici come la discesa sono stati un punto di forza
Raccontaci la gara…

Sono partito in seconda fila e la partenza è stata discreta, penso che sarebbe potuta andare leggermente meglio. Nel primo tratto di discesa ero in dodicesima posizione. Avevo perso qualcosina nel primo giro rispetto ai primi poi però ho subito iniziato a recuperare e a parte Pim Ronhaar che aveva nella prima parte di gara un bel distacco su di noi, son rimasto sempre nelle prime posizioni. Finché non ce la siamo giocata all’ultimo giro. Eravamo tutti a distanza di cinque secondi. Sulla discesa che ho descritto ho provato a staccare Meeussen. Un po’ c’ero riuscito, poi la contropendenza lunga non l’ho fatta benissimo e quando sono uscito da quel tratto ho visto che mi era praticamente dietro. Poi c’era quel leggero falsopiano a scendere che portava all’ultima rampa a piedi che ho imboccato per primo dove ho provato a fare la mia volata ma mi ha superato e facendo la rampa per primo mi ha soffiato il terzo posto. 

Sei soddisfatto di questo quarto posto?

Dal punto di vista della preparazione, allineandolo con l’obiettivo che c’eravamo prefissati sono completamente soddisfatto. Ce la siamo giocata praticamente fino all’ultimo, non è che ho fatto quarto a un minuto. Il primo era lì a quindici secondi. Poi ovvio che quando si fa quarto si rosica, soprattutto in un finale così ristretto. Però lo considero un risultato più positivo che negativo. Alla vigilia credevo che un piazzamento nei cinque fosse possibile. Vedendo come giravano i primi a Maasmechelen, visto che io ero in rimonta, i miei tempi erano allineato con loro. Al Koppenberg, Ronhaar e Nys mi hanno dato l’impressione di essere imprendibili. Però ho chiuso lì con loro a giocarmela, mi porto a casa quanto di buono ho fatto. 

Pontoni ha detto: «La considero una medaglia persa». Cosa gli rispondi? E’ stato così duro anche con te dopo la gara?

Inizialmente c’è andato giù abbastanza pesante. Da una parte lo posso capire perché c’era una medaglia a portata. Però ho dato tutto, non posso farmene una colpa di aver fatto quarto. Se guardiamo il cammino dal Friuli, alle coppe che ho fatto, all’europeo, penso che potrebbe essere contento di come sono arrivato. Capisco che lui come cittì si immedesimi nel fatto che c’è una differenza tangibile tra il quarto posto e la medaglia di bronzo. Posso comprendere che fosse amareggiato. 

Toneatti nel 2023 dovrà difendere il titolo nazionale U23 che detiene
Toneatti nel 2023 dovrà difendere il titolo nazionale U23 che detiene
E’ così diretto nei tuoi confronti perché avete già lavorato insieme alla DP66?

Sì ovvio, c’è un rapporto molto diretto. Cerco di tradurre tutto in motivazione. 

Chiuso il capitolo europeo, adesso quali sono i tuoi programmi?

Dopo lo sosta, ho visto che a parte le molte gare internazionali che ci sono in Italia a dicembre. Le coppe del mondo, il campionato Italiano e infine il campionato del mondo son tutte in un mese, dalla prima settimana di gennaio alla prima di febbraio. L’obiettivo è di arrivare pronti per quel periodo. 

Per il 2023, posto confermato in Astana?

Sì, rimarrò con la continental. Poi non so se come quest’anno, spero di sì, mi daranno la possibilità di fare qualche gara con la World Tour. 

Come sono andate le esperienze con la World Tour di fine anno?

Diciamo che ho preso delle belle legnate (ride, ndr). E’ stata un’esperienza molto bella. Al Giro di Toscana poteva andare un po’ meglio, mentre alla Coppa Sabatini ho avuto sensazioni migliori. Poi ho fatto anche la Serenissima Gravel, dove ho chiuso al 12° posto. E’ un altro modo di correre, è tutto più controllato per quanto riguarda la strada. Nel gravel invece è stata tutta a gas spalancato. Van der Poel ha attaccato dal decimo chilometro e da lì abbiamo fatto due ore dove tutti scattavano ma nessuno riusciva ad andare via. 

Il gravel farà parte del tuo calendario l’anno prossimo?

Ne parlerò con la squadra però devo dire che la Serenissima mi è piaciuta molto. Faticosa ma divertente.