La neve, le Olimpiadi e i fiamminghi: una storia da raccontare

11.12.2021
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Chris ha la barba ispida e lo sguardo da alpino, essendo arrivato a Vermiglio da dieci giorni, durante i quali ha ideato il tracciato per la gara di domenica e non ha lasciato passare mattina senza verificare le condizioni della neve. Il fiammingo con la barba, al secolo Chris Mannaerts, è il cyclocross manager di Flanders Classics, la società belga che organizza la Coppa del mondo e le principali classiche fiamminghe su strada. I primi contatti con i trentini li ebbe tuttavia Thomas Van der Spiegel, l’amministratore delegato di Flanders Classics, che parla italiano perché era un giocatore professionista di basket e ha giocato a Bologna e anche a Roma.

«I sondaggi – racconta Chris – iniziarono ad agosto di due anni fa con le prime mail per chiedere se ci fosse interesse per una prova di ciclocross sulla neve. Abbiamo il piano di portare il cross nel programma delle Olimpiadi invernali, quindi dobbiamo dimostrare di saper organizzare sulla neve. Ci dissero che avremmo avuto il 60 per cento di possibilità di trovare neve e ci bastava. La parte difficile è stata e sarà fino al momento della gara trovare il giusto equilibrio fra il ghiaccio e la neve. Ogni mattina abbiamo fatto dei rilievi lungo tutto il circuito, che è lungo 3 chilometri. Non è breve, ma è equilibrato».

La squadra di operai venuti dal Belgio ha realizzato il percorso tracciato da Chris (foto Giacomo Podetti)
la squadra di operai venuti dal Belgio ha realizzato il percorso tracciato da Chris (foto Giacomo Podetti)

Per fare del ciclocross uno sport invernale, si è scelta una località in cui la stagione invernale è in pieno svolgimento. Il piano è chiaro, l’idea anche fondata, dato che il ciclocross è universalmente riconosciuto come uno sport che si svolge d’inverno. La variabile neve è il grande elemento di novità di Vermiglio.

Avete parlato con i corridori di questa gara sulla neve?

Non gli abbiamo chiesto un parere, né li abbiamo contattati per chiedere loro di venire. E’ Coppa del mondo, non una gara esibizione. Ma anche loro sanno che abbiamo questo piano, perché ne abbiamo parlato. Sapevano che si sarebbe corso sulla neve, ma poteva essere in Svizzera, come anche in Francia.

Avete avuto reazioni da parte loro?

I corridori sono curiosi. Prima di questo lavoro, ero con Van Aert nella squadra precedente. Ricordo che quando uscivano i calendari, erano tutti lì a guardare i percorsi, commentando e parlandone.

Ecco i pali che sono stati conficcati nella neve e sotto nel terreno (foto Giacomo Podetti)
Ecco i pali che sono stati conficcati nella neve e sotto nel terreno (foto Giacomo Podetti)
E’ tanto difficile organizzare una gara sulla neve?

Si poteva pensare che fosse così, non avevamo mai costruito percorsi sulla neve. Abbiamo avuto gare in cui ha nevicato, però mai così. Se però guardo indietro al giorno in cui siamo arrivati e ripenso a quello che abbiamo fatto, non è troppo diverso dall’organizzare la gara del Koppenberg. Abbiamo esperienza di tracciati. Quando hai una linea di partenza e una di arrivo e uno spazio in pianura per i box, la gara è fatta. La variabile è il meteo. E come in ogni corsa la mattina della gara sarà decisiva. La scorsa settimana si è corso a Boom. Doveva essere un percorso veloce, invece ha piovuto al mattino e non stavano in piedi. Viste le foto, no?

Qui potrebbe nevicare ancora…

E in quel caso ci sarà da battere la neve. Oppure potrebbe alzarsi di colpo la temperatura e allora sarebbe un problema. Finché resta attorno allo zero, non dovremmo avere problemi. Se per caso arrivasse a dieci gradi, saremmo nei guai. Questa operazione riesce se i corridori possono disputare una gara tecnicamente valida, esprimere il loro potenziale.

In Belgio c’è curiosità?

I giornali stanno seguendo la novità da lunedì, giornali con milioni di lettori. Parlano tutti di Vermiglio, per come possiamo pronunciarlo lassù. Grandi foto, pagine intere. C’è aria di grande evento.

Sui giornali begli, l’evento viene seguito da tutta la settimana
Pensi davvero che ci sia una chance olimpica?

Credo di sì e senza stravolgere la specialità. Si potrebbe parlare nuovamente di gomme chiodate in caso di ghiaccio, ma sulla neve non servirebbero. Il cross può trovare il suo spazio e anche l’Uci ne è consapevole e ha visto quale grande impulso abbia avuto per le federazioni l’inserimento della Bmx nel programma estivo.

In quanti siete venuti dal Belgio?

Inizialmente tre di Flanders Classics e una squadra di operai belgi, specializzata nella realizzazione dei percorsi. Noi lo abbiamo disegnato, loro lo hanno costruito. Ora arriveranno altri, per cui saremo in 6-7. Di solito il nostro lavoro inizia il sabato della settimana che precede la gara. Questa volta siamo arrivati il giovedì, perché servivano più giorni di lavoro. E poi smonteremo tutto entro domenica sera, massimo lunedì mattina.

Non solo pianura: ecco la salita (60 metri di dislivello)
Non solo pianura: ecco la salita (60 metri di dislivello)
Chi vincerà domenica?

Guardando il percorso, sarà una gara da spingere. Serve un uomo con grande forza e visto il Van Aert di Boom, sarà difficile resistergli. La differenza a Boom è stata grande. Poi ci potrebbe essere la sorpresa Pidcock e il punto di domanda Iserbyt: essere così leggeri sulla neve è un vantaggio? Di una cosa sono sicuro…

Di cosa?

Avremo un grande evento. L’obiettivo di Flanders Classics non è spingere le gare attorno al campanile in Belgio. Pur senza dimenticare le nostre origini, il nostro obiettivo è rendere internazionale questo sport. E domenica avremo una storia da raccontare.