Un europeo nato tra mille difficoltà, nell’olandese s’Hertogenbosch, senza pubblico, dopo l’ottimo avvio, ha offerto molti motivi d’interesse per l’Italia anche nella seconda giornata. Nella gara under 23 femminile le padrone di casa hanno rischiato la clamorosa beffa da parte dell’ungherese Kata Blanka Vas, battuta per soli 8” da Puck Pieterse replicando così l’argento di categoria già vinto ai mondiali di Mtb, bronzo all’altra olandese Manon Bakker a 10”.
Ma qui va sottolineata la splendida prova di squadra delle azzurre, presenti in tre e tutte nella top 10, con Francesca Baroni settima a 52” allo sprint su Sara Casasola, decima Gaia Realini a 1’31”.
Legge fiamminga
Tra gli uomini elite dominio belga, come si prevedeva: gara vissuta sulla fuga a due di Eli Iserbyt e Michael Vanthourenhout che non erano i più accreditati in casa fiamminga. Alla fine l’ha spuntata il primo, appena 23 anni, con 16” di vantaggio sul compagno di team che ha contenuto il ritorno dell’olandese Lars Van Der Haar a 22”. In una prova con ben 7 belgi fra i primi 10, ottima la prestazione di Jakob Dorigoni, 13° a 2’05”, più giovane di tutti coloro che l’hanno preceduto.
Azzurre crescono
Una trasferta, quella dell’Italia, nel complesso positiva con 6 piazzamenti nei primi 10, ma è soprattutto sui più giovani che il cittì Fausto Scotti pone l’attenzione.
«Si sono difesi anche oltre le aspettative – dice – guardate la gara della Realini, partita per quart’ultima, oppure la Casasola, che per due giri è stata a livello delle migliori, poi chiaramente è emersa la maggior abitudine ai grandi eventi delle olandesi. Nel complesso però il bilancio è molto positivo».
Dorigoni c’è
Chi è stato particolarmente convincente è stato Dorigoni, alla sua prima uscita fra gli elite.
«Era partito pure troppo forte – sorride Scotti – intorno al settimo posto, in mezzo a quei marpioni belgi si è preso qualche botta. Poi ha continuato a spingere, è rimasto in gruppo con gente molto accreditata, alla fine il 13° posto vale moltissimo perché in Italia non ha l’abitudine a gareggiare a quei livelli. Davanti andavano davvero fortissimo, ma nel complesso tutte le gare di questo europeo sono state molto valide ed è stato un bene esserci. Agli organizzatori e alla Uec va fatto un plauso speciale, perché allestire un evento internazionale di questi tempi non è semplice, i rischi ci sono e sono molti».
Gaia Realini, 10ª a 1’31” Francesca Baroni, 7ª a 52″ Sara Casasola, 7ª a 52″
Non solo strada
Una due giorni dominata nel medagliere dall’Olanda, ma che fra gli elite vede ancora il predominio belga. Si potrà interrompere un giorno questo dominio di due sole Nazioni?
«Lì il ciclocross è sport nazionale – prosegue Scotti – per un ragazzo vale una carriera e tanti soldi, ci sono interessi che non possiamo solo sognare. Casi come Van Aert non sono la regola, non si cerca su strada il successo, il ciclocross è già ricco abbastanza».
Italia al palo
L’europeo di s’Hertogenosch ha però anche confermato come a emergere siano corridori che hanno dimestichezza con varie discipline, vedi i casi della Alvarado e della Vas, titolate anche nella Mtb, riportando così d’attualità il tema della multidisciplinarietà.
«Qui tocchiamo un tasto dolente – commenta Scotti – perché in Italia ci si riempie spesso la bocca di questa parola, ma la realtà è che appena un corridore va forte viene subito portato alla strada e lì resta. Gente come Trentin e Aru andava molto forte anche nel ciclocross, abbinare le due discipline avrebbe fatto loro bene, ma quando approdi alla strada esiste solo quella. Siamo in Italia…».