Quando tutti andavano in direzione di Mathieu Van der Poel lui era l’unico che diceva: «Occhio a Van Aert, questo qui ha ancora la stagione della strada nelle gambe». Quel lui era Martino Fruet. Il veterano dell’offroad italiano, ancora in pista anche nel cross, aveva avuto ancora una volta l’occhio lungo.
Lo pizzichiamo mentre è di ritorno dal cross di ieri a San Fior. Una gara non proprio preparata secondo i canoni del buon corridore: «Il giorno prima – rivela Martino – ho spalato neve per cinque ore e poi ho preso gli sci da alpinismo, vi lascio immaginare. Però ho battuto Fabio Aru! Scherzo… chiaramente».
Lato Van Aert
Nelle prime gare di Coppa e di Superprestige, Van der Poel ha dominato. Più brillante, aveva un altro passo. Aveva di colpo annullato Iserbyt e Pidcock e tutto lasciava presagire un dominio incontrastato per il resto della stagione. Eppure non è andata così.
«Come ho fatto a vederlo? Perché certi dettagli, certi spunti li noti solo se sei corridore, almeno per me è così. Ho osservato le gambe di Van Aert, si vedeva che era imballato, che stava indietro. Non scappava via bene dagli ostacoli, dalle curve. E infatti poi è uscito fuori.
«Come molti suoi colleghi del Nord Europa, finito il mega blocco di lavoro che fanno prima del cross, Wout si è riposato una settimana, è rientrato facendo tante gare in pochi giorni ed eccolo lì. Van Aert è stato in Spagna, dopo i primissimi cross. Laggiù ha fatto 700 chilometri in una settimana, cosa che non avrebbe potuto fare in Belgio con quel meteo. E sono convinto che farà un altro blocco prima del mondiale: un superlavoro e conseguente scarico.
«In particolare a Dendermonde si vedeva anche dalla faccia. Una macchina da guerra. Inarrestabile e quel che mi ha colpito sono state di nuovo le sue gambe. Perché con quella potenza ci sta che “fai le buche” in bici, ma non a piedi. Quei tratti si adattano meglio ad un longilineo. E’ chiaro che ci si è allenato. Per questo dicevo che aveva ancora la stagione della strada addosso».
Lato Van der Poel
«Se vi dico che neanche Mathieu lo vedo ancora con una gamba atomica, mi credete? Conoscendolo, anche nella Mtb, lui adesso fa due, tre scatti, non ne fa mille a ripetizione come sempre. E non ha vinto come sa fare lui. Distacchi meno esagerati e uno di questi trionfi è arrivato perché Van Aert aveva forato. Ma proprio per questo suo non essere atomico dico che forse per il mondiale potrebbe essere avvantaggiato. Potrebbe essere ancora in fase di crescita.
«Poi c’è anche un altro aspetto da valutare nella sfida tra il belga e l’olandese: il fondo. Se al mondiale ci sarà un percorso pesante, di fango estremo, forse questo Van Aert è avvantaggiato. Se invece dovesse essere più secco e filante è avvantaggiato Van der Poel. Mathieu infatti tecnicamente è un po’ più bravo ed è in questi frangenti di secco che riesci a far andare un po’ di più la bici, ad affrontare un ostacolo con una certa velocità. Nel fango scendi a piedi o comunque la velocità è bassissima, il discorso tecnico scema moltissimo. Dai, 10 euro li scommetterei su VdP, tanto più che ad Ostenda c’è anche un po’ di sabbia. Oh, se poi dovessero arrivare in volata se la giocherebbero alla pari».
E gli altri?
«Mai dire mai – conclude Fruet – ma se questi due stanno bene sono superiori a tutti. L’altro giorno VdP si è permesso di perdere quasi 3′ e di arrivare secondo! L’unico che potrebbe dargli filo da torcere è Pidcock, ma sinceramente lo vedo un po’ in calo. Tuttavia è vicecampione in carica…
«Poi c’è Iserbyt, l’unico crossista vero, e infatti era partito molto forte. Ma adesso che quei due hanno preso il ritmo… non ha lo stesso motore. In più si è anche infortunato. Ecco, pensandoci questa cosa potrebbe quasi fargli bene: la botta al braccio è meno grave del previsto e potrebbe staccare e recuperare un po’.
«Il duello Van Aert – Van der Poel è bello, fa bene a questo sport. Mi ricorda un po’ quelli tra Bramati e Pontoni ai quali ho assistito in prima persona. E poi loro due andavano a vincere anche lassù, non solo in Italia».