Neanche il tempo di salutare il vecchio anno e già il ciclocross riparte, proponendo una nuova tappa del X2O Badkamers Trophy, coincidente con uno degli appuntamenti più sentiti nell’ambiente, la gara di Baal intitolata a Sven Nys. Il grande campione è da sempre chiamato in prima persona nella sua organizzazione e visto il suo prestigio nessuno dei grandi si azzarda a rifiutare l’invito. Ecco così che anche oggi abbiamo assistito all’ennesima grande sfida fra i “tre tenori”, con l’aggiunta del ritrovato Eli Iserbyt. Una settimana fa il campione europeo si rotolava fra forti dolori al braccio a Heusden-Zolder, ma per fortuna ha presto recuperato.
Percorso double face
L’esito della gara di domenica a Dendermonde aveva ribaltato le gerarchie, con un Van Aert scatenato e Van Der Poel finito a distanza siderale. I due sono partiti molto guardinghi, anche a causa di un percorso dai due volti. Nella prima parte il fango era molto liquido, quasi saponoso, tenere l’equilibrio era arduo. Nella seconda era più secco per la maggiore presenza di sole, ma si trattava anche della parte meno pedalabile, ricca com’era di salite e tornanti, col risultato di un continuo salire e scendere di bici. Non è un caso se per due terzi di gara siano rimasti davanti in 5, ma era curioso notare come anche i più leggeri Pidcock e Iserbyt rischiassero spesso lo scivolone. Figurarsi i più potenti Van Der Poel, Van Aert e Vanthourenhout…
Van Aert non rientra
Pidcock è stato quello che nella prima parte di gara ha assunto maggiormente l’iniziativa. La sua alta frequenza di pedalata, tipica dei biker, su certi tratti gli dava un buon vantaggio, mentre Van Der Poel cercava i tratti più pedalabili per ricucire.
Un primo brivido è arrivato nel terzo dei 7 giri in programma. Mentre gli altri al passaggio dai box imboccavano il corridoio del cambio per prendere l’altra bici liberata dal fango, Van Aert ha tirato dritto. Il belga si è così ritrovato davanti a tutti, esattamente come avviene con le soste ai box della Formula 1. A quel punto il corridore della Jumbo-Visma sembrava pronto a lanciare la sua offensiva come aveva fatto domenica scorsa. Il problema, nel suo caso, è consistito nel fatto che intanto il sole stava asciugando il terreno nel suo complesso. Così anche la prima parte prima scivolosa è ridiventata pedalabile e proprio lì VDP ha puntato le sue fiches…
Attacca Vdp
Nel corso del penultimo giro, mentre Iserbyt guidava il quintetto in fila indiana, VDP ha allargato scattando proprio come se fosse in una grande classica su strada. Van Aert ha capito subito quel che stava succedendo, ma era dietro e non ha potuto agganciare la ruota a differenza di Vanthourenhout. Quest’ultimo però si è subito reso conto che stava andando fuori giri e ha mollato. Probabilmente proprio questo azzardo gli è costato le possibilità di podio. Mentre l’olandese volava davanti, Van Aert ha accelerato liberandosi della concorrenza. Nell’ultimo giro, iniziato con 13” di ritardo, in un paio di occasioni il belga ha dato la sensazione di potersi riagganciare, sfruttando i tratti a piedi. Però VDP stava semplicemente controllando e ha chiuso vincitore per il quarto anno consecutivo con 8” sul rivale, che hanno un peso enorme soprattutto per il morale. Terzo Pidcock, confermatosi in crescita di condizione a 32” davanti a Iserbyt a 41” e a Vanthourenhout a 45”.
«Questa è stata una gara difficile – ha dichiarato l’olandese all’arrivo – non avevo le gambe al meglio, ma ho avuto l’impressione che neanche Wout stesse avendo la sua giornata migliore. C’erano alcuni tratti di percorso dove sapevo di poter prendere il sopravvento e quindi ho provato, è un percorso super tecnico che mi si adatta bene».
Domenica l’ennesimo capitolo della sfida, in quel di Hulst per la Coppa del mondo.
Riscatto Alvarado
Baal però ha regalato anche un’altra notizia: la sconfitta di Lucinda Brand. Questa volta l’olandese ha dovuto cedere alla pimpante campionessa iridata Ceylin Del Carmen Alvarado. Le due hanno fatto gara di testa insieme all’altra olandese Denise Betsema. Nel finale la Brand ha attaccato e proprio la Betsema ha ceduto terreno, non la Alvarado che ha sfruttato al meglio le caratteristiche del tracciato. Potendo percorrere in bici i brevi tratti di salita grazie alla sua capacità di guida (a differenza della Brand), ha guadagnato quella manciata di metri tradottasi in 3” sul traguardo. Alla Brand la consolazione della leadership consolidata nella challenge, ma conoscendola è un zuccherino amaro…