Zana riserva (con Sobrero), ma la prende bene e racconta

22.09.2022
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Le due riserve azzurre per il mondiale di domenica saranno Sobrero e Zana. Solo che mentre il primo ha corso la crono individuale e poi ha conquistato l’argento nel Team Relay, il campione italiano della Bardiani-CSF-Faizanè andrà via dall’Australia senza aver attaccato il numero sulla schiena. Si potrebbe pensare che sia seccato, di certo è dispiaciuto, ma tutto sommato l’ha presa bene, perché di base Filippo è un bravissimo ragazzo. Esserci, dice, è comunque una grande soddisfazione.

Lo scorso anno, Zana fu il regista del cittì Amadori, nella nazionale che vinse fra gli U23 con Baroncini
Lo scorso anno, Zana fu il regista del cittì Amadori, nella nazionale che vinse fra gli U23 con Baroncini

Grazie a Bennati

Lo incontriamo dopo pranzo mentre si avvia verso la stanza. La mattina se ne è andata tutta in pioggia e corridori divisi fra rulli e quelli che sono usciti comunque. E adesso che parliamo, fuori spunta un timido sole che se non altro fa sperare per domani e i giorni successivi, quando ci sarà da correre.

«Sicuramente mi sarebbe piaciuto correrlo – ammette con il suo tono educato – però già essere qua è veramente una grande emozione ed esperienza. Quindi mi dispiace, però allo stesso tempo sono già molto felice di essere stato convocato. Penso sia il sogno che avevo da quando ero bambino. E’ la nazionale maggiore, insomma…

«E Bennati è veramente bravo. Diciamo che ha finito da poco di correre, quindi è quasi come avere un altro compagno. E’ bello avere un cittì così giovane, perché riesce a darci dei consigli, almeno a me che sono più giovane, davvero importanti».

La bici di Zana è la sola a non avere il nome scritto, perché è l’unica con il fregio tricolore
La bici di Zana è la sola a non avere il nome scritto, perché è l’unica con il fregio tricolore

Il più timido

Bennati lo aveva detto in fase di convocazione: Zana deve esserci. Perché è un giovane di ottime prospettive, perché è il campione italiano e quella maglia tricolore merita rispetto. E conoscendo Daniele, c’è da scommettere che abbia sofferto nel comunicargli l’esclusione, in uno di quei passaggi che fa crescere come tecnici e come uomini. Ieri parlando di Zana, Bettiol lo aveva definito un po’ timido, rimarcando però che si stava integrando.

«Sì, dai – sorride – io sono un po’ così. Anche in squadra ci ho messo un po’. Sto sulle mie, ascolto, però questo è un bel gruppo, stiamo bene e spero che domenica si riesca a fare un bel risultato. Mi piace stare qui perché si sta insieme anche finito di mangiare e questa è una cosa bellissima, perché se c’è gruppo va tutto meglio, anche in gara. Sicuramente ti dà qualcosa in più».

Nuovi stimoli

E così di colpo la stagione, che era iniziata un po’ storta e aveva avuto al Giro un apice negativo (anche a causa di un cambio di preparazione di cui si è parlato poco), si è raddrizzata a partire da giugno. Prima la vittoria alla Adriatica Ionica Race, poi il campionato italiano e più di recente i bei piazzamenti al Sazka Tour e al Tour du Limousin. Di lui, come noto, si erano già accorti da un pezzo i tecnici della Bike Exchange-Jayco che lo hanno fatto firmare fino al 2025.

«Diciamo che la seconda parte di stagione mi ha soddisfatto – sorride – e adesso che la stagione è quasi finita, cerchiamo portarla a casa nel migliore dei modi. Anche per iniziare la prossima con nuovi stimoli e la speranza di crescere sempre di più».

Dopo la prova sul percorso, anche Zana si è convinto della sua velocità: «Ma lo strappo resta nelle gambe»
Dopo la prova sul percorso, anche Zana si è convinto della sua velocità: «Ma lo strappo resta nelle gambe»

Più duro del tricolore

L’Australia resterà sicuramente un bel ricordo, senza escludere che la nuova squadra possa portarcelo presto di nuovo, utilizzando il Tour Down Under come battesimo di fuoco, cosa che gli permetterebbe di vedere posti simili sotto il sole torrido di gennaio.

«Diciamo che siamo venuti qui – sorride – in un periodo un po’ così, alla fine dell’inverno. Però sono bei posti, un po’ selvaggi e belli. Potremo dire (sorride, ndr) di essere passati anche di qui! Anche se per noi tutte le attenzioni erano e sono incentrate sul percorso, che è sicuramente veloce. Però quando si entra nel circuito e si inizia a farlo forte, di sicuro la salita resterà nelle gambe a qualcuno. Nelle curve non si frena e lo strappo è duro. I primi 200 metri magari si fanno di slancio, poi però si deve alleggerire il rapporto. Quindi bisogna stare attenti. Perché il percorso può essere anche non durissimo, però sono i corridori che fanno la gara. Bisogna vedere come si muoveranno le altre nazionali. Secondo me il circuito dell’italiano era più facile, perché lo strappo era molto meno duro. Però sicuramente era più caldo…».