Dieci giorni dopo la prova di Coppa del mondo di cross a Oristano cancellata per il vento, restano storie stupende che vale la pena raccontare. Chi avrebbe mai detto che Lucinda Brand si sarebbe trasformata in istruttore d’eccezione per i bimbi del team locale? Si potrebbe pensare che le raffiche abbiano portato via tutto, invece non è andata così. Luca Massa e il suo fantastico staff di Crazy Wheels si sono caricati l’intera situazione sulle spalle e non si sono fermati finché ogni cosa non è andata al suo posto.
«Soprattutto il mio staff – sottolinea Massa – vorrei dire grazie a tutti. Negli ultimi mesi ho avuto i miei problemi di salute, per cui sono stato spesso assente. Loro hanno gestito benissimo la preparazione dell’evento e mandato avanti nel frattempo anche la scuola di ciclismo».
Riconosciuto il loro merito, con Luca iniziamo un racconto inatteso, fatto di umanità ed episodi che non sono stati raccontati, ma descrivono nel profondo l’umanità del ciclismo e dei suoi protagonisti.
Luca, maledetta sfortuna…
E’ andata così. Sul fronte della copertura delle spese, riusciremo a gestirla, bisognerà valutare il fatto di poter ripetere l’evento. Flanders Classics e le altre società che sono intervenute hanno avuto delle spese e hanno bilanci da far quadrare, non sappiamo come reagiranno. La cosa positiva è che hanno lasciato qui un pezzo di cuore. Abbiamo lavorato bene e creato delle ottime sintonie. Siamo rimasti in contatto. Lucinda Brand è rimasta qui in ritiro e ha fatto lezione ai ragazzini della nostra scuola di ciclismo.
Che cosa?
Arrivando da Dublino, le avevano perso le valigie, per cui non aveva i pedali e altre cose. Così glieli abbiamo trovati noi e lei e anche Daan Soete sono rimasti qui in ritiro. Lui si è fermato per 15 giorni ed è andato via venerdì scorso. E’ rimasto qualche giorno in più anche Vanthourenhout, ma per i fatti suoi.
Cosa ha fatto Brand con la vostra suola?
Prima abbiamo finito la diretta su Radio Corsa, poi abbiamo fatto vedere ai bambini un suo video dalla Coppa del mondo di Dublino. I più grandi iniziano a seguire le gare e quando abbiamo detto che Lucinda sarebbe venuta a trovarci, non ci credevano. Erano lì tutti seduti, quando lei è venuta fuori, vestita da gara e con la sua bici. Si è presentata e ha chiesto se fossero pronti per l’allenamento. Quindi li ha portati nel bike park e ha fatto qualche giro con loro. Poi sono si sono fermati e ha fatto delle lezioni di tecnica su come magari si prende la bici in spalla e dei giochi per l’equilibrio. La stessa cosa nei giorni successivi ha voluto farla Soete. Abbiamo legato molto, siamo stati a cena insieme e poi hanno voluto conoscere meglio il territorio.
In che modo?
Sono andati a fare delle uscite importanti con i nostri allenatori (Gabriele La Padula, Angelo Attene, Matteo Atzei, Luca Attene, ndr). Diciamo che degli aspetti positivi, malgrado la cancellazione, ci sono stati. Il sabato erano tutti contenti del percorso e il posto li ha lasciati senza fiato.
Dalle previsioni meteo era impossibile capire quel che stava per accadere?
Il meteo dava brutto tempo, ma non a quei livelli. Le raffiche a 130 all’ora non si erano mai viste, il mare a quel modo nemmeno. I ristoratori che lavorano su quella spiaggia da 25 anni avevano paura a tenere aperto, perché non avevano mai visto qualcosa del genere. E così come è venuto, il giorno dopo è passato tutto: lunedì in spiaggia si stava da Dio. Mi dispiace davvero per il mio gruppo di lavoro, meritavano altro riscontro.
Avete provato a partire ugualmente?
Domenica mattina, abbiamo chiesto ai commissari di poter ripristinare il percorso. Abbiamo tolto i teloni che avevano fatto da vela e risistemato le transenne, ma il vento non calava e alla fine l’UCI ha deciso che per la sicurezza degli atleti, che sono davvero dei peso piuma, la prova fosse da annullare. In più c’è stato il corto circuito nel bar che ha fatto bruciare metà della struttura in cui era stata messa la sala stampa. Ma anche quello lo abbiamo gestito.
Se si tornerà il prossimo anno, sarà sempre a Is Arutas?
La location è quella. Avremmo anche dei posti che somigliano al Belgio, ma Is Arutas è il nostro valore aggiunto. Non possiamo scaricare la colpa sulla location, perché un vento così non si era mai visto prima. Ci tengo a dire che era tutto organizzato alla perfezione.
Che cosa significa che avete gestito la situazione dell’incendio?
Non abbiamo mollato nessuno. Era prevista l’hospitality per le quasi 50 persone venute con i belgi e hanno consumato il bellissimo pranzo a base di pesce che era previsto. Abbiamo fatto tutto quello che si poteva, perché andassero via con un buon ricordo. E poi, dato che la parte bruciata sarebbe servita per far mangiare lo staff, abbiamo ricavano uno spazio dall’hospitality e anche i nostri fantastici ragazzi hanno potuto pranzare.
Vi siete sicuramente mostrati ospitali…
Non solo quello. I belgi hanno trovato persone serie e appassionate e anche loro si sono dimostrati tutti estremamente umani, un aspetto che dalle loro parti evidentemente ancora conta. Spero davvero che il prossimo anno avremo la possibilità di far vedere l’evento per come lo avevamo progettato.