Sanremo, altro che facile! Anche le scale dell’hotel facevano male…

24.03.2024
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Il dibattito che precede e spesso segue la Milano-Sanremo riguarda la presunta facilità della Classicissima. Un placido andare, da Milano (Pavia nel 2024) fino al mare della riviera ligure. Poi dopo 220 chilometri la corsa si accende e dai Capi si arriva a Sanremo in un batter d’occhio. Il 16 marzo, mentre in gruppo si pedalava, sui vari canali televisivi si discuteva proprio della semplicità di questa gara

La voce di Agnoli

Sui social, invece, c’è stato chi è andato apertamente contro corrente come Valerio Agnoli, che la Sanremo l’ha corsa tante volte, tutte in supporto dei suoi capitani. Il corridore laziale ha condiviso sul suo profilo Instagram i video dell’edizione del 2012. Una gara che lo ha visto spesso protagonista, fino al Poggio.

«Chiaro – ammette – che l’interpretazione tattica non è quella del Fiandre o della Roubaix. Tutti sanno che la Cipressa e il Poggio sono i punti fondamentali della Sanremo, ma non è facile prenderli nelle migliori condizioni. Ci sono 190 corridori e dalle 22 ammiraglie al seguito tutti i diesse urlano di andare avanti. Per fare ciò devi avere la squadra migliore, strutturata per quel tipo di lavoro».

Agnoli e Oss lavorarono per gran parte di quell’edizione
Agnoli e Oss lavorarono per gran parte di quell’edizione

Contano i compagni

Lo si è visto sabato scorso con Pogacar e compagni, la squadra risulta importante, forse più che in altre corse. Non si può sbagliare, la Sanremo è la gara che si decide con uno scatto, ma va fatto al momento giusto. 

«Le forze – spiega Agnoli – sono da centellinare per tutti, ma in particolar modo per i capitani. Ogni momento risulta importante, ma dai Capi inizi a fare i conti all’oste. Appena la strada sale con Capo Cervo capisci quanta energia ti rimane nelle gambe. Tatticamente la gara è semplice, ma dopo 250 chilometri devi avere i compagni che ti portano avanti e che sanno prendere il vento in faccia. Uscire dalla Tirreno rendeva tutto più agevole, l’abitudine alla fatica che ti dà quella gara è impareggiabile per me.

«Alla Sanremo – continua – capisci chi sa correre e chi no. Durante la gara devi avere mille occhi, i due davanti per guardare la strada e quattro dietro per vedere se i capitani ti seguono. Io nel 2012 dovevo portare avanti Vincenzo e la fiducia tra di noi era tale che io sapevo che mi avrebbe seguito ovunque. Lui, d’altro canto, sapeva che grazie a me sarebbe risalito in testa al gruppo senza prendere un filo di vento».

Agnoli con Nibali alle spalle: è importante stare davanti, ma senza prendere vento
Agnoli con Nibali alle spalle: è importante stare davanti, ma senza prendere vento

Anticipare

Dal Turchino in poi è tutta una volata verso Cipressa e Poggio, tutti vogliono stare davanti. Lo spazio è quello che è, serve conoscere la strada e anticipare le mosse. 

«L’esperienza conta tanto – dice Agnoli – la strada è sempre quella, vero ma bisogna riconoscere i momenti importanti. La carreggiata sulla costa è larga, sì, ma nei pressi dei centri abitati gli ostacoli non mancano: rotonde, spartitraffico e strettoie.

«La Cipressa – ricorda – non è diventata importante solamente ora, ma lo è sempre stata. Nel 2012 io avevo il compito di farla davanti, insieme a Oss. Tirai per metà salita, poi ci fu uno scatto e mi staccai, le gambe lì facevano già male. Sono riuscito a rientrare prima della discesa, anche in quel caso ho fatto uno sforzo enorme per tornare avanti e mettermi alle spalle Vincenzo. La strada che scende dalla Cipressa va fatta per forza davanti, in quel momento vedi chi sa guidare la bici e chi no. Le difficoltà non sono solamente tecniche, perché la stanchezza sale e la vista si offusca. Riuscire a mettersi nelle prime tre posizioni è una buona cosa, se sei fortunato prendi le moto come riferimento. Tutte le curve chiudono, quindi prendi la bici e la butti dentro: è tutta una questione di feeling tra bici, atleta e materiali».

La discesa della Cipressa va fatta davanti, oltre la 20ª posizione si rischia la “frustata” una volta in pianura
La discesa della Cipressa va fatta davanti, altrimenti si rischia la “frustata” una volta in pianura

Dominare? Non basta

L’edizione 2024 della Sanremo ha visto la UAE Emirates prendere in mano la corsa, fare il bello e il cattivo tempo, ma non concretizzare. Ciò che unisce il racconto di Agnoli, legato al 2012, e la corsa di quest’anno sta proprio qui.

«In quell’anno – spiega di nuovo – noi della Liquigas abbiamo dominato dalla Cipressa a metà Poggio, eppure non abbiamo concretizzato. Nel 2012 ho fatto una cosa simile a quella che avete visto fare a Milan settimana scorsa, una rincorsa fino al Poggio. Io però ho parlato con Vincenzo, ci siamo guardati e mi fa: “Attacca, rendiamo la corsa dura”. Così allungai, pensate al mal di gambe dopo 270 chilometri costantemente davanti. Appena il gruppo mi riprese mollai e finii la corsa del mio passo, senza naufragare».

Nonostante la corsa da protagonista la Liquigas colse due piazzamenti: 3° Nibali e 4° Sagan
Nonostante la corsa da protagonista la Liquigas colse due piazzamenti: 3° Nibali e 4° Sagan

Cuore in gola

I ricordi di Agnoli poi si fanno più nitidi e riemergono importanti, fin dopo la linea bianca del traguardo.

«Un aneddoto – conclude – su quell’edizione, è che la squadra aveva preso tre stanze all’hotel Napoleon, per fare le docce. Una volta finita la corsa c’era da pedalare per 700 metri così da arrivare in camera, ricordo il mal di gambe, furono infiniti. Per arrivare all’hotel c’era una scalinata di marmo, una volta in stanza mi sedetti e sudai freddo per qualche minuto. Staccai il ciclocomputer dalla bici, guardai i dati, con lo scatto sul Poggio, dopo 280 chilometri, avevo fatto registrare 197 battiti massimi. La Sanremo non è facile, fidatevi…»