Trasferta alla Philippe Gilbert Juniors per la Gottardo Giochi-Caneva, ottobre 2025, Florio Santin, Ivan Ravaioli, foto di gruppo

Quattro del Caneva alla Philippe Gilbert: Ravaioli racconta

12.10.2025
7 min
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Quattro ragazzi dal Friuli con il loro direttore sportivo si sono cimentati la scorsa settimana con la Philippe Gilbert Juniors. Due giorni di gara sulle strade della Liegi, volute dal campione belga che di recente è entrato con mani e piedi nell’organizzazione. E’ la storia della Gottardo Giochi-Caneva, che con il direttore sportivo Ivan Ravaioli è andata a toccare con mano le strade su cui il ciclismo scrive ogni anno pagine indimenticabili e ne è tornata con gli occhi che brillavano.

Niente di facile, ma una grande avventura. Soltanto due di loro l’hanno conclusa, gli altri hanno capito che su quelle cotés e con quel tempo da lupi, il ciclismo è un affare serio. A volerli al Nord è stato Florio Santin, italo-belga originario del Friuli, che fino a un paio di giorni prima della corsa era in giro per l’Italia con sua moglie e ha chiuso la vacanza bevendo spritz nella piazza di Sacile. Quello che anni fa fondò il club di Bettini, che poi fu ereditato da Visconti e ora da Busatto. Grazie a lui nel 2025 la VF Group Bardiani ha corso la Fleche Ardennaise U23. Il Team Tiepolo la Aubel-Thimister-Stavelot Juniors. La Gottardo Caneva è stata alla Philippe Gilbert Juniors. E per contro la VC Ardennes è venuta in Italia per la Quattro Giorni di Fiumane, in Friuli.

Trasferta alla Philippe Gilnert Juniors per la Gottardo Giochi-Caneva, ottobre 2025, Florio Santin, Philippe Gilbert, Ivan Ravaioli
Philippe Gilbert è parte attiva nell’organizzazione della corsa per juniores che porta il suo nome. Qui con Santin e Ravaioli
Trasferta alla Philippe Gilnert Juniors per la Gottardo Giochi-Caneva, ottobre 2025, Florio Santin, Philippe Gilbert, Ivan Ravaioli
Philippe Gilbert è parte attiva nell’organizzazione della corsa per juniores che porta il suo nome. Qui con Santin e Ravaioli

In cerca di squadra

Ravaioli racconta e le parole si sposano con quanto spiegato a inizio stagione. Ha appena recuperato l’ammiraglia e ha già la testa alla prossima corsa e alla squadra del 2026. Dei suoi corridori di quest’anno soltanto Cobalchini ha trovato un posto per il 2026, passando professionista alla MBH Bank-Ballan. Si sta lavorando per dare una chance a Portello, che ha vinto il Trofeo Sportivi di San Martino. Mentre Da Rios tornerà a fare cross sperando di farsi notare. E’ già difficile trovare una squadra negli juniores, quasi impossibile fra gli U23, perché ne sono rimaste poche e sono tutte a pieno organico. Andare all’estero significa alzare il valore dei propri atleti, ma le certezze sono davvero poche.

«Non vedevo l’ora di portare su i ragazzi – racconta Ravaioli – avremmo voluto farlo anche l’anno scorso. E’ chiaro che il Belgio è il Belgio. Però penso che correre in qualsiasi altro Paese, che sia la Francia, l’Olanda o la Repubblica Ceca, sia utilissimo. Vorremmo fare una trasferta del genere ogni anno, per misurarci con corridori stranieri e su percorsi di un certo tipo. Sapevo che le tappe gli sarebbero piaciute e il campo dei partenti era notevole. C’era anche il campione del mondo, che non ha vinto e ha dovuto accontentarsi del quarto posto nella seconda tappa. Per come ha vinto il mondiale, vuol dire che il livello alla Philippe Gilbert proprio scarso non era…».

Trasferta alla Philippe Gilnert Juniors per la Gottardo Giochi-Caneva, ottobre 2025, Nicola Padovan indossa la maglia dei giovani dopo il 6° posto nella prima tappa
Prima tappa a La Gleize, Padovan centra il sesto posto. Per lui la maglia bianca dei giovani
Trasferta alla Philippe Gilnert Juniors per la Gottardo Giochi-Caneva, ottobre 2025, Nicola Padovan indossa la maglia dei giovani dopo il 6° posto nella prima tappa
Prima tappa a La Gleize, Padovan centra il sesto posto. Per lui la maglia bianca dei giovani
Perché hai detto che i percorsi gli sono piaciuti?

Li ho visti contenti. Scendevano dalla bici e le prime parole che gli venivano fuori dalla bocca erano: «Che figata di percorsi! Che bello correre così, non mollano mai». Anche se avevano preso acqua, pioggia e freddo per 110 chilometri. Sicuramente sono stati contenti, sicuramente hanno imparato, sicuramente sono cresciuti, quindi l’esperienza è stata super positiva.

Che percorsi avete trovato?

Il primo giorno, da Aywaylle a La Gleize, c’era un percorso misto perché lassù, come sapete bene, di pianura vera e propria ce n’è poca. Gli anni scorsi era sempre finita con la volata di 40-50 corridori, anche se gli ultimi 8-9 chilometri, che si facevano tre volte, tiravano tutti in su. Era una salita da oltre 30 all’ora e sono arrivati effettivamente 50 corridori in volata. Nicola Padovan ha corso bene, ha tenuto duro perché quelle sono le sue corse. Ha fatto la volata e ha trovato il sesto posto che gli è valso la maglia dei giorvani del primo giorno.

La seconda tappa?

Ancora da Aywaylle (dove ha sede il fan club di Gilbert e dove è cresciuto, ndr) e fino a Remouchamps. Giù fino a Bastogne, poi giro di boa e sette cotés in fila. Nel finale si faceva una volta la Redoute, in cima si svoltava a destra nella discesa e poi si ripeteva, con l’arrivo a metà salita, dove c’è la lapide che la celebra. Sono arrivati uno per angolo, perché la Redoute dopo 120 chilometri e 1.300 metri di dislivello ha fatto il disastro. E ugualmente, dopo l’arrivo hanno detto: «Oh, non siamo andati bene, ma è stata una figata». La Redoute l’avevano vista solo in televisione ed era la prima volta che andavano in Belgio.

La Redoute è sempre stata la salita di casa di Gilbert, che qui la prova nel 2022 alla sua ultima Liegi
La Redoute è sempre stata la salita di casa di Gilbert, che qui la prova nel 2022 alla sua ultima Liegi
Gilbert si è fatto vedere?

E’ stato sempre presente. Si dà un gran daffare a livello organizzativo, cosa che fino a che correva (Gilbert si è ritirato nel 2022, ndr) non poteva e si occupavano di tutto i suoi due fratelli e i suoi genitori. Invece adesso la mattina era alle riunioni tecniche a prendere i numeri delle ammiraglie da consegnare ai direttori sportivi. Caricava i rifornimenti per gli addetti agli incroci. Ha seguito tutte le tappe facendo 7-8 tagli per vedere i ragazzi in più punti. Non è mancato a una premiazione. Diciamo che ha tempo e vuole essere presente per far crescere ancora di più la gara.

Tu da direttore sportivo che idea ti sei fatto?

Ho visto quello che sapevo già, nel senso che bisogna lavorare sull’adattarsi a qualsiasi tipo di condizione. Una situazione di gara, il meteo, gli imprevisti che succedono in corsa. Gli stranieri, da questo lato, sono un po’ più pronti dei nostri ragazzi.

Che cosa manca ai nostri?

Il corridore italiano ormai è molto schematico e ripetitivo nella sua routine. Ha i suoi allenamenti, il suo giretto del sabato o comunque del giorno prima della gara, il suo mangiare. Invece all’estero devi saperti anche adattare. Non è detto che trovi il ristorante italiano, anche se noi l’abbiamo trovato. Non è detto però che ti faccia la pasta De Cecco, con l’olio d’oliva e il grana. Devi mangiare quello che c’è e a volte fanno fatica. Ormai sin da esordienti hanno i loro rituali e quando arrivano negli juniores sono un po’ robotizzati. Quindi il fatto di farli vivere per qualche giorno anche fuori dal giardino di casa, pur senza fargli mancare niente, serve perché aprano gli occhi.

Senza fargli mancare niente?

Il sabato sono arrivato a cena mezz’ora dopo, perché ero in giro in un paesino a cercare una lavasciuga a monete per lavargli la roba. Io ho trovato la lavatrice il primo anno da professionista, ma nei quattro anni da under 23 mi lavavo tutto nel lavandino e poi stendevo fuori dalla finestra oppure arrotolavo nell’asciugamano, perché si asciugasse prima. Sono storie di 30 anni fa, se posso fargli risparmiare il tempo del bucato dopo una tappa sotto la pioggia, lo faccio volentieri. Però non siamo a casa e la routine viene un po’ a mancare. E per me non è una pecca, non è un danno, è una crescita per questi ragazzi che hanno 17-18 anni.

Eravate gli unici italiani?

Eravamo l’unica squadra italiana e in una mista con fra Team Cannibal e Bahrain, c’era Pietro Solavaggione del Team Giorgi.

C’era pubblico?

Pochissimo il sabato, poco la domenica durante la tappa. Invece c’era tanta gente sulla Redoute. Ero in ammiraglia con Florio e a un certo punto ha detto: «Cavoli, sembra di essere quasi alla Liegi, perché c’è davvero tantissima gente». E’ chiaro che vedendoli più volte ed essendoci l’arrivo, il richiamo è stato irresistibile.

Trasferta alla Philippe Gilnert Juniors per la Gottardo Giochi-Caneva, ottobre 2025, Philippe Gilbert firma la maglia della Gottardo Giochi-Caneva
Non si poteva ripartire da Belgio senza l’autografo di Gilbert sulla maglia della squadra
Trasferta alla Philippe Gilnert Juniors per la Gottardo Giochi-Caneva, ottobre 2025, Philippe Gilbert firma la maglia della Gottardo Giochi-Caneva
Non si poteva ripartire da Belgio senza l’autografo di Gilbert sulla maglia della squadra
Bilancio finale?

Torneremo, se lassù o altrove non lo so. Chi smetterà, perché sicuramente non tutti potranno continuare, avrà fatto un’esperienza che secondo me si ricorderà anche da grande. Chi proseguirà avrà arricchito il suo bagaglio.

Il grosso scoglio per certe trasferte sono i costi: siete stati ospitati oppure avete dovuto pagare tutto?

Tutto a costo del Caneva, chiaramente appoggiato dagli sponsor. Uno di loro ha contribuito maggiormente per questa trasferta, perché ha capito che era una cosa giusta da fare e che dava valore all’intera società. Ha pagato tutto il Caneva con gli amici sponsor al fianco.