Un incontro per caso e Caruso torna bambino

16.01.2024
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Una foto per caso, come per caso è stato l’incontro da cui è nata. Caruso al pranzo del Cycling Team Nial Nizzoli Almo, la squadra di Salvatore D’Aquila e Auro Nizzoli di cui vi abbiamo già raccontato. I social raccontano, ma non approfondiscono. Si svolge a Ragusa, si potrebbe pensare che sia tutto organizzato, invece no.

Damiano racconta dal ritiro di Denia, che ha raggiunto domenica dopo aver partecipato a Dubai a un evento con altri quattro compagni di squadra. Tre giorni nel deserto per Al Salam Championship e poi il ritorno in Europa per cominciare la stagione. Il ricordo va al 5 gennaio, mentre pedalava sulla salita di Chiaramonte Gulfi, 18 chilometri fuori Ragusa.

«Il giorno prima di quella foto – dice – mi stavo allenando. Stavo facendo la mia solita salita, quella che faccio sempre, perché di base vicino casa ne ho due. E mentre salivo, ho cominciato a vedere dei ragazzi che scendevano. Vedo il primo, vedo il secondo, vedo il terzo e mi sono detto: strana questa cosa. Erano tutti ragazzi giovani. Poi a un certo punto ho visto la maglia e mi sono chiesto chi fossero, finché ho notato l’ammiraglia».

Damiano Caruso è professionista dal 2009. Da junior lasciò la Sicilia e si trasferì in Toscana (foto Charli Lopez)
Damiano Caruso è professionista dal 2009. Da junior lasciò la Sicilia e si trasferì in Toscana (foto Charli Lopez)

Facce note

L’incontro è casuale, ma risveglia qualcosa nella memoria. Caruso si rivede alla loro età e lo sgambettare di quei ragazzi lo riporta a quando la bici era ancora un gioco, ma presto si sarebbe trasformata in una scelta di vita. Lasciare casa per diventare grande, ma nel suo caso facendovi ritorno ogni volta.

«Mi sono fermato un attimo a parlare con loro – sorride – c’era Salvatore D’Aquila e c’era Giorgio Scribano, il direttore sportivo che conosco perché è anche un collega di mio papà. E dopo averci parlato un po’, gli ho detto: “Ragazzi, mi ha fatto veramente piacere vedere che c’è una squadra come una volta”. Vederli infatti mi ha ricordato quando ero giovane e su quelle strade davo le prime pedalate. Mi ha fatto davvero piacere, così quando mi hanno chiesto se fossi libero il giorno dopo per stare con loro a pranzo, mi sono liberato. Ho trovato fosse giusto partecipare. Mi è sembrato davvero straordinario vedere una squadra dalle mie parti, non mi capitava da tanto».

La squadra siculo/emiliana si è ritrovata all’hotel Villa Orchidea di Comiso (foto Team Nizzoli Almo)
La squadra siculo/emiliana si è ritrovata all’hotel Villa Orchidea di Comiso (foto Team Nizzoli Almo)

L’effetto sorpresa

Guarda, c’è Caruso! Immaginate l’effetto sorpresa di veder entrare la bandiera ciclistica della Sicilia nella sala in cui si erano riuniti corridori e famiglie per brindare al nuovo anno e dare il via alla stagione. Nessuno se lo aspettava, è stato davvero tutto per caso: quello è Caruso, lui ce l’ha fatta.

«Mi ricordo le facce dei ragazzetti quando sono entrato – sorride – ma anche quelle dello staff e tutti gli altri. Non avrebbero mai pensato che ci andassi, invece ho accettato e questo gli ha fatto molto piacere. Ma se devo dirvi la verità, ha fatto ancora più piacere a me. Poi gli ho fatto i complimenti, perché non è cosa semplice avere il coraggio di allestire una squadra nel punto più a sud d’Italia. E gli ho fatto i complimenti soprattutto perché questo denota la passione che hanno per questo sport e questo mi è piaciuto molto».

Poche parole prima dell’allenamento. Si riconoscono Nizzoli e Scribano (foto Team Nial Nizzoli Almo)
Poche parole prima dell’allenamento. Si riconoscono Nizzoli e Scribano (foto Team Nial Nizzoli Almo)

Tra svago e rinunce

Il campione ispira. Non c’eravamo, ma immaginiamo gli sguardi dei ragazzi che lo osservavano, come è capitato a chiunque, animato dalla stessa passione, si sia ritrovato nella stessa stanza con un grande campione.

«Non sono riuscito a parlare con tanti – ricorda Caruso – ma quando mi hanno dato la parola, prima gli ho fatto i complimenti. E’ risaputo che il ciclismo sia uno sport di sacrificio e di dedizione e farlo a quell’età, al giorno d’oggi, è ancora più difficile. E’ uno sport che ti porta a fare tante rinunce e i ragazzi sono sempre meno propensi a farne. Quindi gli ho consigliato di coltivare la loro passione e di metterci il massimo impegno. Ma gli ho anche detto che alla loro età sarebbe sbagliato tralasciare il divertimento con gli amici.

«Mi sono raccomandato che il ciclismo non lo facciano diventare troppo presto un’ossessione o un lavoro. Devono riuscire a trovare il giusto bilanciamento tra le due cose. Stavo lì in mezzo e mi rivedevo. Forse li avrò motivati, ma sono stati loro che hanno dato nuova motivazione a me. Mi hanno permesso di rivedere il mio percorso: è stato veramente bello, quasi emozionante».

Non poteva mancare la foto davanti alla casa di Montalbano a Puntasecca (foto Team Nial Nizzoli Almo)
Non poteva mancare la foto davanti alla casa di Montalbano a Puntasecca (foto Team Nial Nizzoli Almo)

Corridori con la valigia

Dovranno partire anche loro, lasciare casa e cercare fortuna al Nord? Un siciliano lo sa che prima o poi dovrà partire, è la storia di milioni di persone: in quasi ogni casa si raccontano i viaggi di generazioni lontane. E poi ormai partono anche i ragazzini del Nord, con la valigia piena di sogni verso le squadre d’Europa. Forse oggi è più facile spiccare il volo, oppure no?

«Non è mai stato facile partire – riflette Caruso – io non lo so se adesso sia più facile o più difficile. Come base devi essere dotato delle qualità che ti vengono date da madre natura. Poi serve una buona propensione al sacrificio, perché non è semplice per nessuno essere costretto a emigrare a 16-17 anni per inseguire il proprio sogno. Non è una cosa banale e quindi in un certo senso ti forza a crescere un po’ prima. Oggi il distacco da casa avviene in età sempre più avanzata, essere ciclista ti fa svegliare prima rispetto alla media. E poi, guardando il livello medio che c’è anche nel ciclismo giovanile, credo forse oggi sia ancora più difficile che in passato».

Dice che non si vede da grande a impiantare una scuola di ciclismo col suo nome, ma che si lascerebbe coinvolgere in un progetto serio e ben strutturato. E poi, fatte due chiacchiere sulla stagione che incombe, è il momento di lasciarlo andare. Domenica il ritiro sarà concluso, quindi andrà in Slovenia a fare un test in velodromo sulla posizione della crono, infine tornerà a casa. Un paio di settimane e si comincerà a correre alla Vuelta Andalucia. E poi sarà tutto una lunga ma rapidissima rincorsa fino al Giro d’Italia.