Chi accompagna la maglia rosa all’aeroporto? Una storia del Giro

08.06.2025
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Non capita spesso, anzi non capita quasi mai. Per questo quando a Valerio Bianco e Jean Francois Quenet, due ragazzi dell’ufficio stampa del Giro d’Italia, è arrivata la singolare richiesta, non ci hanno pensato e hanno subito accettato. Erano a Sestriere, alle prese con l’ultimo comunicato di tappa. Il Giro d’Italia, dato ormai per consegnato fra le giovani mani di Del Toro, era stato appena ribaltato dall’attacco di Simon Yates. Sul colle torinese si stava abbattendo un temporale estivo molto violento, quando Luca Papini, event manager del Giro, si è reso conto che i pullman per l’aeroporto di Torino dovevano partire e la nuova maglia rosa non avrebbe fatto in tempo a salirci.

Missione compiuta: a distanza di 7 anni, Yates si riprende la maglia rosa attaccando sul Colle delle Finestre
Missione compiuta: a distanza di 7 anni, Yates si riprende la maglia rosa attaccando sul Colle delle Finestre

Il pullman deve partire

Fatta l’ultima tappa di montagna, il Giro d’Italia aveva previsto che dopo le docce in un hotel, dei pullman trasportassero gli atleti all’aeroporto di Caselle, dando così modo ai mezzi delle squadre di partire dopo il via da Verres e arrivare in tempo per accogliergli a Roma. Sta di fatto che fra premiazione, conferenza stampa, zona mista e antidoping, Yates non avrebbe fatto in tempo e così Papini ha chiamato l’ufficio stampa e ha chiesto se potessero accompagnare la maglia rosa all’aeroporto. L’operazione è nata così ed è scattata che ancora Valerio Bianco doveva ultimare il lavoro. Perciò Quenet si è messo alla guida, Bianco sul sedile del passeggero scriveva e alle loro spalle Yates e il dottore della Visma-Lease a Bike hanno approfittato del passaggio.

«Anche noi saremmo andati a Roma in aereo – ricostruisce Valerio Bianco – ma eravamo prenotati sul terzo volo, mentre Simon aveva quello delle 21,15. E siccome siamo partiti alle 18, c’era da correre, anche se Google Maps diceva che saremmo arrivati in tempo. Yates là dietro era totalmente frastornato, non aveva ancora capito cosa stesse succedendo. Maneggiava il telefono, rispondeva, era ancora commosso come durante la conferenza stampa…».

Nascosto alle interviste

Schegge di memoria durante la discesa da Sestriere, lavorando al computer e di tanto in tanto buttando lo sguardo dietro verso quell’ospite così speciale. Sul Colle delle Finestre, il britannico si era da poco ripreso la vittoria che sette anni prima Froome gli aveva portato via con un attacco storico, al pari di quello messo in atto da lui.

«Mentre lo ascoltavo – prosegue Valerio Bianco – mi sono reso conto di come fossero cambiate le cose. Al mattino il nostro compito è chiamare i corridori e portarli nella zona mista, quando qualche giornalista chiede di parlare con loro. Con lui è stato piuttosto complicato, perché si nascondeva alle interviste. Ma da dopo la maglia rosa, è diventato la persona più disponibile del mondo, davvero molto simpatico. Anche quando il lunedì dopo il Giro siamo andati a inaugurare il murales sulla metro di Roma, è parso super disponibile. Ha dedicato del tempo ai media del Vaticano e così quando a un certo punto gli ho chiesto di fare un selfie perché la mia ragazza non credeva che fossimo con lui, si è prestato senza esitazione».

Valerio Bianco e un selfie con Yates da far vedere alla compagna
Valerio Bianco e un selfie con Yates da far vedere alla compagna

Simon, ho perso l’aereo

E’ stato come se per certi istanti, Yates stesse riavvolgendo il nastro della memoria, mentre l’auto superava gruppi di cicloturisti resi fradici dalla pioggia inaspettata. Scambiava poche parole con il dottore, ma senza particolari riferimenti ad aspetti tecnici.

«Gli ho sentito dire una frase – ricorda Valerio Bianco – che si sposa con quello che ha raccontato nella conferenza stampa, sul suo rapporto con il Giro d’Italia. A un certo punto ha detto: “Dopo questo, potrei anche smettere!”. Ha sospirato ricordando la maglia rosa sfumata sette anni fa sul Finestre. Ma il siparietto più carino c’è stato quando lo ha chiamato la sua compagna. La aspettava a Roma per l’indomani, invece lei con tutto il candore possibile gli ha detto che per seguire la tappa, non era uscita in tempo e aveva perso il volo. La reazione di Yates? Ha sollevato gli occhi al cielo. Io stavo lavorando, ho capito cosa fosse successo, mi sono voltato e lui aveva gli occhi al cielo. Ma anche in questo, per tutto il tempo mi è parso di parlare con un bambino felice, che aveva la testa fra le nuvole».