Sei medaglie in due giorni al Fuji Speedway. L’Italia di paraciclismo ormai è un habitué del podio alla Paralimpiade di Tokyo, grazie all’argento e al bronzo odierni che si sono aggiunti ai quattro argenti di ieri.
«La medaglia di Katia Aere splende tantissimo, anche se è di bronzo – comincia a raccontare il ct Mario Valentini – mentre quella di Luca Mazzone è d’argento. Per tutto il movimento e per la sua promozione, è fondamentale perché si tratta di una ragazza nuova e giovane. Una bella realtà. Mi dispiace per Ana Vitelaru perché era davanti e poi ha rotto una manopola. Purtroppo sono cose che possono capitare. Però ora basta con questi secondi e terzi posti, cerchiamo di prendercela questa medaglia d’oro. Mancano due giorni».
Sorpresa francese
Nel frattempo, Luca Mazzone ha raddoppiato in tema di argenti nel giro di 24 ore, chiudendo secondo nella prova in linea vinta dal francese Florian Jouanny, con lo spagnolo Sergio Garrote Muñoz, che si è dovuto accontentare del bronzo dopo essere stato staccato.
«Sentire il tifo di casa in questi giorni mi ha caricato tantissimo – racconta il cinquantenne di Terlizzi – purtroppo però non è bastato, nonostante mi sia allenato duramente, immaginando salite sul 5 per cento. Non mi aspettavo di trovare questi strappi al 10 per cento che per noi H2 è davvero troppo, non aveva senso. Poi senza riposo dopo lo sforzo della cronometro… bisognerebbe fare almeno un giorno di stop per permettere ai muscoli di recuperare. Nell’ultima salita, c’era il rischio di saltare e buttare la medaglia se non la gestivi bene, cosa che io non volevo fare. In Italia, gli H2 non sarebbero nemmeno partiti su un tracciato così duro».
Oltre 200 watt
Bicchiere mezzo pieno però, è la settima meraviglia ai Giochi Paralimpici: 2 nel nuoto e 5 nell’handbike, di cui tre a Rio 2016 e due alle pendici del Monte Fuji.
«Sono contento, ringrazio il Circolo Canottieri Aniene – commenta Mazzone – lo staff della nazionale e chi mi aiuta in questo percorso. La gara era dura e non l’ho capita, perché ero convinto che avremmo ripreso il francese in salita. Invece lui è andato fortissimo e non si è fatto più raggiungere. Ho battuto lo spagnolo, quello che tre mesi fa ha dimostrato di essere il più forte ai mondiali, mentre il francese proprio non me l’aspettavo perché gli avevamo dato tre minuti nella rassegna iridata in Portogallo. Abbiamo provato a collaborare per rientrare. Andavamo a 200 watt, ma non è bastato. Comunque, sto pensando già a domani, le medaglie che sono arrivate le mettiamo in valigia. A questo punto, dovremmo stare attenti alla Francia».
Rivincita team relay?
Il riferimento è al team relay di domani, disciplina di cui l’Italia è campionessa paralimpica e mondiale in carica, in cui sarà impegnato insieme a Diego Colombari e Paolo Cecchetto. Al solo pensiero dell’idea che gli frulla per la testa, si commuove mentre lo dice.
«Se vinciamo la medaglia d’oro – dice – il primo pensiero è andare da Alex a portargliela. Voglio far la dedica a lui, speriamo che vada bene e che Alex ci dia una mano».
Aere di bronzo
Qualche ora più tardi, un’altra gioia è arrivata con Katia Aere, vincitrice del bronzo nella prova in linea della categoria H5 di handbike femminile. La friuliana di Spilimbergo (in provincia di Pordenone), che sabato scorso (28 agosto) ha festeggiato i suoi 50 anni.
«E’ stata una gara molto varia. Nel primo giro e mezzo eravamo tutte insieme con le prime, nel secondo ho visto che le altre nella salita più tosta di rientro verso l’arrivo avevano una marcia diversa rispetto alla mia e ho capito che dovevo fare tenere il mio ritmo fino alla fine della gara», racconta rivivendo la gara che le ha regalato la gioia del podio nella gara vinta dalla strepitosa Oksana Masters, la stella statunitense nata in Ucraina e abbandonata in un orfanotrofio, che deve la sua disabilità alle radiazioni assorbite dalla madre naturale.
«Quando ho visto che Oksana e la cinese sono partite, ho notato che nessuno le andava dietro, così ho pensato che non fosse il caso di strappare al secondo giro per non saltare. Nella salita tra il secondo e il terzo giro, ho capito di averne di più e quello sforzo ha pagato».
L’abbraccio col ct Valentini, le lacrime e poi la foto con la bandiera italiana per cominciare a realizzare l’impresa: «Non oso immaginare cosa possa essere successo a casa tra mia sorella, mio marito, gli amici, faccio ancora fatica io a crederci, quindi penso che la realizzerò sul serio solo quando la indosserò al collo e la toccherò con mano. Ci credevo, perché il mio coach mi ha insegnato a crederci, come ha detto lui, fino al giorno dopo. Però tra il crederci e il realizzarlo ne passa un po’ di acqua sotto i ponti. E’ incredibile, sono felice, anche perché ho iniziato a fare handbike soltanto a ottobre dell’anno scorso con il mio primo ritiro in nazionale, ma sono stata subito accolta alla grande».
Altre due medaglie messe in tasca, ma il ct Valentini rilancia già l’appuntamento per domani: «Team relay, Fabio Anobile e c’è Giorgio Farroni. Per la prima volta, lottiamo su tutti i campi e ci proviamo. Speriamo dai, la notte porta consiglio e speriamo porti fortuna». Tutti per Alex, come sempre.