Dici Zabel e pensi alla Sanremo. Poi ci sono le sei maglie verdi consecutive del Tour e un totale di oltre 200 vittorie, ma la Sanremo resta il fiore all’occhiello (in apertura quella del 2001, su Cipollini e Vainsteins). Per quattro volte l’ha vinta e una l’ha persa, nel 2004, alzando le braccia troppo presto e spalancando la porta a Freire. Il tedesco di Unna, professionista dal 1993 al 2008, è oggi uno dei riferimenti di Canyon anche per quanto riguarda il team femminile di Kasia Niewiadoma, Soraya Paladin e Chiara Consonni. Per questo, alla vigilia della prima Milano-Sanremo donne, ci è venuto in mente di cercarlo per farci dare qualche ispirazione sulla Classicissima di primavera. Sarà per le donne quello che è dal 1907 per gli uomini?
Non è dato ancora sapere quale sia il percorso della gara. Si parla di 154 chilometri da Genova a Sanremo, con un circuito iniziale che porterà le ragazze già in fila sull’Aurelia, nel punto in cui termina la discesa del Turchino. Non una distanza da Sanremo, piuttosto in media con le altre classiche del calendario WorldTour: più breve del Fiandre che ne misura 163.
Che cosa era la Sanremo per Erik Zabel?
Ricordo ancora quando uscivi dal tunnel del Turchino. A volte ci entravi che a Milano faceva freddo e c’era nebbia, ma quando arrivavi al mare dopo quella galleria, sentivi come se davvero fosse arrivata la primavera. Fu amore a prima vista. Nel 1993, quando ero neopro’, feci la Tirreno. Ero in buona forma e la squadra (la Telekom, ndr) mi selezionò per la Sanremo. Arrivai 94°, ma me ne innamorai. Anche se per i primi quattro anni non riuscii a finire nella top 10, mi è sempre piaciuta.
Che cosa la rende così difficile da vincere?
E’ una miscela di distanza e altimetria, sono quasi 300 chilometri. Il finale è spaventoso. Diciamo che gli ultimi 50-60 chilometri sono sempre affascinanti. Ci sono tantissime cose che succedono sui Capi, sulla Cipressa e sul Poggio. Io non ero abbastanza forte per scappare sul Poggio, per cui cercavo di tenere la ruota dei più forti e passare in cima con i migliori dieci. Il mio obiettivo principale è sempre stato non perdere contatto, come per molti altri sprinter.
Una tattica che ha dato buoni frutti…
Ci sono sempre i finisseur e gli specialisti delle classiche che cercano di attaccare sul Poggio, come Pogacar. Penso che questo sia il fascino della Milano-Sanremo. E’ uno dei pochi Monumenti in cui ci sono diversi tipi di corridore che possono cercare di vincere. Vengono tutti insieme per questa gara. Ci sono tante tattiche diverse, ma il mio obiettivo è sempre stato quello di mantenere le ruote.
Pensi che per le donne andrà alla stessa maniera oppure la distanza forse è insufficiente perché Capi, Cipressa e Poggio siano incisivi?
Penso che 150 chilometri siano una distanza già seria. Dall’altro lato, per gli uomini la Milano-Sanremo è la gara più lunga del calendario, per cui RCS dovrebbe fare qualcosa di simile e farne la gara più lunga del calendario femminile. In quel caso avremmo situazioni simili a quelle degli uomini. Ci sarebbero Kasia Niewiadoma o Demi Vollering, le specialiste dei Grandi Giri. Ma ci sarebbe Lotte Kopecky, che va bene in salita e potrebbe arrivare bene al finale. E poi ci sono tante atlete italiane che possono passare bene quelle salite. Penso che potrebbe diventare qualcosa di speciale. In una gara di 150 chilometri, penso che la migliore sarebbe Lotte Kopecky.
Le gare delle donne sono spesso imprevedibili. La Canyon//Sram ha Niewiadoma e Consonni. Daresti a entrambe le stesse occasioni?
E’ sempre buono avere diverse carte da giocare, per essere preparati agli scenari più vari. Se i Capi e la Cipressa saranno veloci e duri, avrai immediatamente una scelta e in quel caso la gara sarà più adatta per Kasia. Se c’è un po’ di vento di fronte sulla Cipressa, gli sprinter possono provare a tenere duro. A quel punto l’obiettivo principale saranno la discesa del Poggio e prendere posizione per via Roma. Come per gli uomini. Più difficili saranno le circostanze, più ci saranno gli uomini di classifica. Ad esempio come quando vinse Nibali…
Cosa ricordi?
Tutti erano molto stanchi al termine di una gara difficile. Vincenzo è stato il più forte e ha vinto con grande classe. Ma in altri anni c’era vento a favore oppure i favoriti si sono guardati troppo a lungo e gli sprinter sono rimasti con loro. E ovviamente se ti porti un velocista in via Roma, per lo scalatore non c’è speranza.
E’ importante avere un team forte per rendere la gara più difficile?
Abbiamo visto queste ultime due edizioni con il team di Tadej Pogacar. Hanno cercato di rendere la gara più difficile. Hanno preso il controllo. Sono state edizioni veloci, soprattutto l’ultima. Il gruppo è stato selezionato già sulla Cipressa: erano tanti davanti, ma tanti si sono staccati. Se una squadra controlla per 300 chilometri, non le restano gli uomini per rendere la corsa ancora più difficile nel finale. E se ci sono in giro campioni come Mathieu Van der Poel e Wout van Aert che non commettono errori, a volte riescono ad approfittarne, come la Alpecin lo scorso anno con Philipsen.
In una corsa tanto lunga, in cui non si possono sprecare energie, avere la squadra accanto può essere la chiave per il successo?
Se puoi proteggere il tuo leader e lo porti il più fresco possibile alla volata, allora hai fatto un ottimo lavoro. Sarebbe importantissimo avere un compagno accanto dopo il Poggio. Le ragazze non sono dei robot, sono meno controllabili degli uomini. Quindi puoi avere il giorno perfetto, ma anche un giorno storto, puoi sentirti super o non così bene. Stiamo parlando di esseri umani, ma nei miei occhi una delle atlete più importanti può essere, ad esempio, Soraya Paladin. Perché Soraya è in grado di diventare il regista in gruppo. Ha una visione perfetta della corsa e delle tattiche. Sa cosa fare. E’ importante avere qualcuno all’interno della squadra che sia consapevole della situazione e che possa prenderne il controllo.
La bicicletta per la Sanremo è speciale oppure ormai le bici sono relativamente standard?
Per la Sanremo serve una bici aero. Poi bisogna avere delle ruote ad alto profilo da 60 millimetri. Ruote molto veloci, con coperture da 28-30 mm, le gomme tubeless e una resistenza più bassa possibile. Bisogna avere la bicicletta più veloce possibile.
Qual è stata l’ultima volta che hai scalato la Cipressa o il Poggio?
Almeno dieci anni fa.
Tornerai alla Sanremo quest’anno?
No, non credo (ride, ndr). Penso di andare alla Strade Bianche e vedere il team in Toscana. La Milano-Sanremo è una gara meravigliosa da guardare in tv, però non è facile da seguire. I corridori sono molto veloci e per superarli a volte non basta l’autostrada. In più bisogna dirlo, fino agli ultimi 60 chilometri si vede meglio dal divano.