Il tricolore da far splendere nel WorldTour. La vittoria nel campionato italiano di fine giugno in Puglia ha spalancato le porte della Bike Exchange-Jayco a Filippo Zana, che con gli australiani ha firmato un contratto triennale. C’è tanta voglia di crescere nel ventitreenne vicentino sbocciato nella Bardiani Csf-Faizanè che, oltre a vestirsi con il simbolo del primato nazionale, ha sfiorato l’azzurro ai mondiali in Australia.
Ti avevamo lasciato su quel ponticello 4 chilometri dal traguardo della prova iridata: ce lo racconti?
Eravamo io e Sobrero. Sicuramente sarebbe stato bello correre, però è stata una gran bella esperienza: tutto serve nella vita.
C’è un punto in comune tra il campionato italiano che hai vinto e il mondiale, ovvero l’assenza di radioline: ci sveli qualche retroscena?
Al campionato italiano andavamo dietro alla macchina, anche perché la prima parte era in linea e non avevamo molte informazioni. Anch’io andavo dietro per chiedere come eravamo messi e che cosa dovevamo fare: per fortuna è andata per il meglio per me.
Per il tuo modo di correre è stato un vantaggio non avere riferimenti?
Diciamo che alla fine servono sempre le gambe. Poi, le radioline danno qualche vantaggio, ma se hai le gambe stai davanti, altrimenti ti stacchi.Â
E al mondiale?
Cercavamo di dare più riferimenti e informazioni possibili ai nostri compagni. Probabilmente con le radio sarebbe potuto cambiare qualcosa e, magari, il gruppo di Rota non sarebbe stato ripreso. Comunque, Evenepoel ha fatto vedere di essere il più forte e il nome del vincitore non sarebbe cambiato. Non trovo tanto il senso che si corra sempre con le radioline e poi manchino nelle due o tre volte l’anno in cui ti giochi qualcosa di molto importante. Le regole stanno così, perciò mi adeguo e cerco di fare del mio meglio.
Il 2022 è stato un anno incredibile per te: te l’aspettavi?
Diciamo che quest’anno ci sono stati tanti alti e bassi. Al Giro d’Italia non ero molto felice, poi per fortuna è arrivata la condizione, per cui c’è stato un mese e mezzo che mi sono fatto vedere, dopodiché è arrivata anche la maglia.
Cos’è cambiato da quando hai indossato il tricolore?
La maglia pesa un po’, cerco di onorarla sempre al meglio. E’ dura, ma mi auguro di partire col piede giusto anche l’anno prossimo, in cui avrò tante motivazioni. Il passaggio di squadra mi stuzzica, fa bene al morale, speriamo di fare bene.
Che cosa ti aspetti da questa avventura alla Bike Exchange?
Penso che entrare nel WorldTour sia il sogno di tutti i ragazzi che cominciano a correre in bici. Sono riuscito a realizzare quello che da bambino sembrava così lontano e ora corro al fianco di grandi campioni.Â
Siamo in anni di grandi cambiamenti, con l’avvento di tanti giovanissimi talenti come Pogacar, Van Aert, Evenepoel: che ne pensi?
Sono dei fenomeni contro cui dobbiamo correre. Spero di farmi valere e di farmi valere ogni tanto.Â
Ti piacerebbe più fare un grande Giro o hai messo nel mirino qualche classica?
Vorrei fare un grande Giro in supporto di qualche mio compagno poi, se ce ne sarà occasione e la condizione mi assisterà , magari avere qualche giorno di libertà se si è lì davanti con un po’ di gamba. Le classiche sono bellissime, forse un po’ meno adatte a me, ma se ci fosse qualche possibilità … La più adatta a me potrebbe essere la Liegi, poi mi piacerebbe fare la Roubaix almeno una volta nella vita ed entrare nell’inferno del pavé. Tutte le gare a cui si va, sono buone per vincere.
Col tuo tricolore rappresenti il movimento italiano, che sta brillando su pista trascinato da Ganna, ma che sta ricevendo anche troppe critiche su strada…
Tanti hanno criticato il nostro movimento e parlato di crisi, ma non credo sia così in difficoltà , visto che anche al mondiale eravamo là davanti e siamo stati tutto il giorno in corsa. Certo, adesso non abbiamo un fenomeno che possa vincere le classiche o grandi Giri alla Pogacar o Evenepoel. Magari ci manca quella stella poliedrica, però mi sembra eccessivo dire che siamo messi malissimo. Col passare degli anni possiamo crescere ancora molto. Abbiamo tanti giovani che stanno crescendo, per cui speriamo di trovare anche noi un fenomeno italiano.
Ti concederai un po’ di relax?
Sento il bisogno di una bella vacanza. Era da tanto che volevo andare in Kenya e ci andrò con la mia ragazza.
Il tuo tipico allenamento autunnale?
Cerco di uscire sempre, dopo la quarantena i rulli hanno preso solo polvere. La mia salita personale è il Costo che va ad Asiago, perché penso sia la più calda del Veneto in inverno. E poi è il ritrovo dei ciclisti dell’Alto Vicentino.
Da solo o in compagnia?
Ci sono un po’ di professionisti che abitano in zona, per cui ci troviamo per strada. C’è Brambilla, poi Battistella e Richeze, che abita a Bassano. In allenamento ci si incrocia e ci si trova, per cui è bello anche così.