TRENTO – Un abbraccio rosa e sogni a tinte gialle. Dopo aver fatto da grande ospite alla presentazione del Giro d’Italia 2024, Primoz Roglic si è raccontato al Festival dello Sport di Trento, ripercorrendo la sfavillante carriera fino al trionfo sul Monte Lussari che gli ha consegnato la sua prima Corsa Rosa dopo le tre affermazioni alla Vuelta (in apertura, foto di Mattia Pistoia). Ora resta il Tour de France per chiudere il cerchio e, proprio perché l’ex campione mondiale juniores di salto con gli sci non è uno che si accontenta, ecco la nuova sfida con la Bora-Hansgrohe.
Comincia una nuova era: che cosa ti aspetti?
Le aspettative non devono mai essere troppo alte, perché altrimenti c’è il rischio di rimanere delusi. Diciamo che voglio rimanere sorpreso, non vedo l’ora di scoprire tutto. Voglio vedere come lavorano e come sono, ma dall’altro lato spero che ci stimoleremo a vicenda per essere i migliori.
Hai parlato con Jay Hindley alla presentazione del Giro?
Un pochino sì. Abbiamo già avuto qualche incontro informale con lo staff e questa settimana ci sarà il primo raduno tutti insieme, per cui sono davvero curioso di conoscere tutti.
Hai detto che hai cominciato a pensare al cambio di squadra a inizio 2023: perché?
Sono passato dal salto con gli sci al ciclismo, un cambiamento direi abbastanza marcato, mentre stavolta passo soltanto a un’altra squadra, per cui direi che le differenze sono minori. Sono una persona che ama le nuove sfide, provare cose differenti. Quando ti trovi ai piedi di una salita, devi arrivare in cima, ma per farlo ci vuole un percorso e non sai cosa troverai dopo, finché non l’hai raggiunta. Per me è così, andare a caccia di qualcosa di diverso.
Perché proprio la Bora?
Diciamo che è andato tutto così veloce, alla fine. Tante squadre erano interessate, ma poche diciamo che avrebbero potuto permettersi di avermi in squadra. Da quando abbiamo parlato con Bora, c’è stato subito entusiasmo e abbiamo trovato immediatamente un buon feeling, andando alla ricerca di una sfida comune. Vedremo come andrà nel corso della prossima stagione.
Come la lasci la Jumbo-Visma?
Diciamo che non è stata un’avventura passeggera. Abbiamo cominciato insieme nel 2016 e insieme siamo arrivati al vertice. Il ciclismo è cambiato molto e tante squadre ora lottano per la vittoria, per cui sarà divertente. Lascio la miglior squadra del 2023, quindi non mi aspetto di trovarne una ancora più forte, è chiaro, ma vedremo cosa porterà il futuro.
Pensi mai al Tour che ti ha strappato Tadej Pogacar nel 2020?
Avrei potuto vincere quel Tour, è vero, ma forse poi non avrei ottenuto tanti altri successi: posso affermare che quel secondo posto mi abbia insegnato molto. Tutto dipende sempre da come guardi quello che ti capita nella vita. Puoi essere deluso, ma devi sempre prendere qualche aspetto positivo da cui ripartire per costruire il tuo futuro.
Ci racconti qualche retroscena dell’ultima campagna spagnola?
Alla Vuelta ci siamo trovati in una nuova posizione, con tre compagni ai primi tre posti. Forse, se mi fossi spinto al limite, avrei potuto distruggere questo quadretto, ma non si può mai sapere quello che sarebbe potuto succedere. Il ciclismo è uno sport di squadra ed ero il primo a essere felice perché Sepp se l’è davvero meritata. E’ stato il migliore e non ha mostrato debolezze. E’ stato incredibile essere sul podio con i due ragazzi che sono cresciuti alle mie spalle e hanno imparato qualcosa anche da me, diventando campioni. E’ stato speciale essere parte di questa storia.
Pensi che avrai più libertà nella nuova squadra?
Direi soprattutto in alcune corse, in particolare al Tour de France. Ho sempre voluto avere il massimo supporto, con 7 compagni che lavorano soltanto per me e prima era impossibile. Voglio vincere ancora tanto, sono affamato, ma preferisco prendere una cosa alla volta e godermi quello che faccio, senza caricarmi di troppe pressioni. So quello che manca nel mio palmares e tutto quello che, invece, ho vinto: il Tour non è un’ossessione.
Che consiglio daresti ai giovani che sognano di seguire le tue orme?
Abbiate passione e godetevi quello che fate. Lottate sempre per quello che amate, non è mai facile, ma per ottenere le vittorie più dolci, dovete spingervi oltre i vostri limiti e superare ostacoli che a volte sembrano insormontabili.
Hai mai pensato a quanto ancora potremmo goderci le tue gesta in sella?
Ho cominciato tardi col ciclismo, per cui non mi metto a contare gli anni. Quando hai la possibilità di coronare i tuoi sogni, devi continuare a farlo finché ti piace. Continuerò a pedalare finché mi diverto, mi piace e sono felice di come mi colloco nel mondo del ciclismo. Quando capirò che è tempo di dedicarmi ad altro, darò spazio ai giovani che stanno emergendo velocemente.
Ci ricordi che cosa ti ha portato dalla neve all’asfalto?
Quando avevo 22 anni e non ero ancora un campione olimpico e la mia carriera non stava andando secondo i piani, ho capito che forse era ora di cambiare sport. Mi sono reso conto che il ciclismo era fatto per me e così mi sono lanciato in questa sfida. Il salto con gli sci era una disciplina totalmente diversa e sono passato da fare uno sforzo di pochi secondi a uno di ore. Però, il background che avevo mi è servito, in particolare la meditazione e le tecniche di visualizzazione, mentre ho dovuto lavorare tanto sulla resistenza. La tenacia è stato sempre uno dei miei punti forti.