Sprint a ranghi ridotti: a lezione da Diego Ulissi

31.03.2022
7 min
Salva

Quando la scorsa domenica Diego Ulissi ha vinto il Gp Industria e Commercio a Larciano ha sfoggiato uno dei suoi “cavalli di battaglia”: lo sprint in gruppetti ridotti (nella foto di apertura). Il corridore della UAE Emirates è un cecchino quando si arriva in pochi. Sa giudicare bene le tempistiche, i rapporti, la durata dello sprint. Oltre al fatto che ha doti fisiche adatte.

Con Diego, partendo proprio dalla volata di Larciano, cerchiamo di capire come si gestiscano questi arrivi. Un argomento che, come vedremo, il toscano ha subito fatto suo e l’intervista si è trasformata in una “lezione ad aneddoti”.

Liegi 2021: uno degli sprint ridotti più tesi degli ultimi anni. Pogacar fa la volata quasi al centro rettilineo e vince di gambe
Liegi 2021: uno degli sprint ridotti più tesi degli ultimi anni. Pogacar fa la volata quasi al centro rettilineo e vince di gambe
Diego, partiamo dalla volata di Larciano. Arrivo in fondo alla discesa con l’ultimo chilometro “pianeggiante”. Tu, Gallopin, Verre e Fedeli guadagnate una manciata di metri. Come hai capito che quello era l’attacco da seguire?

Sono frazioni di secondo. Devi pensare e scegliere in pochissimo tempo la soluzione migliore. Domenica, Hirschi era stato ripreso e non poteva scattare perché aveva appena speso molto, in più era davanti al drappello e non ha visto scattare Verre. Io che ero dietro avevo una visione più completa e mi è venuto d’istinto seguirlo. Era però un’azione pericolosa.

Perché?

Perché eravamo all’ultimo chilometro e noi della UAE eravamo in due, quindi uno ci doveva essere. Verre ha tirato molto, ma lo capisco perché è giovane e anche un piazzamento gli dà fiducia, e questo ha favorito la mia volata. Mi ha consentito di restare a ruota. Gallopin è partito lungo e lì devi essere freddo perché l’arrivo tirava un po’ e non puoi partire troppo presto, almeno che tu non ne abbia il doppio degli altri, cosa che non puoi sapere. Devi essere lucido. Devi quantificare bene la distanza dall’arrivo e quanto possono reggere le tue gambe.

Lucidità, distanza dalla linea d’arrivo, pensieri: serve sangue freddo…

Serve, serve… Mentre vi raccontavo della volata di Larciano mi è venuta in mente quella di Agrigento al Giro 2020, con l’arrivo in salita. Una salita corta e pedalabile però, in cui potevano reggere corridori come Sagan e Demare. Noi quindi volevamo portarli allo sprint con le gambe in croce. Valerio Conti ha tirato fortissimo. Io sono uscito con Honorè. Poco dopo dalla radio mi hanno detto che stava risalendo Sagan. Mi sono girato e l’ho visto. A quel punto potevo fare due cose. Aspettarlo e batterlo in volata, sperando che sprecasse tante energie per rientrare, o spingere ancora per non farlo rientrare. Dovevo ragionare in una frazione di secondo. Ho deciso di aspettare un po’ e rifiatare quel tanto per batterlo in volata e così è andata. Molto quindi dipende anche dall’arrivo.

Agrigento 2020: dopo il forcing di Conti scatta Honorè, Ulissi lo bracca e intanto “fa cuocere” Sagan che rimonta da dietro
Agrigento 2020: dopo il forcing di Conti scatta Honorè, Ulissi lo bracca e intanto “fa cuocere” Sagan
Cioè?

Da come è fatto: se tira, se ci sono curve, se è un po’ in discesa. Per esempio, lo scorso anno ragionavo con Covi dopo che in Sicilia perse allo sprint con Valverde. Posto che Alejandro è un campione, non lo ha però battuto perché avesse più gambe, ma perché aveva preso in testa le due curve finali e seguendo la traiettoria non aveva potuto far altro che stargli a ruota. Valverde aveva anticipato la volata. Una lezione che magari gli servirà per il futuro.

E tu gli arrivi li studi sempre, soprattutto quando sai che puoi fare bene?

Nei percorsi che non si conoscono, come gli arrivi delle corse a tappe, visualizziamo gli arrivi con VeloViewer o comunque abbiamo delle tecnologie con le quali i diesse ci fanno vedere i finali al dettaglio. In questo modo capiamo cosa ci aspetta e come possiamo interpretare la volata. E questo è importante anche per parlare con i compagni che ti devono portare allo sprint. In tal senso mi viene in mente la tappa di Monselice sempre al Giro d’Italia del 2020.

Quella dei Colli Euganei. Racconta pure…

Quel giorno eravamo una ventina e con me c’era McNulty. Ai 300 metri sapevamo che c’era una doppia curva verso sinistra, quasi come un’inversione ad U. Ci siamo parlati e gli ho detto esattamente in che posizione volevo essere dopo la curva. E così è andata. Sono uscito terzo, proprio davanti ad Almeida che fece secondo per mezza ruota.

Quando Ulissi parla di calibrare bene le distanze… Ecco il colpo di reni perfetto di Monselice al Giro 2020
Quando Ulissi parla di calibrare bene le distanze… Ecco il colpo di reni perfetto di Monselice al Giro 2020
Conoscere l’arrivo influisce anche sulla scelta dei rapporti?

Sì. Di solito io uso sempre il 53. Ho un buon picco di potenza per il mio peso, ma non è altissimo in scala assoluta, tuttavia riesco a mantenerlo a lungo. Ed è proprio così che vinsi a Fiuggi (Giro 2015, ndr). Anche lì, l’arrivo tirava e con un dente in meno sono riuscito a non diminuire assolutamente i watt nei 200 metri finali. Battendo di fatto i velocisti più puri.

E invece uno sprint che hai perso? Un errore che non rifaresti?

Mi viene in mente una tappa al Giro di Polonia 2020, su un arrivo in leggera salita. Con i compagni abbiamo preso la volata un po’ troppo lunga. C’è stato quindi un leggero calo della velocità e ai 300 metri Carapaz ha anticipato. Quando poi sono uscito, ho rimontato, ma era tardi. Quel giorno abbiamo sbagliato. E può succedere.

Nella gestione di questi sprint a ranghi ridotti, battezzi una ruota o fai per conto tuo a prescindere da chi c’è?

Solitamente battezzo una ruota, ma dipende anche dal tipo di sprint che si vuole impostare. Generalmente quando un corridore sa di essere il più veloce si mette in condizione di fare la “volata pulita”. Si mette in testa dietro ad un compagno e si fa lanciare per partire nel momento che reputa giusto in base a energie, distanza, vento, pendenza… Se invece c’è un corridore più veloce, cerca la sua ruota. Cerca di sfruttare la sua scia e spera di saltarlo. Ma non è facile. Per esempio nelle volate dell’ultima Coppi e Bartali con gente come Van der Poel e Hayter cerchi una delle loro ruote, ma poi uno dei due resta libero e magari fa uno sprint migliore.

Giro di Polonia 2020: il lavoro della UAE Emirates si esaurisce troppo presto. Ulissi resta scoperto e Carapaz lo anticipa
Giro di Polonia 2020: Ulissi resta scoperto troppo presto e Carapaz lo anticipa
Di solito questi arrivi sono tesi, specie se magari sapete che da dietro il gruppo non rientra e ci si controlla: come si gestisce la tensione?

Se un corridore in stagione arriva presto alla vittoria, gestisce meglio anche quei frangenti. Rischia di più, resta più calmo e tende a sbagliare meno. Se invece inanella dei piazzamenti, s’innervosisce. In generale bisogna cercare di essere freddi, fidarsi dei compagni e ragionare quel mezzo secondo prima dell’avversario. Ma non è facile. E un pizzico di fortuna serve sempre. E poi vincere aiuta a vincere.

La vecchia regola di spostarsi alle transenne per controllare un lato solo vale ancora?

Sì, vale sempre. Riprendiamo lo sprint di Larciano. Verre aveva appena tirato e sapevo che non poteva più fare molto. Fedeli era alla mia sinistra e non aveva spazio. Gallopin davanti. Ero in piena visuale. Avevo la situazione sotto controllo. Quindi di tre avversari di fatto ne controllavo uno solo: Gallopin. Lui è partito un po’ lungo, io l’ho fatto quando ho deciso che fosse il momento migliore. A quel punto ho dato tutto sperando, come sempre, che qualcuno non mi sorpassasse da dietro. E’ importante non deconcentrarsi.

Un capolavoro tecnico-tattico, quante cose da tenere sotto controllo…

Penso anche all’arrivo di Tirano al Giro 2011.

Tirano 2011: Ulissi (Lampre) precede Visconti. Il toscano lascia poco spazio al siciliano che non la prende benissimo
Tirano 2011: Ulissi (Lampre) precede Visconti. Il toscano lascia poco spazio al siciliano che non la prende benissimo
Ah, sapevamo che l’avresti tirata fuori. Altrimenti lo avremmo fatto noi! Quella volata fu bella complessa…

C’è tutto un ragionamento dietro quella volata, non fu uno sprint a caso. 

Spiegaci tutto…

Eravamo in quattro: Bakelands, Lastras, Visconti ed io. Lastras era “velocetto” e poteva anche partire all’ultimo chilometro. E Giovanni era il più forte e il più veloce, era maturo e vincente e per questo era quello che temevo e controllavo di più. Dalla mia avevo il fatto che ero un neopro’ e non sapevano quanto fossi veloce. Li presi un po’ alla sprovvista partendo lungo. In più quel giorno montai il 52, anziché il 53: il rettilineo tirava un po’, si era alla terza settimana e c’era stanchezza… fatto sta che appena sono partito, essendo più agile, ho preso subito quei 10 metri. Ma restava Visconti. Così e mi sono buttato nel punto in cui ero più protetto dal vento, ma non del tutto alle transenne. Gli lasciai quello spazio (coperto dal vento che faceva gola, ndr), dove però sapevo che non sarebbe potuto passare. Diciamo che cadde nel tranello. Me la studiai bene! L’importante è che nessuno si fece male.

Un ragionamento vero e proprio! All’inizio Diego, hai parlato d’istinto. Ed è vero: okay l’esperienza, con la quale si può migliorare, ma certe cose o ce le hai o non ce le hai. E’ così?

Per le tempistiche serve l’istinto è vero ma credo anche che si debba conoscere i corridori. Io quando sono a casa guardo le corse e studio gli avversari. Non si sa mai. Perché okay le dritte dei diesse, ma la tua visione, quella del corridore, è differente.