Il San Pellegrino di Remco, fra bici, strudel e Play Station

01.08.2023
7 min
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In questi giorni Yankee Germano è al Polonia. Il massaggiatore friulano della Soudal-Quick Step è arrivato in carovana dopo aver cambiato a tempo di record il parabrezza del furgone sfondato dalla grandine, che ha danneggiato anche il tetto di casa e l’auto della compagna, che il 14 ottobre diventerà sua moglie. In questa vita adrenalinica, che si fa fatica anche a descrivere, Yankee ha trovato il modo di tirare il fiato nel ritiro della squadra a Passo San Pellegrino (apertura, foto Visit Val di Fassa). Andava su già ai tempi della Liquigas, mentre questa volta ha scortato Evenepoel e tutti i corridori non impegnati al Tour de France. E’ nata così la condizione di Remco per vincere San Sebastian e per rimettere in palio la maglia iridata domenica prossima.

Così abbiamo approfittato di Yankee per farci raccontare questi giorni lontani dal solito approdo di Livigno, per saperne di più e capire cosa possiamo aspettarci dal biondino belga.

L’Hotel Cristallo fu inaugurato nel 1967 ed è di proprietà della famiglia Chiocchetti (foto Visit Val di Fassa)
L’Hotel Cristallo fu inaugurato nel 1967 ed è di proprietà della famiglia Chiocchetti (foto Visit Val di Fassa)
Di nuovo in ritiro a San Pellegrino, insomma…

C’ero già stato quando lavoravo in Liquigas, esatto. C’eravamo andati anche con la Quick Step nell’anno del lockdown, quando annunciarono la ripresa delle gare. Si partiva a metà stagione e così andammo su per venti giorni, quasi un mese e ci trovammo davvero bene. Però c’era ancora in ballo l’accordo con Livigno, per cui, quando è terminato, ne è stato siglato uno nuovo con l’Hotel Cristallo al Passo San Pellegrino.

Come vi siete trovati?

Sono stati molto disponibili con noi. Diego, il padrone dell’albergo, ci ha detto che ci tiene molto perché ha diversi turisti belgi che vanno su d’inverno per sciare. Quindi come ritorno, immagino che faccia comodo avere la squadra di Evenepoel che si allena. Ci hanno dato disponibilità su tutto. Anche la cucina era a nostra disposizione. Gli chef facevano quello che chiedevamo. Sembra poco, ma già l’orario del pranzo è un tema importante. Se si fanno quattro ore, magari si pranza alle 14. Ma quando se fanno sette, arrivi a tavola a pomeriggio inoltrato e poi anche la cena, visto il tempo dei massaggi, va spostata. Sul piano dell’alimentazione, la nostra dietista aveva fatto un elenco di quello che i corridori avrebbero dovuto mangiare e non abbiamo mai sgarrato.

Un’attenzione completa, dai pasti agli allenamenti?

Era tutto stabilito. Il piano di allenamento, le ore e di riflesso il menu. I corridori sono stati contenti. Ovvio, il posto è impegnativo. Per i velocisti c’è tanta salita, mentre a Livigno avevano quei 20 chilometri nelle gallerie che ti permettono di fare lavori specifici. Però è piaciuto anche a loro. Scendevano in Val di Fassa o verso Belluno e ogni giorno c’era la possibilità di fare un percorso differente. Gli scalatori, con Remco e gli altri, si sono proprio sbizzarriti con tutte le salite che ci sono nei dintorni.

Un’intervista per Remco Evenepoel sul Passo San Pellegrino (foto Visit Val di Fassa)
Un’intervista per Remco Evenepoel sul Passo San Pellegrino (foto Visit Val di Fassa)
Remco ha detto di aver lavorato davvero bene…

Ha lavorato davvero bene e come lui tutto il gruppo che lo seguiva. L’atmosfera era serena, tranquilla, senza tensioni. Col fatto che sei in cima al valico, intorno ci sono solo alberghi, null’altro. Quindi il gruppo si è unito ancora di più. Dopo cena ci si fermava nel bar a bere una Coca e intanto si chiacchierava, si rideva, si giocava a carte. A un certo punto hanno fatto il torneo con la PlayStation. Tutto aiuta per fare gruppo…

E intanto si sono allenati duro come si è sentito dire?

Ci hanno dato dentro. Erano tutti quelli che non facevano il Tour, il resto della squadra, a parte qualcuno che era già in altura. Tipo James Knox che abita ad Andorra o Cattaneo che sta a Sankt Moritz ed è rimasto a casa.

Sono sempre usciti divisi in due gruppi?

I primi giorni hanno fatto anche un gruppo unico. Però avere 16 corridori può essere un problema visto che le strade sono strette. Così facevano percorsi diversi o se dovevano fare lo stesso, partivano scaglionati, con 20 minuti fra un gruppo e l’altro. Magari si fermavano a bere il caffè tutti insieme e poi ripartivano sfalsati, per non dare fastidio al traffico. Gli automobilisti ti rispettano, lo straniero forse di più, forse perché glielo insegnano nelle autoscuole.

Yankee ha collaborato con Viviani alla Liquigas e poi alla Quick Step: i due sono grandi amici (foto Sara Cavallini)
Yankee ha collaborato con Viviani alla Liquigas e poi alla Quick Step: i due sono grandi amici (foto Sara Cavallini)
Da noi no?

Noi dello staff abbiamo le patenti per i mezzi pesanti e per il pullman e ogni tot di tempo devo andare a fare il rinnovo. E io litigo ogni volta in Italia, perché quelli che hanno le patenti del camion e del pullman non superano alla giusta distanza e magari all’ultimo momento suonano pure.

E’ mai capitato di scendere a Moena nel giorno di riposo per stare in mezzo alla gente?

Qualcuno è sceso a bersi il caffè, poi è risalito in bici con tranquillità. Il bello di lassù secondo me è che è veramente un ritiro di squadra. Ti alzi, fai colazione, allenamento e massaggi. Recuperi, mangi e dormi, mentre altri posti magari ti distraggono. Nei giorni di recupero è capitato che organizzassero il giretto in mountain bike, qualcosa di facile sui sentieri per bere il caffè e magari mangiarsi una fetta di strudel in qualche rifugio. Alla fine non ti viene neanche voglia di andare giù e poi risalire, perché da una parte o dall’altra, sono più di 10 chilometri di salita, anche duri.

C’era anche qualche direttore sportivo?

Bramati, che di solito fa questi ritiri, alla fine hanno voluto portarlo a fare la prima ammiraglia al Tour de France. Per cui la prima settimana c’erano solo i due coach: Vasili Anastoupoulos e Koen Pelgrim. Poi a metà ritiro è arrivato Klas Lodewyck.

Tempo buono o tempesta come poi a casa tua?

I primi giorni pioveva di mattina, come in montagna dove è molto variabile, perciò qualche volta abbiamo ritardato la partenza di mezz’ora. Poi è sempre stato bello, i primi giorni anzi faceva un po’ freschetto, così partivano coperti, anche perché scendevano in bici da 2.000 metri. Invece dopo 5-6 giorni è venuta fuori la bomba di calore, sia dalla parte di Moena sia da Belluno.

Davvero tanto caldo?

Quando uscivo anche io in bici, guardavo i termometri nei paesi, quelli delle farmacie, e segnavano fino a 37 gradi. Per fortuna sopra, pur arrivando a 30-32 gradi, era ventilato e si sopportava meglio. In ogni caso, quando tornavano in hotel, le borracce erano sempre tutte vuote.

Ci sono stati cicloturisti che si accodavano ai ragazzi?

DIrei di no. Magari capitava il turista che veniva a vedere e chiedeva di fare la foto, perché di turismo in bici lassù ce n’è parecchio. Però sono stati tutti abbastanza discreti. Venivano vicino, noi gli dicevamo come fare e loro aspettavano il momento giusto. Magari al rientro, dopo che avevano finito di discutere dell’allenamento e prima di andare in camera.

In questi giorni, Yankee è al Tour de Pologne. Per questo salterà i mondiali, ma andrà agli europei
In questi giorni, Yankee è al Tour de Pologne. Per questo salterà i mondiali, ma andrà agli europei
Siete riusciti anche a seguire il Tour?

Tutti i giorni, mentre si facevano i massaggi. Per noi è stata un po’ critica fino alla vittoria di Asgreen, ma la mia impressione è che gli altri fossero davvero di un altro pianeta. Loro due sono forti, però per me il più forte è Van Aert. Vedere come aiutava l’altro in salita, pesando 75 chili, è stato impressionante. E quest’anno andava anche meno dell’anno scorso. Farà un bel mondiale…

Sempre che vada d’accordo con Remco. L’anno scorso non sembrava…

Però ho visto che quando fanno i rulli per defaticare, la chiacchierata se la fanno. Si danno la pacca sulla spalla, forse i due galli si stanno abituando l’uno all’altro. E Remco ha davvero una grande gamba…