Se si leggono i titoli di giornale e i siti belgi, c’è una standing ovation unilaterale nei confronti di Remco Evenepoel. L’enfant prodige fiammingo dopo gli ultimi successi ha travolto tutti. Con la sua ondata di entusiasmo e di gioia, per i grandi risultati ottenuti, ha appianato molte differenze a quanto pare.
E’ noto che il Belgio fosse tutto o quasi per Wout Van Aert, specie per quel concerne il tifo. Tutti amano Wout, non a tutti stava simpatico Remco. Ma adesso?
Remco il maturo
Dopo il Podio al Tour de France e l’oro olimpico di Parigi le cose sembrano essere cambiate parecchio.
«Sì – spiega Guy Van Den Langenbergh, giornalista della Gazet van Antwerpen e dell’Het Nieuwsblad – ma sono cambiate non tanto per i risultati, che Evenepoel ha sempre riportato, quanto piuttosto per il suo atteggiamento. Per il suo modo di porsi. E’ lui che è cambiato».
Certamente da quando è andato al Tour de France e si è scontrato con i più grandi, per la prima volta se ci si pensa bene, la rotta si è invertita. Probabilmente il fatto di ritrovarsi in un palcoscenico tanto importante, lo ha indotto giocoforza a rivedersi. Remco non poteva essere “spaccone” o irriverente come in altre occasioni.
«Quando dico che Remco è cambiato, non è più come in passato quando diceva: “Ora vinco”. No, stavolta parlava di una top cinque come un buon risultato. Diceva che salire su un podio sarebbe stato un successo. Ha ammesso i suoi limiti in salita. Abbiamo dunque un Remco più maturo, più intelligente nel modo di porsi. Sì, maturo: questa è la parola giusta».
E questo è vero. Pensiamo per esempio a quelle battute a fine tappa con Pogacar, quel modo indiretto di riconoscere la superiorità dello sloveno ha significato molto per i belgi. E anche l’atteggiamento in corsa ha inciso secondo noi. Pensiamo al modo di correre: il salire di passo e non mollare quando Pogacar e Vingegaard scattavano. L’anno scorso alla Vuelta alla prima occasione in cui perse due metri, poi naufragò. All’improvviso Remco è parso più rispettoso. Appunto più maturo.
Sul trono con Wout
Come dicevamo, Van Aert era il più amato in assoluto, ora i due sembrano essere alla pari. In qualche modo anche Evenepoel si è preso tutto il Belgio. Non ha più solo i tifosi dei vari fans club.
«Ma Wout resta Wout – prosegue Van Den Langenbergh – anche lui ha continuato ad avere i suoi sostenitori. Dopo la caduta alla Dwars door Vlaanderen e tutto il percorso di recupero che ne è conseguito ha sentito il sostegno dei tifosi. Le fratture, il lavoro per tornare in bici, la fatica del Tour, le volate in Francia e poi la crono olimpica (gettando il cuore oltre l’ostacolo con l’azzardo della doppia lenticolare, ndr)… Van Aert è sempre amato. Ma certo adesso sono alla pari in quanto a livello di popolarità».
Colleghi corridori, giornalisti, campioni, anche chi non era perfettamente allineato con Evenepoel adesso si è ricreduto. Pensiamo a Greg Van Avermaet per esempio. Ma soprattutto Remco è stato in grado di far cambiare idea persino a sua maestà: Eddy Merckx. Tra le tante punzecchiate del Cannibale, ricorderete le critiche sul ritiro dal Giro d’Italia. O l’ingiusta, sempre secondo Merckx, convocazione per i mondiali del 2021, tanto per dirne due. A sua volta Remco punzecchiò Eddy: «Deve sempre dire qualcosa». Insomma, i due non si amavano troppo, mettiamola così.
«Senza dubbio – va avanti il giornalista belga – Remco era atipico nel suo modo di porsi. E Merckx lo ha criticato in modo diretto. Diceva che parlava troppo, anche i suoi genitori a volte avevano replicato a Merckx con toni forti. Invece proprio Eddy era a Parigi e lì ha incontrato i genitori di Remco. Adesso anche lui ha riconosciuto un cambiamento del ragazzo e l’incontro con la famiglia Evenepoel è stato disteso, sereno. Ora tra i due c’è comprensione».
La stampa apprezza
Tutto questo discorso su Evenepoel e la sua popolarità si riversa poi anche nei confronti della stampa. A volte i rapporti erano di carta vetrata, anche se va detto che uno come Remco è stato e resta una manna per i giornalisti. Evenepoel ha sempre fatto scrivere. E spesso lo ha fatto proprio per le sue uscite colorite. Però non sapevi mai che Remco avresti trovato dopo avergli messo il microfono sotto al naso.
«Il rapporto è cambiato anche nei confronti di noi giornalisti – ha concluso Van Den Langenbergh – Remco è più aperto. In questi ultimi mesi lui sapeva quello che volevamo. Ogni giorno ci ha dato qualcosa. Ha trovato un buon equilibrio nel parlare, nella quantità di cose da dire, e lo ha fatto in modo franco. Anche questo si è percepito bene. Remco è molto comunicativo. Mi sento ancora di utilizzare il termine maturo».