Ventuno anni nella stessa formazione sono tanti per il mondo del ciclismo. Forse non sono un record, ma poco ci manca se sei un direttore sportivo. Dario Nicoletti dopo una permanenza lunghissima – una vita sarebbe il caso di dire – nel Velo Club Mendrisio ha deciso di provare una nuova avventura.
Il 54 enne ex professionista – dal 1991 al 1997 vestendo le maglie di Lampre-Colnago, Mapei ed Mg-Technogym con due vittorie – si è affidato ad un post molto profondo su un proprio profilo social per descrivere le sue emozioni nel lasciare la squadra elite/under 23 svizzera. E’ difficile trovarne scritti dai dirigenti. Ci ha incuriosito, meritava un approfondimento, anche perché uno come lui ha tanto da dire sui giovani. Nel 2022 sarà sull’ammiraglia della rinnovata continental Biesse-Carrera.
Dario, come si fa a stare così tanto tempo nella stessa formazione?
Non ho mai avuto l’ambizione di fare solo ciclismo. Gli impegni di lavoro con quelli di diesse si conciliano bene. Detto questo, quando stai bene in un ambiente il tempo vola. Al Velo Club mi sono sempre trovato alla grande, ho fatto i primi dieci anni seguendo gli juniores e gli altri undici con i dilettanti. Hanno una filosofia svizzera dove nessuno pretende per forza risultati. Poca pressione. Ti lasciano lavorare con tranquillità, con metodo. Perché poi, appunto, i risultati arrivano da soli.
La tua storia col Mendrisio come inizia?
Appena ho smesso di correre sono andato a lavorare in Mapei e sono tutt’ora nel settore di ricerca e sviluppo dell’azienda. Il patron Giorgio Squinzi, che avevo conosciuto quando ho corso per lui (quattro stagioni, ndr), mi ha sempre incoraggiato a lavorare con i giovani. Mi sono sempre tenuto in contatto con lui anche se dal 1998 al 2000 non ho fatto nulla, volevo capire cosa diventare da grande. Poi nel 2001 Mauro Antonio Santaromita (ex pro’ dal 1986 al 1997 e suo ex compagno nella Mg-Technogym, ndr) mi ha illustrato il progetto del Velo Club ed ho iniziato. Squinzi, dopo che nel 2002 la squadra professionistica chiuse, iniziò a sponsorizzare noi. Insomma, è stata una seconda famiglia.
Parlacene…
La persona a cui sono più legato è senza dubbio Alfredo Maranesi. Lui ha fatto il manager, il direttore sportivo, ora è il presidente, ma è un factotum della società. Mi ha sempre permesso di lavorare con serenità richiedendomi solo impegno e di tenere alto il nome di Mendrisio. Ringrazio davvero Alfredo di tutto. Poi vorrei ringraziare anche il nostro ultimo sponsor Immoprogramm (agenzia immobiliare di Bellinzona, ndr), il cui titolare è un grande appassionato di ciclismo, che è entrato a metà 2021, rinnovando anche per l’anno prossimo.
Ora però Maranesi come farà senza di te?
In realtà avevamo già previsto una soluzione interna. Verrò sostituito da Davide Botta che ha corso con noi in queste ultime stagioni, andando forte. E’ un classe ’97, già in gara per me era una sorta di braccio destro, di regista. Studia Scienze Motorie e nel 2020 durante il lockdown ha fatto il corso da direttore sportivo. Quindi il passaggio di testimone è stato piuttosto naturale.
In questi ventuno anni ti erano arrivate offerte da altre società?
Sì, da una continental tanti anni fa. Non mi convinceva però il progetto di chi mi aveva contattato e risposi di no senza nemmeno pensarci un secondo. Ci avevano anche contattato alcune squadre per fare una fusione con noi, senza concludere mai nulla.
Come mai invece hai accettato la proposta della Biesse-Carrera?
Si è creata questa nuova occasione di lavoro quando in primavera mi ha chiamato Marco Milesi, il loro diesse. Ci conosciamo bene, siamo stati compagni da dilettanti nel ’90 (nel Gs Diana Calzature-Colnago, ndr) e so che si può lavorare bene con lui. E’ molto bravo e preparato. Ero indeciso perché ero molto attratto da una parte e dall’altra mi dispiaceva staccarmi da Alfredo.
Dopo 21 anni si scioglie la coppia Nicoletti-Maranesi (con loro Hellemose) Con Hellemose, quinto al Giro d’Italia U23 e decimo al Val d’Aosta Guercilena è stato il più lesto ad aggiudicarsi Hellemose per la Trek-Segafredo Alessandro Santaromita, figlio di Antonio e cugino di “Santino” passa con la Bardiani
Come hai sciolto i dubbi?
Innanzitutto ci tengo a dire che non ho avuto alcun problema con Alfredo. Ne ho parlato proprio con lui, gli ho chiesto consiglio. Mi ha detto che non mi avrebbe ostacolato per farmi vivere una nuova esperienza. Così abbiamo concordato che probabilmente, con la buona stagione disputata e col passaggio al professionismo di alcuni nostri ragazzi, eravamo arrivati alla fine di un ciclo.
E’ stato un bel 2021 per voi. Il danese Hellemose passerà nella Trek-Segafredo e Alessandro Santaromita andrà alla Bardiani. Sono del 1999, ci parli di loro?
Anche altri ragazzi sono andati molto forte. Asbjorn (Hellemose, ndr) è uno di quei corridori che te ne capita uno ogni tanto. Pensate che nel 2019 scrisse a diverse formazioni per provare a correre in Italia. Gli rispondemmo solo noi. Venne giù dalla Danimarca a sue spese e gli feci correre il Gp Somma a fine ottobre dandogli assistenza. Chiesi ai miei ragazzi come fosse andato e mi risposero che era da prendere al volo. E’ uno scalatore moderno, estremamente continuo, che va forte un po’ ovunque anche se vince poco. E’ acerbo, ha parecchi margini di crescita. E’ stato molto bravo e svelto Luca Guercilena che, dopo averlo visto e valutato, ne è rimasto colpito. Gli è piaciuto e gli ha offerto subito il contratto vincendo la concorrenza della Deceuninck.
E per Santaromita com’è andata?
A maggio ero a Cittadella per la partenza della 14ª tappa del Giro, quella dello Zoncolan. Incontro Bruno Reverberi che mi fa una battuta: «Hai uno scalatore da darmi?». Santaromita, gli rispondo io. E lui mi chiede se sia il figlio di Mauro e nipote di Ivan (ex pro’ dal 2003 al 2019 e campione italiano nel 2013, ndr). A quel punto iniziano a seguirlo dal Giro U23 in poi. Alessandro è un ottimo corridore che è andato forte ed è molto regolare. Purtroppo anche lui vince poco, ma è sempre là davanti. Farà bene.
Ne avete avuti altri di professionisti che sono transitati dal Velo Club Mendrisio.
Certo. Lo stesso Ivan Santaromita, ma prima Steve Morabito, Michael Albasini e Gregory Rast. Gli ultimi sono stati Matteo Badilatti e Gino Mader. In totale abbiamo fatto passare una ventina di corridori.
Parliamo di ciò che troverai nella Biesse-Carrera.
Saremo una continental di 12 ragazzi. I confermati sono Villa, Gobbo, Belleri, Bonelli e Ciuccarelli. Un nuovo arrivo sarà Martin Svrcek, che ha già firmato con la Deceuninck fino al 2024, ma che dovrebbe stare con noi fino a giugno 2022. Praticamente hanno fatto un’operazione come la UAE con Ayuso alla Colpack-Ballan. Però Lefevere (general manager della squadra belga, ndr) recentemente mi ha detto che ce lo lascerà fino ad agosto, forse tutto l’anno. Tutto andrà in base ai risultati. Ci saranno due promettenti danesi del 2001. Mattias Nordal che mi porto dietro dal Mendrisio e Anders Foldager che mi ha segnalato Hellemose. Poi avremo altri ragazzi interessanti. Roda, Motta e Borlini. Tra i confermati c’era anche Matteo Carboni ma purtroppo pochi giorni fa ci ha comunicato che smette di correre. Quindi siamo alla ricerca di un dodicesimo uomo.
Roster importante. Quali saranno gli obiettivi?
Principalmente quello di lavorare bene, visto che faremo da squadra “satellite” della Deceuninck per i prospetti più interessanti. Non avremo eccessive pressioni, cercheremo di farci vedere nelle gare con i professionisti e di confermare i buoni risultati che sono stati centrati nel 2021.