Cosa serve per diventare un grande gregario? Marcato risponde

23.03.2022
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Il ciclismo è fatto di campioni che vincono le gare e dominano le grandi corse a tappe. Si parte in (quasi) duecento e uno solo vince: uno sport di squadra che vede la vittoria del singolo. Ci sono due ruoli nelle corse in bici, chi vince e chi lavora per far vincere (il gregario). Tutti vorrebbero appartenere alla prima categoria, ma non è possibile. Allora come si fa a ritagliarsi il proprio spazio rimanendo in questo mondo per tanti anni? Marcato ad esempio, che in apertura è in testa al gruppo sui Campi Elisi al Tour del 2020, c’è rimasto per 17 anni… 

Per Marcato nel 2022 è iniziata una nuova avventura, questa volta in ammiraglia, accanto a lui Oliviero Troia
Per Marcato nel 2022 è iniziata una nuova avventura, questa volta in ammiraglia, accanto a lui Oliviero Troia

Un ruolo quasi obbligato

«Gregari – inizia Marco – si diventa per spirito di adattamento, non per scelta. L’aspirazione di tutti è quella di vincere le corse, ma alzare le braccia sotto lo striscione d’arrivo è roba per pochi. Nei primi anni da professionista impari a capire quale può essere il tuo ruolo all’interno della squadra, giocandoti, com’è giusto, le tue opportunità».

«E’ un compito difficile quello del gregario, è molto apprezzato dalle squadre, ma meno dalla gente comune. I team, soprattutto quelli WorldTour, guardano al ranking. Di conseguenza sono molto legati alle vittorie, quindi o vinci o aiuti a far vincere».

Fin da under 23 è importanti imparare a correre in tutti i modi per sviluppare caratteristiche differenti
Fin da under 23 è importanti imparare a correre in tutti i modi per sviluppare caratteristiche differenti

Bisogna imparare da giovani

Ultimamente c’è una tendenza ad evitare questo ruolo, come a non volersi rassegnare ad una carriera differente da quella sognata. Così alcuni corridori inseguono per tanti, forse troppi anni il successo senza mai raggiungerlo e di conseguenza le opportunità finiscono, così come le loro carriere.

«Vero – risponde l’ex corridore della UAE Team Emirates– ma bisogna partire da prima, da quando si è dilettanti. Se uno corre in una squadra che lo coccola, lo porta sul palmo a giocarsi le gare, sempre coperto ed al sicuro, poi soffre enormemente il passaggio al professionismo. Sono pochi i corridori che passano giovani e sono già capitani. Si deve imparare a sacrificarsi e correre in tutte le situazioni già da under 23».

Quello del gregario è un ruolo importante, bisogna saper mettere gli interessi della squadra davanti ai propri
Il gregario saper mettere gli interessi della squadra davanti ai propri

Saper cambiare

«E’ chiaro che una volta capito che il tuo ruolo è quello del gregario, cambia anche la tua idea di ciclismo. Se prima eri abituato ad andare forte nel finale di corsa, ora devi specializzarti nel dare il massimo in altre situazioni. Finire la corsa diventa un di più (Formolo alla Sanremo, dopo il grande lavoro per Pogacar si è ritirato, ndr)».

E allora come cambia la mentalità e l’approccio all’allenamento? «Un esempio – riprende Marcato – è imparare a stare al vento, non ripararti ma riparare, pensare anche per gli altri. Se stai risalendo il gruppo e c’è uno spazio minuscolo, non ti ci fiondi dentro, ma aspetti un momento migliore. Devi pensare che hai un filo invisibile che ti unisce al tuo capitano e non devi farlo spezzare».

Il rapporto tra gregario e capitano si basa sulla fiducia, per questo Soler e Pogacar si sono trovati subito fianco a fianco
Il rapporto tra gregario e capitano si basa sulla fiducia, per questo Soler e Pogacar si sono trovati subito fianco a fianco

Tutti per uno e uno per tutti

Il rapporto tra leader e gregario è solido e molto delicato, si costruisce nel tempo e la fiducia è alla base di tutto.

«Fiducia è la parola fondamentale – dice – se non c’è quella, non si va da nessuna parte, ovviamente va costruita nel tempo. Il gregario, soprattutto quello di fiducia, deve imparare ad essere anche un po’ psicologo, saper spronare il capitano, motivarlo. Vi faccio l’esempio di Richeze e Gaviria. Fernando si fida ciecamente di Max. Se il primo si butta nel fuoco, il secondo lo segue a ruota. Questo vale anche per i corridori giovani, che sono forti ma inesperti. Per loro avere un compagno di cui fidarsi e che li guidi in tutte le fasi della corsa è fondamentale».

Grazie alla sua esperienza Marcato, già nelle ultime stagioni, ricopriva un ruolo da diesse in corsa
Grazie alla sua esperienza Marcato, già nelle ultime stagioni, ricopriva un ruolo da diesse in corsa

Da gregario a diesse

Si è notato, negli anni, come i grandi gregari siano poi diventati bravi diesse. Come se questo lavorare per gli altri li porti ad avere una naturale visione d’insieme.

«Sicuramente – conclude Marcato – uno che ha lavorato molto per gli altri è abituato a considerare la squadra come un insieme. Solo se hai provato certe cose in prima persona sai cosa vuol dire. Questo, una volta che ti siedi in ammiraglia, ti aiuta a sapere cosa stai chiedendo ai tuoi corridori».