Longo Borghini, la prima uscita e il mondiale dal divano

19.08.2023
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Per la prima volta nella sua carriera, Elisa Longo Borghini non ha partecipato al campionato del mondo. Difficile trovare certe statistiche nel ciclismo maschile e forse più in genere in quello contemporaneo, dove per un motivo o per l’altro può capitare di restare fuori: non fosse altro per le caratteristiche del percorso. Alla piemontese non era mai successo. Solo una volta era rimasta fuori dalla nazionale, per le Olimpiadi di Londra, e se l’era legata al dito. Questa volta però non c’è stato da recriminare su nulla, dato che il problema di salute che l’ha costretta al ritiro dal Tour non consentiva leggerezze o gesti eroici. Così Elisa ha seguito il mondiale da casa. Il suo punto di vista è il modo di rivivere la corsa di Lotte Kopecky e delle italiane, cercando eventuali punti di snodo che potrebbero esserci sfuggiti.

Fra le curiosità di quel giorno, domenica 13 agosto, c’è che Elisa è riuscita per la prima volta a riprendere la bici. La sua giornata perciò è iniziata con un’uscita assai blanda in compagnia di Jacopo Mosca (foto di apertura), reduce dal Polonia e in procinto di partire per il Giro di Danimarca, ed è poi proseguita sul divano.

Secondo Longo Borghini, un’azzurra sarebbe potuta entrare nella prima fuga, purtroppo nessuna c’è riuscita. Paladin ha provato a inseguire
Secondo Longo Borghini, un’azzurra sarebbe potuta entrare nella prima fuga, purtroppo nessuna c’è riuscita. Paladin ha provato a inseguire
Come è stato guardare il mondiale in tivù?

Strano. Li ho fatti tutti da quando sono passata elite. Anche nel 2013, quando ero caduta e mi ero fatta male, ma riuscii a recuperare in tempo. E sarei riuscita a farlo anche questa volta, se non li avessero spostati ad agosto. Però alla fine ho accettato la situazione. E’ capitato qualcosa fuori dal mio controllo, non ero arrabbiata. Mi è dispiaciuto perché mi vedevo in quel gruppetto davanti a dare legnate secche. Però se non si può, non si può. Se la salute non ti supporta, non puoi farci niente.

A che punto hai realizzato che avresti saltato il mondiale?

Ufficiosamente dal momento in cui mi sono ritirata dal Tour e abbiamo capito che la situazione era parecchio seria. Non sarebbe stato possibile recuperare.

Veniamo al mondiale. Non ti sembra che di base ci sia stata una lettura sbagliata del percorso? Perché parlare tanto di velocisti?

Per quanto mi riguarda, io avevo fatto l’europeo più o meno su quel percorso e non era stata una corsa per velocisti. Fra gli uomini era arrivato un gruppetto con Trentin, mentre la nostra gara arrivò in volata solo perché decidemmo di farla arrivare in volata. C’era stata davanti per tanto una fuga, poi un gruppettino, poi rimasi io da sola con Van der Breggen. Quindi per me era chiaro che con tutti quei rilanci e quegli strappettini, che sembrano tanto semplici ma alla fine segano le gambe, non sarebbe stata una gara per velocisti. Mi ha stupito veramente che tutti pensassero che potesse essere una gara per gente veloce. Era chiaro che sarebbe diventata una corsa durissima.

Il 7° posto di Chabbey è venuto per quella che Longo Borghini ha chiamato “corsa del morto”
Il 7° posto di Chabbey è venuto per quella che Longo Borghini ha chiamato “corsa del morto”
Prima fuga, nessuna azzurra dentro e Soraya Paladin che insegue da sola…

Avevo parlato con alcune ragazze della nazionale e ci eravamo dette che sarebbe stato buono essere in una fuga da lontano, soprattutto se costava poco e c’erano dentro dei buoni nomi, ad esempio un’olandese. E dei buoni corridori effettivamente sono andati via, ma noi non eravamo dentro e mi è dispiaciuto. Però alla fine è semplice parlare da casa, in corsa ci sono delle dinamiche che non conosco. Ho visto che Gasparrini ci ha provato, ma non è riuscita ad agganciarsi. Le sono mancati quei tre metri senza i quali saremmo a raccontare un’altra storia.

Anche perché dopo la corsa le prime ad essere dispiaciute erano loro…

Questo è poco, ma sicuro. In questa intervista potrò dire tutto, ma non mi troverete mai a criticare le mie compagne, perché ci tengo alla maglia azzurra e ci tengo a loro.

In tutte le loro parole prima e anche dopo, la tua assenza è stata il fattore che ha fatto la differenza, quasi sentissero che mancava chi avrebbe finalizzato il lavoro…

E’ un argomento difficile: potrebbe essere successo, non lo so. Sentir parlare della mia assenza, da un certo punto di vista mi è dispiaciuto. Sentire però che le persone o anche gli stessi commentatori rimpiangessero che non fossi lì, mi ha dato la carica per tornare al prossimo mondiale e pareggiare i conti. In ogni caso le ragazze avevano come riferimento Elena Cecchini, che corre in una squadra molto forte e conosce le dinamiche di corsa. Io sono più che altro il braccio e lei la mente. Io sto davanti di gambe, ovviamente uso anche il cervello, però non mi reputo una trascinatrice come lei.

Cecchini è stata la trascinatrice delle azzurre: se avesse ripreso Chabbey, la Longo è sicura, sarebbe entrata fra le top 10
Cecchini è stata la trascinatrice delle azzurre: se avesse ripreso Chabbey, la Longo è sicura, sarebbe entrata fra le top 10
A un certo punto è stato chiaro che il nostro leader fosse Silvia Persico.

E Silvia ha fatto vedere che c’era. Forse ha sprecato un po’ troppo seguendo i primi attacchi della Kopecky, che erano più dettati dal nervosismo. Magari poteva rimanere di più sulle ruote e far chiudere le altre, però anche in questo caso… Io stavo guardando la TV, lei solo sapeva come stavano le sue gambe e che cosa l’istinto le diceva di fare. Quindi se ha fatto così, un motivo forse c’era.

Che cosa hai pensato quando hai visto che Kopecky faceva il diavolo a quattro?

Si è visto dall’inizio che la Kopecky aveva una gamba che… sparecchiava e che era determinata a vincere questo mondiale a qualsiasi costo, più di tutte. Era pronta a morire sulla bici. Il motivo lo sa solo lei. Oltre al fatto di avere la maglia, secondo me c’era qualcosa di più forte che la spingeva a vincere quella corsa, qualcosa di personale. Quando vuoi così tanto una corsa, è perché hai qualcosa dentro che ti dà una spinta in più. Lei aveva le gambe, ma anche una cattiveria agonistica impressionante.

Longo Borghini ha capito dalle prime battute che Lotte Kopecky avesse dentro una spinta emotiva superiore: voleva vincere
Longo Borghini ha capito dalle prime battute che Lotte Kopecky avesse dentro una spinta emotiva superiore: voleva vincere
Il 2023 è l’anno in cui ha perso suo fratello …

Quando ti ritrovi in quelle situazioni, sei talmente determinata, che ogni cosa diventa possibile. Avrebbe strappato la maglia alla Vollering se fosse stato necessario…

Cosa hai pensato quando hai visto Elena Cecchini andare da sola in caccia di Chabbey?

Ho pensato che se fosse rientrata, avrebbero avuto una bella posizione di vantaggio. La Chabbey ha fatto risultato (settima all’arrivo, ndr) perché su un circuito così, se ti porti avanti, è vero che ti vengono a prendere, però ormai è la corsa del morto. Dietro la selezione è già fatta e non rientrano in tanti, quindi ho sperato che Elena riuscisse a ricucire, perché poi avrebbe fatto di sicuro una top 10. Infatti, quando è partita, ho detto: «Cacchio, brava Elena!». L’ha pensata bene, anche se non è riuscita a rientrare. 

Consonni e Balsamo, le più veloci, hanno tenuto finché è stato possibile…

Chiara ha corso sulle ruote, probabilmente era stato deciso così. Ha tenuto bene, ha fatto una bella gara. Elisa è stata intelligente e molto coraggiosa, perché quando ha capito di non avere le gambe per stare con le prime, ha provato ad anticipare con la Markus. Credo che per lei sia stata una buona prova, soprattutto dopo l’incidente e dopo un Tour de France in cui ha speso tanto.

A proposito di Tour de France, alcune azzurre sono arrivate al mondiale parecchio provate: forse le due corse erano troppo ravvicinate?

Bè, alla Kopecky è andata bene… Ovviamente se sei un’atleta di fondo e magari non sei una giovane che ha fatto Giro e Tour, allora può andare bene. Per chi è più maturo ed è abituato a carichi di lavoro importanti, il Tour de France è stato la miglior preparazione. Lo sarebbe stato anche per me, se avessi finito il Giro e non mi fossi ritirata anche dal Tour (sorride amaro, ndr).

Forse Silvia Persico rientra fra le più giovani che potrebbero averlo pagato?

Ho paura di sì, però mi potrei sbagliare. E’ ancora giovane, magari non sta facendo ancora dei carichi di lavoro super importanti. Ha fatto 10 giorni di Giro a tutta, poi due settimane per recuperare, poi di nuovo una settimana durissima al Tour. Anche solo guardando i miei dati su Training Peaks, nonostante io mi sia ritirata prima delle tappe più dure, avevo un TSS altissimo, perché andavamo ogni giorno a tutta. Quindi può essere che Silvia sia arrivata un po’ stanca al mondiale (il Training Stress Score è un numero che tiene conto della durata e dell’intensità di un allenamento e dello stress fisiologico che ha prodotto, ndr).

Sei stata per tutto il giorno sul divano?

Molto serenamente, con Jacopo che mi portava da bere e da mangiare. Più acqua che cibo, perché devo bere tanto. E poi facevamo i nostri commenti, le nostre valutazioni da divano, come due pensionati.

Silvia Persico è stata la leader delle azzurre e si è fatta trovare nei momenti giusti. Secondo la Longo, potrebbe aver pagato il Tour
Persico è stata la leader delle azzurre, ma secondo la Longo, potrebbe aver pagato il Tour
In conclusione, che mondiale è stato?

E’ stato un mondiale figo secondo me, perché diverso da quello che tutti si aspettavano. Gli sprinter come Philipsen e Wiebes saltati al primo giro. Da spettatrice è stato un bel mondiale da seguire. Si prestava a scatti e contro scatti. Non è stato per niente soporifero. Anche la gara degli uomini, che magari nelle prime ore… Invece hanno fatto un finale che è durato 150 chilometri e anche guardare le ragazze è stato molto coinvolgente. Ho guardato tutte le gare, mi sono fatta anche una certa cultura nel paracycling.

Sei uscita per la prima volta in bici il giorno del mondiale, come procede adesso il recupero?

Ieri ho ripreso sul serio con le tabelle di Slongo. Se guardo i lavori che devo fare, penso che li farebbe anche mia nipote, ma sono stata per due settimane senza allenarmi, con un intervento, gli antibiotici, dolori vari e ferite, quindi sono un po’ a pezzi, ma il morale è buono. Chissà che per il Romandia non si possa ricominciare a menare le mani…