Una tazza di camomilla e lo sguardo sul cucchiaino mentre la mescola. La stanza è silenziosa, oltre i vetri le palme ondeggiano per la brezza del tramonto. Garofoli è il più adrenalinico dei neoprofessionisti italiani e nel suo sguardo lampeggia spesso l’inquietudine. Tuttavia, dopo quello che ha vissuto nel 2022, sembra che si sforzi per tenerla a bada. La paura aiuta a crescere e la prospettiva di perdere tutto lo ha scosso più di quanto abbia dato a vedere.
«Come ho anche scritto in un post – dice – voglio ricordare il 2022 per la grinta che ho messo nel rientrare alle gare e l’impegno per farlo in ottime condizioni. Sono stati mesi difficili, ho avuto paura di dover smettere. Quindi porto con me il ricordo di un anno sicuramente importante, in cui ho capito che realmente voglio fare il ciclista. In un anno così difficile, ti passano tante idee per la testa. Rimarrà una grande esperienza su cui chiudo la porta, perché per fortuna è andato tutto bene. I controlli sono andati a posto e posso iniziare il nuovo anno tranquillo».
Maini racconta che ogni volta doveva raccomandarti di stare calmo.
Avevo quest’ansia, la grinta che rispecchia anche il mio carattere. Avevo la fretta di tornare subito e il disagio di aver perso una buona parte della stagione.
Fossi stato Amadori, avresti convocato Garofoli per i mondiali?
La mia convocazione non è stata presa in considerazione, giustamente, perché non ho fatto gare e le convocazioni dovevano essere fatte in anticipo rispetto alla corsa che ho vinto in Puglia. Normalmente non si convoca un ragazzo a scatola chiusa, anche per rispetto degli altri. Condivido appieno la scelta di Marino. Magari se il mondiale si fosse corso in Europa, si sarebbe potuto aspettare di più, vedere come stava Garofoli e poi si sarebbe potuto decidere. Però dovendo fare le convocazioni a scatola chiusa, le decisioni prese sono state più che giuste.
TI sei fermato alla Coppi e Bartali di marzo, sei rientrato e hai vinto in Puglia a metà settembre.
E’ stato emozionante. Rivedi tutto quello che hai passato nell’ultimo anno e l’impegno che ci hai messo. Non è stata la vittoria in sé, ma tutto il percorso che c’è stato dietro. E’ stato il modo di dire: «Okay, ho lavorato bene, sono veramente contento di quello che ho fatto!».
Nonostante un anno così balordo, è arrivato il contratto con la WorldTour: ti ha meravigliato?
E’ stato una sorpresa. Era previsto se fosse stato un anno normale, ma in queste condizioni era tutto in dubbio. Non si sapeva neppure se avrei potuto correre ancora, quindi logicamente anche il mio contratto era in forse. Invece poi, parlandone, è arrivata questa bella notizia. Comunque sia, se questo passaggio non si fosse realizzato, per me sarebbe stata l’ennesima sconfitta del 2022. Per fortuna la squadra ha creduto in me nonostante tutto, quindi sono qua e sono veramente felice.
Quale sarà il posto di Garofoli? Ti toccherà portare le borracce?
Nemmeno quelle, sarò ancora più indietro. Sono il classico giovane che dovrà fare la gavetta, sia pure con un occhio di riguardo. Farò esperienza, è giusto che sia così. E’ ovvio che proverò a farmi vedere, mi sto allenando bene, penso a fare tutto nel migliore dei modi per venire fuori. Questo è l’obiettivo. Però non arrivo sicuramente con delle pretese, entro in punta dei piedi, poi semmai saranno i risultati a parlare.
Milesi, Germani, Piganzoli: quelli del 2002. C’è competizione tra voi?
Avendo praticamente saltato il 2022, non ho mai corso con loro. Sarebbe stato bello fare insieme il Tour de l’Avenir, ma purtroppo non si è potuto. Quando corriamo insieme scatta qualcosa, fin da juniores c’è sempre stata rivalità. Correvamo in quattro squadre diverse, era normale che ci fosse questo agonismo. Andando avanti però, si è mitigato, perché tutto intorno è cresciuto il parterre. Prima c’eravamo solo noi 4-5, sempre i soliti. Adesso ce ne sono 100, quindi è tutto diverso. Oggi siamo amici. Io sono felice se loro vincono, ma se ci troviamo in gara nessuno si risparmia.
Tutti vi aspettano, ti pesa?
Non ci penso tanto. Il peso più grande, le aspettative più grandi sono quelle che mi metto da solo, non quelle che mi mettono le altre persone. Io sono un ragazzo molto ambizioso, sono sempre stato così. Fin da bambino volevo fare sempre di più. Non trovavo mai pace. Non mi fermavo mai, ero sempre alla ricerca di qualcosa. Chi si ferma è perduto. Ero così a scuola e anche a calcio. Ho una mentalità per cui voglio essere il migliore in quello che faccio. Questo forse me l’ha tramandato anche la famiglia. Ho un bel rapporto con nonno e mio padre. Nonno ha fondato l’azienda di famiglia e a modo mio anche io ho sempre avuto questo spirito da imprenditore.
In questi sei mesi senza bici, hai pensato alla tua vita fuori dal ciclismo?
Non ci ho mai pensato, ero molto triste. Sinceramente non è stato un bel periodo e prima di vedermi in azienda, continuavo a pensare che la mia strada fosse questa e non volevo essere da nessun’altra parte. Avrei dovuto risistemare tutta la mia vita. Per fortuna non è successo, ora sono nel mondo del professionismo, si inizia a fare sul serio e voglio fare i miei passi da solo.
Classiche o Giri?
Personalmente mi attirano di più le corse a tappe, ma credo che sarà tutto molto lungo. Strada facendo, vedremo anche quale sarà il mio reale livello. Ho vent’anni, posso ancora crescere, posso fare tante cose. L’inverno sta passando abbastanza tranquillo, sto facendo tanto fondo per costruire le basi, che mi serviranno per tutta la stagione. Comunque sia ci tengo a fare subito bene e a partire con il piede giusto. Dopo un anno in cui ho fatto praticamente 10 gare, non voglio più perdere tempo.
Germani parte dal Tour Down Under, tu cosa farai?
Il programma prevede che parta dal Provenza, però potrebbe esserci anche qualche cambiamento. Ho sentito Lorenzo, mi ha detto dell’Australia. Io ho chiesto di non andarci.
Come mai?
Dopo le esperienze passate e il brutto Covid che ho preso, ho sperato di non fare gare troppo lontane, con sbalzi di temperatura e lunghi viaggi. Meglio fare un inizio abbastanza tranquillo per andar forte semmai più avanti e quindi per il momento sono stato accontentato.
Cosa diresti se Amadori ti convocasse fra gli U23?
Dipende dalla stagione che farò. Nel 2022 non ho avuto l’opportunità di fare nulla e sarebbe allettante, non solo il mondiale magari anche un Tour de l’Avenir o corse di questo tipo. Bisognerebbe parlare con la squadra e programmare tutto. Però non dico affatto che lo snobberei.