Chiamatelo Highlander, ma Domenico Pozzovivo è davvero un invincibile. Ancora una volta il lucano ha vinto l’ennesima sfida con se stesso e con la sorte. Si è rialzato. Lo avevamo lasciato alla sesta tappa del Giro d’Italia. Se ne tornò a casa per una caduta rovinosa.
Il corridore della Qhubeka-Assos al Giro di Svizzera è stato il primo italiano, sesto, e ieri è stato autore di una cronometro stratosferica. E, come vedremo, poteva essere in lotta per il podio.
Domenico come è andata da quelle parti?
Bene dai. Certo, è stata una settimana di passione. Avevo un male terribile alle costole. Ma ci tenevo molto a venire qui. Anche se il gomito ancora non era a posto.
Al netto della caduta nella corsa rosa, il Giro di Svizzera era in programma?
Se proprio non era in programma era comunque un’ipotesi.
E quando hai deciso di esserci?
Eh è una storia lunga – e qui davvero ci sarebbe da mettersi a sedere con le mani sotto al mento ad ascoltare – Dopo la caduta del Giro avevo una prognosi di un mese. Impossibile poterci solo pensare. Avevo una sublussazione al muscolo della spalla. Qualche giorno dopo ho fatto un allenamento su strada con un braccio a mezzo servizio ed è stato anche un allenamento impegnativo, con dei lavori in salita. Ho sentito subito che la gamba era buona. Molto buona. La condizione del Giro non era sparita. La speranza era che potesse migliorare la condizione del gomito, come di fatto è andata. Quello che invece era anomalo era il dolore alle costole.
Come mai?
Perché risentivano del grande incidente di quasi due anni fa: sono andato a toccare i punti dove c’era la frattura, avevo subito un trauma pneumotoracico e per questo il recupero era, anzi è, più lungo.
Come hai superato di fatto quella prognosi?
Dovevo stare a riposo totale, ma dopo due giorni ero già sui rulli. Tanto ormai ero esperto a pedalare sui rulli in quelle condizioni! – ci scherza persino su Pozzovivo – Dopo la prima visita, il medico mi disse che mi avrebbe rivisto dopo nove giorni. Era talmente gonfia, piena di acqua, che non ha potuto visitarmi. Nel week-end successivo, come detto, ho provato ad uscire su strada e mi sono accorto che la gamba era buona così ha iniziato a balenare in me l’idea di partire davvero per il Giro di Svizzera. Ne ho parlato con il diesse, ma senza dire nulla in giro. Il martedì successivo a quell’uscita il medico ha notato il miglioramento. Io nel frattempo avevo fatto del linfodrenaggio, in pratica vivevo in costante fisioterapia. E lui mi ha detto: allenati e vedrai che fra due settimane avrai meno dolore.
Mamma mia Pozzo, che dire: chapeau…
A quel punto ho deciso di andare sull’Etna, perché in Svizzera il tempo era brutto e soffrivo anche di più nelle mie condizioni, mentre laggiù era ottimo per allenarsi in vista dello Svizzera. Che poi anche in questo caso tutto è stato molto rocambolesco: sarei voluto andare sullo Stelvio, ma ancora era chiuso, in più avevo anche la prima dose del vaccino del Covid da fare. Lo avevo prenotato dopo il Giro convinto che tanto sarei stato libero. Quindi l’ho fatto al volo prima di andare sull’Etna.
Senti, ma tua moglie, la tua famiglia cosa ti dicono quando vedono che fai queste imprese al limite fra tenacia e “pazzia”?
Eh, sono talmente abituati che non mi dicono nulla. Sono contenti. Sanno quello che c’è dietro. Mia moglie con quel braccio inutilizzabile mi aiutava a fare tutto. Lei era sicura che avrei fatto lo Svizzera.
E sei anche andato forte…
A crono ero sicuro che non avrei avuto problemi: ero da solo. Semmai i problemi li ho avuti di più nella prima di cronometro. Quel giorno era bagnato e per non rischiare nulla nelle curve ho perso molto, mentre il resto dei numeri erano buoni. Peccato che nella seconda tappa in discesa c’è stata una frattura del gruppo e abbia perso 2’15”, ma anche in quel caso non ho voluto rischiare. Quello è il distacco che mi ha precluso il podio.
E ieri a crono, tra l’altro molto particolare con un passo da scalare e da riscendere, hai chiuso settimo…
Mah, un po’ me lo aspettavo di passare in cima coi primissimi e di perdere qualcosa discesa. Sì, sono andato bene. Immaginavo che andasse molto forte Uran: era tutta in quota e lui, colombiano, a quelle altezze va bene.
Che bici hai usato?
Quella da crono. Il 95% ha usato questa bici. Qualcuno ha fatto altre scelte. E’ stata particolare quella di Rui Costa: in salita ha usato quella da strada e in discesa quella da crono. Evidentemente si sentiva sicuro così.
E adesso che programmi hai?
Dopo lo Svizzera correrò al campionato italiano. Poi farò una pausa e proseguirò con il programma iniziale che non è cambiato e che prevedeva la Vuelta. A luglio andrò in altura. Lo Stelvio sarà la mia seconda casa e sono già pronti ad accogliermi! Poi cercherò di sistemare questi dolori e di ripristinare al meglio la mobilità del gomito. Prima dell’incidente al Giro andava abbastanza bene. Adesso in effetti sono un po’ troppo storto e mi fa male vedermi così.
Come è stato vedere il Giro dalla Tv?
Eh – sospira Pozzovivo – Stavolta è stata dura. Sapevo cosa valevo e il fatto di avere una buona forma ancora significa che avrei fatto bene. Le tappe del Giro le ho guardate tutte. Per fortuna che gli ultimi giorni del Giro sono coincisi con il ritiro sull’Etna e già avevo l’obiettivo dello Svizzera che è stato un buon diversivo. Mi è già successo altre volte di vivere una situazione così, ma questa volta ho un rimpianto in più. Ho subito altri due interventi durante l’inverno e dopo la Tirreno non mi ero mai espresso su livelli decenti, mentre al Giro stavo bene. Avevo lavorato tanto.
Cosa è successo di preciso al Giro?
Guarda è questo il rimpianto. Tutto è avvenuto in un momento di tranquillità. Sai, c’è una caduta perché c’è nervosismo in gruppo, okay… ma finire a terra per i fatti tuoi mentre risali il gruppo nei primi due chilometri di gara è difficile da accettare. Ero sulla destra, Caicedo si è toccato con un altro corridore e la sua bici mi è volata addosso. Una fatalità in una situazione di zero rischi.
Potevi salite sul podio?
Nei primi cinque sì, sul podio non penso. Anche se non mi piace fare calcoli a posteriori. Okay Bernal ha vinto, ma Damiano (Caruso, ndr) ha fatto una corsa incredibile e anche Yates. No, stare nella “top five” non era follia
Cosa salvi sin qui?
Che con la schiena va bene. Anche sotto sforzo quasi non ho avuto problemi, come invece mi era successo a marzo. Ho sempre fatto molti esercizi di postura. E poi salvo il feeling con le crono. Incrociamo le dita per la Vuelta!