Quando la scorsa settimana FDJ ha accolto nella sua sede le atlete più rappresentative della FDJ-Suez per il lancio della stagione 2025, probabilmente tutti speravano ma non potevano essere certi che Demi Vollering avrebbe vinto al debutto la Setmana Valenciana. Invece l’olandese, staccando il primo giorno Anna Van der Breggen di cui aveva preso il posto tre anni fa alla guida della SD Worx, ha subito ribadito di essere sbarcata in Francia per vincere.
Stephen Delcourt non potrebbe essere più soddisfatto. Il general manager della squadra francese, con cui avevamo stabilito ottimi rapporti negli anni di Marta Cavalli alla FDJ-Suez, si è ritrovato di colpo nelle tasche il necessario per allestire uno squadrone e ora osserva quanto fatto e quanto invece si può ancora fare.
«Il 2025 per noi è una stagione speciale – dice – la numero 20 di questa squadra. La storia del team nasce da una grande passione, direi da un sogno e noi vogliamo portarla avanti allo stesso modo. L’abbiamo fondata nel 2006 con l’ambizione di sviluppare il ciclismo femminile e ora abbiamo la visibilità che pensiamo di meritare, anche se i nostri sponsor vogliono di più e hanno puntato su un progetto a lungo termine. Quando abbiamo composto l’organico di ragazze straordinarie per questa stagione, abbiamo messo nel mirino grandi corse come la Parigi-Roubaix o il Tour de France. Una grande squadra deve avere grandi obiettivi».
La scadenza del progetto per ora è il 2028.
Quello è il termine entro il quale ci piacerebbe aver vinto tutte le grandi gare del calendario. Abbiamo 18 ragazze, assieme a loro affronteremo un gruppo di rivali che si è molto rafforzato. Se guardiamo a cosa è successo lo scorso inverno nel ciclismo femminile, non possiamo che definirlo un momento emozionante. Ora in ogni squadra ci sono delle grandi leader. Al UAE Tour abbiamo visto quanto si sia rinforzata il UAE Team Adq con l’arrivo di Elisa Longo Borghini. La SD Worx sarà la solita grande avversaria, con il ritorno di Anna Van der Breggen. Ma non dimentichiamo l’organico della Canyon//Sram Crypto, che ha l’ultima vincitrice del Tour de France e ha preso la nostra Ludwig. Molte altre squadre stanno crescendo, come la Visma che ha preso Pauline Ferrand-Prevot.
Un momento di forte sviluppo per tutto il movimento?
La cosa più importante è che possiamo essere davvero felici per il ciclismo femminile. Ci sono molte squadre che possono recitare ad altissimo livello e noi siamo fiduciosi perché abbiamo costruito questa squadra con tre leader straordinarie come Muzic, Vollering e Labous e compagne di squadra altrettanto eccezionali.
Per il ciclismo femminile si annuncia una stagione più combattuta rispetto a quella maschile oppure credete di poter dominare il gruppo?
Non credo che saremo al livello di fare quel che accade da qualche tempo con Tadej Pogacar. Non mi piacerebbe essere una squadra killer che ammazza le corse, abbiamo grande rispetto per le altre, anche perché alcune hanno fatto la storia del ciclismo femminile. Di certo però sappiamo che ci saranno forti rivalità, che mi aspetto molto accese già da Omloop Het Nieuwsblad e Strade Bianche.
Vollering, Labous e Muzic: quanto sarà complicato metterne d’accordo tre?
La prima cosa che abbiamo fatto, quando abbiamo deciso di contattare Juliette Labous e Demi Vollering, è stato parlare anche con Evita Muzic. Volevamo che fosse tutto chiaro, ma anche capire come possano stare insieme e completarsi. Dopo aver fatto tutti i nostri colloqui faccia a faccia, è stato facile immaginare che possano farlo. Prima di tutto perché sono donne straordinarie e poi perché abbiamo 18 corridori che saranno in grado di dare loro supporto e affiancarle. Quello che è successo in Australia lo dimostra. Abbiamo iniziato la stagione vincendo due corse con Ally Wollaston, dimostrando che siamo in grado di vincere le gare del WorldTour anche senza le tre leader.
Non ci sono soltanto loro, insomma…
Mi reputo davvero fortunato ad avere due atlete come Jade Wiel e Vittoria Guazzini che hanno accettato di estendere il loro contratto fino al 2028. Questo è il modo migliore per lavorare ed era il nostro obiettivo. Non ho fatto tutto da solo. Ne abbiamo ragionato con gli allenatori e con i direttori sportivi. Abbiamo un gruppo di lavoro con cui scambiamo idee e poi abbiamo iniziato a confrontarci con Evita, Juliette e Demi sin da novembre. Non volevamo decidere per loro.
Le squadre si sono rinforzate, i budget aumentano: l’obiettivo è arrivare al livello e il modo di correre degli uomini?
Tutti hanno voluto muoversi sul mercato e questo ha sicuramente creato sofferenza nei team più piccoli. Ci siamo rinforzati perché dopo un po’ tutti hanno deciso di contrastare lo strapotere della SD Worx. Ora ogni team ha un grande staff, sono rimasto colpito da come si è riattrezzata la UAE. E’ molto buono per il nostro sport. E’ facile immaginare che più o meno tutti abbiano avuto un aumento dei budget e questo ha permesso a di ingaggiare le grandi leader. Ora bisogna aspettare e vedere le prime gare, ma credo sia importante che le ragazze continuino a correre con l’istinto del combattente senza pensare alla televisione e senza aspettare le indicazioni via radio dei direttori sportivi. Se continuano così, non ho paura per il futuro.
Questa crescita dei team va di pari passo con la crescita delle organizzazioni oppure si rischia uno strappo?
E’ un argomento importante, anche sul fronte della sicurezza. Abbiamo bisogno che tutti siano della stessa dimensione. Se ci sono gli organizzatori e non i corridori, non c’è gara. Corridori senza organizzatori, non c’è gara. Per questo è importante sedersi allo stesso tavolo. Condividere tutto ciò di cui abbiamo bisogno per ottenere la massima visibilità. Condividere i problemi e gli sponsor, essere una cosa sola. Per questo dico che non mi piacerebbe ammazzare le gare e le altre squadre. Abbiamo bisogno di un ciclismo forte.
Anche se andiamo fuori tema, cosa pensi di quello che è accaduto fra gli uomini all’Etoile de Besseges?
Esempio giusto, non sono d’accordo su questa situazione e spingo davvero tutti gli attori del ciclismo a ragionarci sopra. A pensare insieme al futuro, perché se continuiamo così, nessuno vorrà più correre perché lo riterrà troppo pericoloso. E nessuno vorrà più organizzare gare, perché la pressione da fuori sta diventando troppo alta. Questo è il momento di parlare faccia a faccia e di prendere una decisione insieme.