Abbiamo fatto una piacevole chiacchierata con Cristiano De Rosa, toccando diversi temi, non ultimo la sponsorizzazione del Team Green Project-Bardiani CSF-Faizané.
Uno sguardo al futuro e alla voglia di vivere un progetto italiano concreto, senza dimenticare la storia. La voglia e l’entusiasmo di fare parte di questo ciclismo moderno che tanto fa appassionare, come non succedeva da tempo.
«Stiamo vedendo un ciclismo talmente bello, spettacolare e con degli attori superbi, che meriterebbe davvero il pagamento di un biglietto». Questa frase dice molto della passione di Cristiano De Rosa.
Quanto è importante per De Rosa una sponsorizzazione come quella del Green Project-Bardiani-CSF-Faizané?
Per De Rosa investire in una squadra italiana è fondamentale. Se poi consideriamo che il progetto dei Reverberi è lungimirante, lo è sotto molti punti di vista, allora dico che la sponsorizzazione diventa importantissima. Lo dico con forza e con passione. Credo in questo bel progetto, considerando anche che De Rosa non ha iniziato da oggi a seguire i team. Personalmente mi occupo delle sponsorizzazioni dal 1985 e il primo supporto tecnico di De Rosa risale al 1972. Serve un progetto credibile, servono dei capitali da investire e qui c’è tutto questo, con una importante connotazione italiana.
Quindi si torna a parlare in modo concreto di una connotazione italiana nel mondo del ciclismo?
Il ciclismo anglosassone è ben definito, grazie a tanti capitali che sono stati investiti, ma anche per merito di un progetto a lunga gittata e di idee concrete. Tante parole, ma anche tanti fatti. E’ quello che serve a noi: arrivare al dunque, senza per forza dire le solite cose. Nel progetto dei Reverberi ci sono degli sponsor importanti e un produttore di bici che ci crede. E poi si vuole investire sui giovani e sulla qualità.
Giovani: perché tanti vanno nelle squadre estere?
I giovani migrano principalmente perché in Italia non ci sono stati dei progetti veri e propri a lungo termine e questo si riflette anche sugli sponsor. Noi arriviamo da tre anni di sponsorizzazione al Team Cofidis, che è tornato a crescere e nel World Tour proprio grazie ad un progetto credibile. I ragazzi vanno via dall’Italia perché vedono delle opportunità e allora mi viene da pensare, che è ora di tornare a creare delle opportunità anche qui in Italia. Il ciclismo professionistico ha sempre parlato italiano e lo zoccolo duro parla molto italiano ancora oggi.
Eppure De Rosa è un’azienda conosciuta ovunque…
Nel mondo c’è voglia di italianità, ma c’è anche la necessità di valorizzare le sponsorizzazioni tecniche. De Rosa esporta le bici in 38 Paesi, abbiamo un team professionistico anche nel Nord Europa, la Bingoal e costantemente facciamo delle azioni di marketing in Asia, tramite i distributori. Per un’azienda come la nostra è fondamentale alimentare la cultura ciclistica e farlo anche nel Paese di nascita. Non è una questione di patriottismo, ma non mi va di pensare solamente che un marchio come il nostro deve per forza investire solamente al di fuori dell’Italia. Bisogna metterci la faccia.
Quindi è ancora possibile investire in Italia e in un team italiano?
E’ possibile e bisogna farlo. Voglio fare un esempio riprendendo una considerazione del presidente del colosso Nippo, all’epoca della nostra sponsorizzazione della Nippo-Vini Fantini. Nippo scelse di sponsorizzare in Italia per imparare dagli italiani, sicuri di condividere dei valori di qualità, cultura e un’ottima scuola. E’ passato qualche anno, neppure troppi a dire la verità, ma questa considerazione è più che valida e attuale.
Quanti e quali squadre pro’ avrete per il 2023?
Due squadre maschili pro’ e due femminili.
Volendo fare una sovrapposizione, la sponsorizzazione del Team Green Project-Bardiani-CSF-Faizané è paragonabile a qualcun’altra della storia De Rosa?
Ogni sponsorizzazione e ogni approccio che si ha con team è una cosa a sé. Al termine del progetto si possono fare dei paragoni, dei confronti e delle sovrapposizioni, ma solo alla fine, non all’inizio. Si impara qualcosa ad ogni esperienza e si porta a casa qualcosa di buono dopo ogni partnership.
Quante bici avrà in dotazione la squadra dei Reverberi e quali modelli?
Ad ogni atleta verranno fornite 5 biciclette: 4 da strada e una da crono. I modelli saranno Merak, SK e la Disco TT03 per le cronometro e poi vedremo durante l’anno, la ricerca, lo sviluppo ed i test non si fermano.
In che modo viene deciso il modello di bici da destinare al corridore?
Si cerca di fare un’analisi del corridore, delle sue caratteristiche e in base alle valutazioni fatte con il tecnico del team viene identificata la bicicletta giusta per l’atleta.