GIRONA (Spagna) – Siamo nella terra natale (la Catalunya) dell’attuale campione spagnolo a cronometro, David De La Cruz del Q36.5 Pro Cycling Team. Siamo ormai lontani dalle corse, dai momenti di maggiore agonismo e pressione, vicinissimi al periodo di meritato riposo. Quale miglior momento per fermarsi a bere un caffè con un professionista? David De La Cruz, 35 anni, corridore molto intelligente e preparato sulla tecnica della bici, appassionato del mezzo meccanico e minuzioso nella valutazione dei dettagli.
Più che il World Tour manca un Grande Giro e in particolare è mancata l’adrenalina della Vuelta, la corsa di casa, ma la speranza di esserci nel 2025 è viva. E poi c’è l’organizzazione e le disponibilità del Team Q36.5, una compagine pazzesca che ha poco da invidiare a tante squadre World Tour.
Cosa è cambiato rispetto agli anni scorsi, dal WorldTour alla categoria professional?
L’unico aspetto negativo è legato al calendario e nello specifico il fatto di non aver messo in programma un Grande Giro. Questo mi è mancato tantissimo (De la Cruz ha corso in team WorldTour dal 2015 al 2023, ndr). Paradossalmente non ho visto molte differenze, soprattutto per quello che concerne l’organizzazione ed i materiali.
Vuoi dire che il Team Q36.5 è paragonabile ad una WorldTour?
Assolutamente. Tutti i materiali che abbiamo a disposizione sono super top e all’avanguardia, con un’ampia scelta, soprattutto per quello che riguarda l’abbigliamento. Siamo coinvolti nei processi di sviluppo e per me è uno stimolo ulteriore a fare bene. Pensa agli sponsor di peso, ai nomi come Scott, Breitling e USB, Q36.5, Sram, Zipp. Tanta roba, alcune squadre WorldTour non hanno questa qualità. E poi siamo seguiti in ogni singolo passo e richiesta.
Ti riferisci a preparazione, allenamento, nutrizione, eccetera?
Esattamente, la struttura e l’organizzazione si basa su una WorldTour a tutti gli effetti. A monte c’è un progetto importante e se l’obiettivo è quello di far evolvere lo stesso progetto, oggi come oggi non si può improvvisare.
Perché ti è mancato così tanto non fare un Grande Giro?
Quando sei un corridore professionista, il tuo lavoro è allenarti e gareggiare, rispettare i programmi del team e farti trovare pronto quando è il tuo momento. Entrano in gioco anche le motivazioni e personalmente correre un Grande Giro è lo stimolo più grande, un motivo per allenarti di più e meglio, una spinta ulteriore e fare sempre qualcosa in più.
Come si dice, il Grande Giro ti cambia. E’ così?
E’ così, se pensi di essere arrivato al 100 per cento, ti rendi conto che dopo una grande corsa a tappe, vai ancora più forte, un fattore che contribuisce a spostare l’asticella più in alto.
Eppure avete fatto una prima parte della stagione con un buon calendario!
Tirreno-Adriatico, Giro di Svizzera e altre corse WorldTour, ma non una gara di tre settimane. Un calendario completo e buono fino alla fine della primavera e poi una seconda parte di stagione un po’ scarica. Una competizione di tre settimane è un boost per la testa, la condizione fisica e per l’immagine del team.
Sei contento del tuo rendimento in questa stagione?
Sono abbastanza soddisfatto, sono riuscito nell’intento di portare a casa la maglia di campione spagnolo a cronometro, anche se ripeto, sono convinto che il mio rendimento è stato condizionato dalla mancanza di una corsa a tappe come Giro, Vuelta e Tour.
Campionato Nazionale a crono. Perché questo obiettivo ad inizio stagione?
Mi piace la disciplina e poi è stata una scommessa quando a dicembre 2023 ho firmato ufficialmente con il Team Q36.5 e mi hanno dato la Plasma, la bici da crono di Scott. Al manager ho detto, con questa bici porto a casa la maglia di campione di Spagna.
La gara alla quale non vorresti mai rinunciare?
La Vuelta. Ci sono tre competizioni che mi danno adrenalina, la Parigi-Nizza, La Vuelta e la Vuelta Catalunya che per me è la gara di casa, io sono fiero di essere catalano.
In Spagna sei a casa, una motivazione in più?
Chiaro, come pensare ad un corridore italiano che partecipa al Giro. Il tuo ambiente, la tua gente e si parla la stessa lingua. La gente ti riconosce e fa il tifo, ti incita, fai fatica, ma sei anche nella tua zona comfort.
Siamo alla fine della stagione. Come sarà il tuo inverno?
Sono uno di quei corridori che ha la necessità di staccare completamente dalla bici, che non significa stare tutto il giorno sul divano. Sento bisogno di fare qualcos’altro. Vado a correre a piedi ad esempio, non per fare la maratona o testarmi. Semplicemente perché mi piace farlo, mi fa stare bene e mi piace. Quando inizio di nuovo ad avere bisogno della bicicletta, quella necessità di pedalare che va oltre l’allenamento, allora risalgo in sella con serietà, perché è quello il momento più giusto per farlo.