Cozzi, un diesse dei pro’ tra gli U23. Come va la sua Tudor?

21.07.2023
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VERRAYES – Un direttore sportivo dei professionisti tra i dilettanti, o meglio tra gli under 23. E’ Claudio Cozzi, tecnico della Tudor Pro Cycling, incontrato sulle strade del Giro della Valle d’Aosta. La sua ci è sembrata una presenza insolita. E forse lo è stata anche per lui. Di certo Cozzi è interessato e divertito da questa “nuova” esperienza con la continental del suo gruppo.

Claudio Cozzi (classe 1966) direttore sportivo della Tudor, per l’occasione in ammiraglia con gli U23
Claudio Cozzi (classe 1966) direttore sportivo della Tudor, per l’occasione in ammiraglia con gli U23
Claudio ma cosa ci fai qui?

Eh – ride Cozzi – è una nuova avventura. E’ la prima volta che li guido in corsa. Non conoscevo bene i ragazzi. Li avevo visti solo qualche volta in allenamento questo inverno in ritiro. Sono molto soddisfatto perché hanno una buona mentalità e soprattutto noto che cercano di correre bene.

Come sta andando questa stagione per voi Tudor in generale? Siete nuovi come team professional, più esperti tra gli under 23.

Penso che abbiamo iniziato bene. Abbiamo anche ottenuto qualche risultato importante già prima di quello che ci aspettavamo. Sapevamo che non sarebbe stato un anno facile partendo con solo qualche ragazzo di esperienza e tanti giovani. Sapevamo che c’era da lavorare e che li avremmo dovuti aspettare e portarli nella giusta direzione.

De Kleijn, Pellaud che è tornato alla vittoria, Voisard… un bel colpo per essere al primo anno tra le professional.

Sì, sì, ma infatti va bene così. De Kleijn è stata una grandissima sorpresa per me, perché lo conoscevo poco, ma è davvero un buon velocista che può migliorare ancora un po’.

Primo anno tra le professional per la Tudor e già 8 vittorie, 3 delle quali firmate dal potente sprinter olandese De Kleijn
Primo anno tra le professional per la Tudor e già 8 vittorie, 3 delle quali firmate dal potente sprinter olandese De Kleijn
Le grandi squadre hanno tutte il team development e anche voi siete qua con la squadra under 23: ma è davvero così importante crearsi un bacino interno?

La maggior parte dei ragazzi che abbiamo noi in prima squadra vengono dalla development. E’ una bella realtà che li porta a crescere nel modo giusto e ad arrivare al momento opportuno al  professionismo. Per quanto riguarda i nostri, soprattutto quelli impegnati al Valle d’Aosta, dobbiamo aspettare un po’ perché sono di primo o di secondo anno. Quindi hanno 19 o 20 anni. Sono ragazzini, ma hanno voglia di imparare.

Hai detto che hanno una buona mentalità e voglia d’imparare. Spiegaci meglio.

Sono interessati, curiosi, fanno domande. Per esempio il Valle d’Aosta è un’università per i giovani che devono fare esperienza. E’ una gara dura, esigente anche nelle discese. Una gara che richiede sacrifici… però quando escono da qua lo fanno con un buon bagaglio. Ci mettono della memoria e delle buone informazioni per crescere. Al Valle, per esempio, era importante la gestione: sulle strade aostane se non sai amministrarti e vai oltre il tuo limite ci metti un attimo a perdere tanti minuti. E con loro ho spinto molto su questo aspetto.

Cosa può dare un diesse abituato al grande professionisti ai ragazzi?

Per prima cosa ho cercato di conoscerli, ascoltando anche i consigli che mi ha dato il responsabile della squadra development. Poi parlando con loro, soprattutto prima di arrivare qua, ho cercato di capire il loro carattere, il loro modo di stare in corsa, le loro qualità, le loro caratteristiche. E per ognuno di loro abbiamo stabilito un programma per la corsa, con una strategia che hanno seguito perfettamente. E questo mi piace perché corrono come squadra, si aiutano. A turno vengono a prendere le borracce… e lo fanno nei momenti gusti, senza sprecare energie.

I Tudor al centro della foto (di A. Courthoud) si sono ben comportati al Valle d’Aosta. Donzé ha chiuso 15° nella generale
I Tudor al centro della foto (di A. Courthoud) si sono ben comportati al Valle d’Aosta. Donzé ha chiuso 15° nella generale
La vecchia scuola…

Ogni sera parliamo e dopo aver fatto il briefing del mattino prima della corsa li vedo molto attivi: chiedono, si informano, vogliono sapere cosa è meglio fare in quel punto, dove è meglio prendere le borracce, cosa fare in quest’altro punto…

Quindi vale anche il contrario: sono loro che danno a te?

Credo proprio di sì. Sono tutti ragazzi molto intelligenti, non è come quando ho iniziato io, che c’erano pochi i laureati. Ma non perché all’epoca erano stupidi, ma perché c’erano meno possibilità e si cresceva prima per certi aspetti. Loro invece hanno più di possibilità di studiare, pertanto si ha a che fare con persone che hanno una certa cultura e bisogna saperli approcciare. Ho 57 anni, ma devo tornare a quando ne avevo 25 per cercare di relazionarmi con loro veramente. Devo aggiornarmi, essere al passo coi tempi. Una volta ci dicevano: “Tu fai così”. E noi zitti e muti. Oggi invece gli devi spiegare perché devono fare così.

Claudio, hai detto che per ognuno di loro avete studiato un programma. Cosa significa? Ci fai un esempio?

Per esempio Robin Donzé è un buon climber. Gli ho detto: “Questa settimana, proviamo a vedere dove puoi arrivare. Ci poniamo una top 20 per tutte le tappe di salita. Impara a gestire la corsa. Quando sei in salita e sei al limite, cala qualche watt e prendi il tuo passo. Se ne hai, negli ultimi 2 chilometri vai full gas”. Ebbene, questo ragazzo tutti i giorni ha fatto questo e spesso negli ultimi due chilometri ha recuperato posizioni. Sto cercando di insegnarli a conoscersi sostanzialmente.

Elia Blum a inizio luglio è diventato campione svizzero U23, prima vittoria di peso per la Tudor U23
Elia Blum a inizio luglio è diventato campione svizzero U23, prima vittoria di peso per la Tudor U23
Un lavoro di pazienza e mirato al lungo termine?

Esatto, vederlo nei primi 15 finali è stato un buon obiettivo, tanto più che è la prima volta che questi ragazzi affrontano un percorso simile con altimetrie che superano abbondantemente i 3.000 metri di dislivello. 

In effetti quest’anno sono andati molto forte: ti aspettavi un livello simile in questa categoria?

Premessa, io sono un appassionato di ciclismo, quindi quando sono a casa vado a vedere gli allievi, gli juniores, gli under 23, poi leggo, mi informo… Vedo gli ordini d’arrivo, i dati e mi aspettavo un livello alto. Anche nei pro’, se togli quella manciata di fenomeni…

Quindi i soliti Roglic, Pogacar, Van Aert, Vingegaard e Van der Poel?

Esatto, tolti loro poi ci sono 50-60 corridori che sono quasi alla pari e possono giocarsi la corsa. Segno che il livello medio si è alzato per i discorsi che facciamo sempre: materiali, vestiario, alimentazione… Penso all’allenamento: una volta era generalizzato, adesso è specifico per ogni corridore. E questo discorso vale anche qui in parte.