Bertizzolo, la pista e poi l’Australia verso Fiandre e Parigi

30.12.2023
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OLIVA (Spagna) – Sofia Bertizzolo è tornata in pista. Ovviamente non per prendersi un posto nel quartetto, ma per allenarsi in vista del Tour Down Under. Ce lo ha raccontato Chiara Consonni, per cui una delle prima cose quando la bassanese del UAE Team Adq ci raggiunge, è strapparle una risata raccontando la giornata a Montichiari.

«Nessuna idea di Coppa del mondo – ride – ma è vero che prima del ritiro, ho fatto un rientro in pista. Chiaramente, sono andata senza interferire con quelli che preparavano gli europei. E’ un allenamento che ti salva dal freddo, riesci a fare lavori specifici in bici e nel caso mio che devo anticipare tutto è stato l’ideale. Insomma, era martedì e stava nevicando quasi dappertutto a bassa quota. Ci siamo trovati là in 50 corridori e ho pensato: “Sofia, che brutta idea!”. Invece è venuta fuori una giornata molto ordinata. Villa e i suoi collaboratori sono stati molto disponibili, credo che ci tornerò».

Il primo tricolore del quartetto, Sofia lo vinse nel 2014, stesso anno dell’europeo juniores su strada a Nyon e dell’argento ai mondiali di Ponferrada. Il secondo lo conquistò nel 2015 (con Barbieri, Cavalli e Balsamo) e con le stesse ragazze conquistò il campionato europeo ad Atene, poi sterzò verso la strada. Nel 2019 centrò il quarto posto del Fiandre a 22 anni e oggi è una delle colonne della UAE. Sofia è diretta e schietta. A volte con sano realismo dice che prima o poi tanta schiettezza le si ritorcerà contro.

Nel 2015 ad Atene, Bertizzolo campionessa d’Europa juniores del quartetto con Cavalli, Balsamo e Barbieri
Nel 2015 ad Atene, Bertizzolo campionessa d’Europa juniores del quartetto con Cavalli, Balsamo e Barbieri
La squadra è cambiata tanto. Marta Bastianelli ha smesso e due ragazze come Gasparrini e Consonni ti hanno indicato come riferimento.

Bè, questa è una cosa che mi piace sentire dalle ragazze. Ho 26 anni, non è che abbia tanta esperienza più di loro, però mi rendo conto che appartengo alla generazione che ha vissuto il prima e dopo. Nel male e nel bene, l’anno di svolta per noi è stato il 2020, almeno io ho avuto questa percezione. Da lì in poi c’è stata una spinta incredibile, perché durante il lockdown le donne si sono appassionate al ciclismo.

Come mai ti vedono così?

Forse perché ho una personalità forte. Pretendo, ma sono la prima che le difende quando hanno ragione. Per loro voglio il meglio, mentre da me pretendo la capacità di capire quando una giovane si trova di fronte a una situazione che non conosce, per potergliela spiegare. La difficoltà più grande quando sono passata è che nessuno mi ha spiegato niente.

Quest’anno Bertizzolo ha accelerato la ripresa dato che debutterà al il 15 gennaio al Tour Down Under
Quest’anno Bertizzolo ha accelerato la ripresa dato che debutterà al il 15 gennaio al Tour Down Under
Com’era prima del Covid?

Non c’erano le competenze, non c’era il materiale umano, non c’erano i soldi. I direttori sportivi di 5-6 anni fa erano appassionati, quasi nessuno aveva corso e avevano una visione a volte giusta, a volte sbagliata, ma non professionale. Adesso chiaramente il livello si è alzato, anche perché è un lavoro che dà le risorse per campare. Non è più dilettantismo.

Tempo fa hai detto di aver scelto un ruolo di supporto perché sei forte in salita ma non abbastanza, sei veloce ma non abbastanza. Qual è il tuo spazio?

Sono molto obiettiva con me stessa e con la squadra. Faccio bene il mio lavoro ed è ovvio che le possibilità di trovare il mio spazio si riducano, specialmente se sei onesta (perché non tutti lo sono). Le classiche sono le corse che mi piacciono di più, perché lassù conta l’esperienza. Tante ragazze iniziano a costruirsela e poi dimenticano tutto. Le pressioni, i rapporti… Tenersi un piccolo bagaglio ti fa arrivare lassù già pronta. Sono gare con tante dinamiche e difficilmente finiscono con una volata di gruppo, quindi quello è il mio spazio. Invece nelle corse a tappe, mi dedico a chi cura la generale, oppure tiro le volate per la velocista. Nelle tappe intermedie si può cogliere l’occasione, anche da noi sta cambiando…

Settima all’Emilia, Bertizzolo si è arresa agli scatti di Cavalli e Ludwig. Nel 2023 per lei 58 giorni di corsa
Settima all’Emilia, Bertizzolo si è arresa agli scatti di Cavalli e Ludwig. Nel 2023 per lei 58 giorni di corsa
Che cosa?

Abbiamo visto al Tour de France, che non ho corso, che le gare stanno prendendo questa piega. Vengono premiate le fughe, perché sta diventando tutto più impegnativo. Le distanze aumentano, per cui chi vuole puntare alla generale non può fare le tappe di montagna a tutta, dal chilometro zero all’arrivo. Quindi anche tra noi ormai c’è la distinzione fra chi va per la tappa e chi per la generale. Fino all’anno scorso, prima che tornasse il Tour, era tutti contro tutti dall’inizio alla fine. Adesso sta cambiando.

Hai corso con tecnici come Riis e Arzeni, ora è arrivata Cherie Pridham: è positivo che a guidare una squadra di donne ci sia finalmente una donna?

Non cambia niente, perché il capo deve meritarsi il suo posto. A me fa specie quando ci si pone questa domanda, perché non vedo dove sia il problema. Cherie devo ancora conoscerla, finora l’ho vista solo in due occasioni, ma il mio approccio è lo stesso. Forse l’unica cosa che cambia davanti a un diesse è capire se abbia corso oppure no. Se sono a tutta, uno che ha corso sa quando può chiedermi di tenere un minuto di più. Però, dal punto di vista del ruolo della donna, io sono molto contenta che la squadra si stia muovendo così.

Bertizzolo è tesserata con le Fiamme Oro, con la cui divisa corre le gare di campionato italiano
Bertizzolo è tesserata con le Fiamme Oro, con la cui divisa corre le gare di campionato italiano
Nella maggior parte dei team ci sono ancora uomini nei posti di responsabilità.

Però mi rendo anche conto che stiamo passando a una generazione in cui le atlete smettono e poi rientrano. Penso a Giorgia Bronzini, non so Tatiana Guderzo, oppure Marta Bastianelli che potrebbe avere un ruolo nelle Fiamme Azzurre. Spero che non se la lascino scappare.

Pensi che Marta sarebbe un buon direttore sportivo?

No (ride, ndr), perché lei sente la gara, non la legge. Ha qualcosa di unico, se fai un meeting la sera prima magari non la inquadra, poi arriva in finale e non sbaglia un colpo. Guarda il rapporto dell’avversaria e capisce cosa succederà. E’ una cosa che non puoi spiegare. Mentre il mio approccio è più tecnico. Abbiamo i mezzi per studiare i percorsi e il meteo. Non guardo ogni chilometro, però penso che avere una buona conoscenza ti faccia correre meglio e salvare tante energie. Forse io avrei l’impostazione per fare il direttore sportivo, mentre Marta avrebbe più carisma nel parlare alla radio. 

Nel 2019 a 23 anni, Bertizzolo arriva 4ª al Fiandre: esulta così per la vittoria della compagna Bastianelli
Nel 2019 a 23 anni, Bertizzolo arriva 4ª al Fiandre: esulta così per la vittoria della compagna Bastianelli
Quando ha annunciato il ritiro, eri la più commossa…

Siamo state compagne di squadra per la prima volta nel 2019, per entrambe la prima esperienza fuori dall’Italia. Marta è una persona molto carismatica. Dice sempre: «Uno schiaffo e una carezza». E ha ragione, con me ha funzionato. E’ una persona alla mano. Se sul camper c’è qualcosa da pulire o mettere a posto, lei è sempre là che si dà da fare.

Che stagione vorresti per Sofia Bertizzolo?

Vorrei rivincere, dopo essermi sbloccata al Romandia (foto di apertura, ndr). Come si dice? Vincere aiuta a vincere. Ma penso che il sogno di ogni sportivo sia l’Olimpiade. Il mio obiettivo sono le classiche, potrei trovare soddisfazione personale e insieme dare un segnale al commissario tecnico. Che poi le Olimpiadi sballino il calendario, perché il Tour e i mondiali vengono spostati è un altro discorso. Quindi per il momento vado in Australia a preparare le classiche. L’obiettivo è doppio: far vedere il mio nome e far vedere che so lavorare per la squadra. Ho delle compagne di squadra italiane che giustamente vogliono giocarsi il posto per Parigi e sarò pronta ad aiutarle come loro lo faranno con me. 

Dopo aver corso i mondiali di Wollongong e gli ultimi europei nell’Italia di Sangalli, ora l’obiettivo è guadagnarsi le Olimpiadi
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Aver fatto quarta al Fiandre ed essere stata prima fra le U23 dà un feeling particolare con la corsa?

E’ rimasta la mia corsa preferita. All’inizio odiavo certi percorsi, poi mi sono resa conto che era un limite di conoscenza da parte mia e della squadra. Ho fatto il primo Fiandre con 7 di pressione e l’ho finito che non mi si aprivano più queste tre dita che avevo rotto da piccola. Ho dovuto aprirle con l’altra mano perché erano paralizzate. Quindi è ovvio che non puoi avere un buon feeling nel momento in cui prendi le bastonate, ma all’epoca nessuno fu capace di insegnarmelo. Quando invece capisci i segreti, allora ti regoli di conseguenza e diventa la tua gara preferita. E’ dinamica, può cambiare in ogni momento. Il bello del ciclismo è che non sai come va a finire. Sai che è dura, sai che fredda, sai tutto quello che vuoi. Però penso che dalla parte del tifoso sia la più bella. Io non ho dubbi.