Ormai le partenze per Parigi sono già iniziate: se quelle degli atleti si susseguono in base al calendario, i vari entourage sono già all’opera spesso in loco. E’ chiaro che questa edizione dei Giochi Olimpici (la prima con lo stesso fuso orario italiano, cosa che non avveniva addirittura dal 1992 a Barcellona) ha dal punto di vista logistico indubbi vantaggi, basti pensare a quel che riguarda l’alimentazione dei corridori.
In cucina tutto da solo
Mirko Sut, chef della Lidl-Trek è ancora una volta al seguito della nazionale, a lui il compito di fornire tutto il necessario alle nazionali della mountain bike e della pista, mentre strada e crono avranno un altro chef. Parliamo al singolare non a caso: «Siamo da soli per curare l’alimentazione della squadra, un po’ come avviene alle corse e questo si può fare avendo contatti molto stretti con la struttura logistica che ci ospita e i suoi rappresentanti. Io ho iniziato a sentirli già da molte settimane, ho fatto presente le nostre esigenze e soprattutto ho già ricevuto tutte le indicazioni necessarie per avere la materia prima, che dovrà essere fresca e di prima qualità».
Questo è uno dei vantaggi di gareggiare a Parigi, a due passi dal nostro Paese, quindi dovendosi portare da casa molto meno di quello che avveniva nelle ben più lunghe trasferte delle passate edizioni: «A Tokyo era tutto molto più complicato (foto di apertura, ndr), chiaramente abbiamo dovuto spedire tantissimo materiale, dalle forme di parmigiano alla pasta tanto per fare due esempi. In Francia è tutto molto più semplice anche perché non trovi solo i prodotti delle grandi catene di distribuzione, ma anche quei brand con cui siamo più avvezzi a lavorare, magari più piccoli ma di qualità ottima e comprovata».
Cercando sempre qualcosa di gradevole
Sapere che una persona sola si occupa in cucina dell’alimentazione di tante persone per certi versi stupisce, considerando anche che vengono da realtà ciclistiche diverse e che hanno magari proprie esigenze specifiche volute dai nutrizionisti che li seguono. Eppure per Sut sembra tutto molto semplice: «Molti di questi corridori li conosco da anni, basti pensare a Ganna con cui ho condiviso il primo mondiale 10 anni fa, quand’era ancora junior. Poi due quarti della squadra d’inseguimento sono con me alla Lidl-Trek, so di molti non solo le esigenze, ma anche i gusti e se si può dare qualcosa di gradevole che serva anche al morale seppur inserito nella dieta, è un aiuto in più. I ragazzi al buffet trovano comunque le giuste proporzioni di carboidrati, proteine e verdure, sempre».
Attenzione a questo avverbio finale, perché stiamo parlando della pista, quindi significa che i tempi sono sfalsati per chi gareggia: «E’ vero, è forse la disciplina più difficile da seguire dal nostro punto di vista, si lavora a ciclo continuo perché c’è chi ha la gara al mattino, chi al pomeriggio. Oltretutto lavorare sempre con prodotti freschi richiede tempo, ma fa parte del gioco».
Lavoro a ciclo continuo
Per questo è fondamentale per Sut essere pienamente coordinato con i tecnici: «In base agli impegni e alle fasce orarie si stabiliscono i pasti sin dalla colazione. Oltretutto essi cambiano anche in base alla specialità e non sono solo legati alle gare, ma anche agli allenamenti. Bisogna prestare molta attenzione e calendarizzare ogni giornata fin nei minimi dettagli».
Per affrontare tutto ciò serve una grande passione e Sut, che ha anche seguito la sua squadra al Tour de France tornando un po’ prima per riuscire a staccare la spina almeno per qualche giorno, ammette che a spingerlo c’è innanzitutto l’amore per la maglia azzurra: «I corridori a lungo andare diventano amici, ti senti con loro e quando vincono è come se avessi vinto tu. Per questo l’avvicinamento ai Giochi è vissuto con un’adrenalina pazzesca. E’ un gruppo molto unito, come una grande famiglia e siamo tutti, ognuno nel suo, loro in gara e io in cucina, tesi verso l’obiettivo».
Una valigia carica di… speranze
Per questo anche da parte sua può arrivare una testimonianza valida di come sia l’atmosfera nella squadra: «Sono tutti carichi a molla, con un’incondizionata fiducia verso il cittì e verso i propri compagni. Rispetto a tre anni fa c’è una responsabilità diversa, quello che è stato fatto a Tokyo non verrà mai cancellato ma è chiaro che tutti guardano ora ai nostri. Ma è altrettanto chiaro che si va a Parigi per far bene. Tutti, me compreso…».