Ballan 2021

Ballan, oggi sarebbe possibile un altro… Ballan?

21.10.2021
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Qualche giorno fa, chiacchierando nell’ambiente è rispuntato fuori un assioma: «Al giorno d’oggi Alessandro Ballan non sarebbe passato professionista, così avremmo perso un Giro delle Fiandre e un campionato del mondo». Un concetto che in sé riassume un tema che stiamo portando avanti da tempo, quello dell’eccessiva fretta che pervade il ciclismo attuale che brucia corridori in età ancor prematura e che è all’esasperante ricerca di talenti sempre più giovani.

Non potevamo non affrontare l’argomento chiamando in causa lo stesso Ballan, al quale raccontiamo il piccolo episodio trovando in lui piena conferma: «E’ verissimo, io ho fatto 6 anni da dilettante e sono passato pro’ a 25 anni, nel 2004, quando ormai non ci speravo più».

Come mai una militanza così lunga?

Ci sono varie ragioni. Nei primi due anni ebbi grandi problemi a un ginocchio, persi in pratica le stagioni dovendomi operare due volte. Poi la maturità e subito dopo arrivò il servizio militare. In due anni feci 28 gare, davvero pochine per mettersi in mostra. Quei due anni però mi avevano preservato dall’attività forsennata, iniziai a fare il corridore seriamente nel nuovo secolo, fra la Trevigiani e la Cyber Team. Il problema è che ormai mi consideravano vecchio per il passaggio.

Ballan Fiandre 2007
Alessandro Ballan in trionfo al Giro delle Fiandre 2007, battendo nello sprint a due il belga Hoste
Ballan Fiandre 2007
Alessandro Ballan in trionfo al Giro delle Fiandre 2007, battendo nello sprint a due il belga Hoste
Che cosa accadde allora?

Si interessò Wilier, il patron della squadra che provò a sondare il terreno e non gli dirò mai grazie abbastanza. Alla fine trovò un contatto con la Lampre, ma il mio approdo nel ciclismo che conta ebbe un inizio quasi grottesco.

Dai, racconta…

Io mi ero messo l’animo in pace tanto è vero che avevo iniziato a lavorare come imbianchino. Un giorno ero in cima alla scala a passare la tinta, squilla il telefono e dall’altra parte sento: «Ciao, sono Fabrizio Bontempi, della Lampre, volevo proporti un incontro per domani…». Non lo feci neanche finire: «Sì, va bene, bello scherzo…» e misi giù. Quando lo dissi al datore di lavoro, quasi mi tirò giù dalla scala. Io neanche conoscevo Fabrizio Bontempi, lui mi disse chi era. Richiamai subito e il giorno dopo firmai il contratto.

Non pensi che l’ingaggio prematuro di Remco Evenepoel abbia rivoluzionato il modo di reclutare corridori nel ciclismo attuale?

Sicuramente, il problema è che come Evenepoel o lo stesso Pogacar ce ne sono pochissimi, ma adesso ci troviamo di fronte a un’esasperazione nella ricerca del talento sempre più precoce. Il problema è che di questa esasperazione i corridori sono vittime, ma i protagonisti sono tanti: diesse, procuratori, genitori stessi. Tutti tesi a far andare i ragazzi sempre più forte col rischio di bruciarli. Quanti ottimi allievi e juniores non sono neanche arrivati al professionismo? Quanti Ballan ci siamo persi per strada?

Fabrizio Bontempi 2007
Fabrizio Bontempi, a destra, diesse della Lampre con Ballan dopo il Fiandre e in mezzo il patron Sergio Galbusera
Fabrizio Bontempi 2007
Fabrizio Bontempi, a destra, diesse della Lampre con Ballan dopo il Fiandre e in mezzo il patron Sergio Galbusera
E’ un sistema che copia tantissimo quanto avvenuto nel calcio…

Sì, ma ci sono differenze tecniche molto importanti. Faccio un esempio: Evenepoel al primo anno ha partecipato alla Clasica di San Sebastian e l’ha vinta. Perché? Se guardiamo i suoi dati non è mai andato in soglia. Un altro della sua età, se provava a fare la stessa cosa, prendeva una bastonata solenne, che gli restava dentro e magari gli avrebbe tarpato le ali. Non dobbiamo dimenticare che parliamo di un fenomeno assoluto, ma molti lo dimenticano.

Secondo te il problema è legato alla funzione dei procuratori?

Sì, ma non solo. Per me è assurdo che vadano a cercare e mettere sotto contratto corridori che sono ancora allievi. In questo modo non rendi un servizio al movimento, cerchi solo la gallina dalle uova d’oro… Il ciclismo non fa sconti e l’ho capito sulla mia pelle sin da subito…

In che modo?

Un altro esempio: quando ero junior feci abbastanza punti per accedere alla compagnia Atleti dell’Esercito. Eravamo 100 in tutto, ma almeno 70 di essi avevano punteggi migliori dei miei, il che significa che erano andati meglio di me. Di quelli passarono pro’ in 15 e solo 5 ebbero una carriera durata almeno 6 anni…

Evenepoel San Sebastian 2019
Evenepoel in fuga alla Clasica di San Sebastian 2019. Un fenomeno che ha fuorviato il movimento
Evenepoel San Sebastian 2019
Evenepoel in fuga alla Clasica di San Sebastian 2019. Un fenomeno che ha fuorviato il movimento
Era un altro ciclismo?

Probabilmente sì, ma parliamo di meno di vent’anni fa. Io da junior mi divertivo, pensavo a correre, ma con la testa di un giovane di quell’età, la mentalità professionistica venne dopo, in maniera seria. Oggi invece vedi tutti con cardiofrequenzimetro, Srm, tabelle, nutrizionista, a quell’età è sbagliato.

E’ un problema generale o italiano?

Abbiamo visto che un po’ in tutte le Nazioni c’è la ricerca del campione precoce, ma credo che in Italia sia troppo esasperata. Oggi un caso come il mio è praticamente impossibile, puoi forse accedere a una continental, ma poi è difficile progredire. Gli osservatori dei team WorldTour d’altronde non guardano neanche le gare dei team continental, vanno direttamente sugli under 23 se non addirittura gli juniores. Gli stessi under 23, dopo un paio d’anni nella categoria sono già considerati vecchi. Non c’è più la buona abitudine di aspettare la maturazione di un atleta.

Secondo te la Federazione può fare qualcosa?

La Fci può fare molto, ma molto possono fare anche le stesse società giovanili, pensando a tutelare gli atleti e a insegnargli il mestiere, non solo a cercare i campioni da far passare per avere poi immagine, sponsor, soldi. E’ un sistema che va rivisto dalle fondamenta e tutti devono metterci del loro.