Quattro chiacchiere con Robert Spinazzè, una vita tra i filari del ciclismo

09.06.2024
7 min
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Robert Spinazzè è molte cose. Patron della Spinazzè Group SPA di San Michele di Piave in provincia di Treviso, azienda che produce pali in cemento per la vigne (e non solo). Ex corridore. Ma forse, soprattutto, grande appassionato di ciclismo, tanto da essere partner di squadre WorldTour da ormai diversi anni.

L’abbiamo raggiunto al telefono per farci raccontare com’è nata questa passione e come la sta portando avanti, da Peter Sagan fino alla nuova formazione che avrà come main sponsor Red Bull.

La bottiglia per la vittoria del Giro 2022 di Hindley, celebrato anche in apertura
La bottiglia per la vittoria del Giro 2022 di Hindley, celebrato anche in apertura
Robert, com’è nata la tua passione per il ciclismo?

Il ciclismo è sempre stata una passione di famiglia. Mio papà ha avuto la prima squadra dilettantistica, la TiEsse-Spinazzè, a inizio anni ‘80 ed è stata una rivoluzione per l’epoca. Siamo stati i primi ad impostare una squadra giovanile seguendo gli stessi standard dei professionisti, con i ritiri, grande attenzione a figure dello staff impensabili all’epoca, come per esempio i cuochi. Abbiamo anticipato quelli che sono venuti dopo, subito dopo di noi ha seguito il nostro esempio la Zalf. Se non sbaglio siamo ancora la squadra dilettantistica plurivittoriosa in un anno, con 82 vittorie in una sola stagione. Io poi, cresciuto in un ambiente del genere, mi sono fatto influenzare in prima persona e ho corso fino al primo anno dilettanti, da junior gareggiavo con Cipollini.

Da qui però in grande salto nel ciclismo WorldTour. Com’è andata?

Abbiamo deciso di fare il grande salto nel 2014 con la Cannondale. Erano gli anni d’oro di Sagan, che conoscevo da tempo perché al suo primo anno da pro’ abitava qui, a meno di un chilometro dall’azienda. Poi siamo stati due anni al fianco della Tinkoff di Sagan e Contador. E lì, al fianco di Oleg Tinkov, ho capito come muovermi in quel mondo, capendo dove e come investire. L’esperienza maturata in quei primi anni mi ha permesso di affrontare meglio i successivi 10 in Bora-Hansgrohe. Come in tutto, anche in questo lavoro occorre maturare esperienza che arriva dopo un po’ di tempo.

Come vanno le cose con la Bora?

Da loro ho trovato una forte apertura nei nostri confronti, fin dall’inizio mi hanno detto: «Si cresce assieme. Se cresci tu, cresco anch’io». E questo atteggiamento mi ha dato grande fiducia. Con loro si è creata una sinergia che va al di là della singola gara e mi ha fatto intraprendere ancora con più passione la sponsorizzazione. Ho imparato per esempio che io, come piccolo sponsor, magari non posso pretendere di vedere il nome nelle gare più importanti della stagione, ma ho altri 11 mesi a disposizione per farmi notare meglio. Decine di altre gare o occasioni dove invece sono molto più visibile.

Cos’altro?

Ho capito anche che non serve voler stare vicini solo ai grandi campioni, anzi. Voglio dire, personaggi come Sagan e Contador sono sempre pieni di gente attorno, invece è giusto cercare l’interazione con gli atleti del team magari meno noti. I gregari, i giovani, come anche con lo staff, i meccanici, i cuochi eccetera. Ho capito che io potevo trovare il mio spazio avendo un occhio di riguardo lì dove c’è molta meno attenzione. E questo mi ha dato moltissime soddisfazioni, perché da lì partono le sinergie lavorative che poi ti portano dove magari non immaginavi neanche.

Bottiglie personalizzate per Ralf Denk, manager della Bora-Hansgrohe, e Willi Bruckbauer, fondatore di Bora
Bottiglie personalizzate per Ralf Denk, manager della Bora-Hansgrohe, e Willi Bruckbauer, fondatore di Bora
Si sente spesso dire che sponsorizzare le squadre di ciclismo è un investimento a perdere. Nel tuo caso c’è solo passione o hai anche dei ritorni effettivi in termini di business?

La passione è la molla che ti permette di entrare più facilmente in quel mondo, per me che mastico ciclismo da tantissimi anni è qualcosa di immediato. Nella sponsorizzazione con Bora portiamo avanti due brand, che sono l’azienda principale Spinazzè e la cantina Terre di Ger. Le strade del ciclismo passano spessissimo per i miei impianti, per le vigne dei miei clienti, e per me questo è importantissimo. Negli ultimi anni abbiamo realizzato due opuscoli in cui parliamo del nostro lavoro attraverso le corse.

Due opuscoli?

Uno che riguarda le corse del Nord e che abbiamo chiamato “Inside Cobbles”, immaginando i nostri pali di cemento come fossero fatti di pavè. Abbiamo seguito un mese di campagna ciclistica raccontando i corridori, i contadini, il territorio e gli ambienti in cui lavoriamo, perché abbiamo tantissimi clienti nella campagna tra Belgio e Olanda. La stessa cosa abbiamo fatto al seguito del Giro d’Italia, alternando figure del ciclismo e vittorie della squadra con interviste ai nostri contadini. A ben vedere fanno una vita molto simile a quella dei corridori, sempre all’aria aperta con ogni tipo di meteo facendo sacrifici per ottenere un risultato. Questo ci ha dato un grande riscontro sul mercato, perché adesso tutti ci riconoscono come “quelli del ciclismo.”

E la cantina?

Con Terre di Ger produciamo l’olio di oliva che diamo ai corridori e il vino usato per tutti gli eventi della squadra. Tutto questo nell’arco di diversi anni porta a consolidare la nostra posizione. E ora posso dire che tutto quello che investo poi mi rientra in diverse forme.

Non è più un segreto che tra poco la squadra cambierà main sponsor, come sono stati i primi contatti con Red Bull?

Sì, a inizio luglio entrerà ufficialmente Red Bull, ma devo dire che si sono mossi in modo molto intelligente, in punta di piedi. E’ un’azienda incredibile per l’organizzazione, certamente c’è molto da imparare. Comunque il concetto di crescere assieme che c’è stato in Bora rimane. Sono alla ricerca di situazioni durature e stabili anche tra i partner, vogliono continuità che è quello che vogliamo anche noi. Sicuramente la nuova squadra avrà una costruzione dal basso, senza nomi altisonanti, ma puntando di più sul vivaio a cominciare dagli juniores e U23. L’obiettivo è far crescere in casa atleti che possano garantire una prospettiva futura, com’è giusto che sia. Noi abbiamo il contratto fino al 2027 per terminare il decennio della squadra WorldTour, poi si vedrà.

I corridori della Bora-Hansgorhe sono parte della famiglia
I corridori della Bora-Hansgorhe sono parte della famiglia
In tutti questi avrai sicuramente molti aneddoti da raccontare…

Aneddoti moltissimi, ma quello che più mi è rimasto è l’aver fatto amicizia con quasi tutti i corridori che ho incontrato. In particolare con Maciej Bodnar col quale ancora ci sentiamo spesso e poi, certo, non posso non citare Sagan. Lui è nato ciclisticamente qui a 500 metri dalla fabbrica, l’ho visto fin dai suoi primissimi giorni in Italia. Conoscevo molto bene Bruseghin e altri che si allenavano con lui. Mi raccontavano che quando facevano le sfide durante le uscite, tipo fare una salita col 53, lui vinceva sempre, anche se aveva 6-7 anni meno di loro. Da lì ho capito subito che aveva qualcosa in più. Sono stato anche per due anni sponsor della sua academy, la squadra giovanile che ha fondato a Žilina, la sua città natale.

Altri episodi?

Un altro bellissimo ricordo che ho è quando durante il Giro del 2017 ho ospitato una ventina di quei ragazzi con i genitori nella mia cantina, li ho portati prima a vedere il passaggio della corsa a Ca ’del Poggio poi in hotel a conoscere i corridori e tutto lo staff. Sono sicuro che per loro è stato un fine settimana indimenticabile.

Le immagini di questo articolo provengono tutte dalla gallery Facebook di Robert Spinazzé e della sua azienda.