Il nuovo corso di Sidi fra marketing e grandi artigiani

20.09.2023
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MISANO ADRIATICO – Massimiliano Mirabella è il nuovo direttore marketing di Sidi, inserito in azienda all’inizio della scorsa primavera. L’incontro di cui vi raccontiamo si svolge nella rutilante e calda atmosfera di Italian Bike Festival, dove le aziende sfoggiano il meglio delle collezioni. Il mondo del marketing è cambiato così tanto che, mentre un tempo le fiere erano il momento per tirare fuori le novità, nell’era di internet c’è una fiera ogni giorno. Per cui siamo sommersi quotidianamente di novità e dei relativi embargo: date limite prima delle quali è vietato mostrare quel che si vede.

In casa Sidi si può parlare di tutto, perché la chiara intenzione è quella di tenere aperte le porte e mostrare il lusso aggiunto del marchio: la produzione interna che consente ogni tipo di personalizzazione. E’ chiara la volontà di portare modernità dove il punto di forza è invece rappresentato dalla tradizione. Il passaggio di Paolo Bettini e il confabulare su un modello di scarpini dà l’idea dell’interazione fra azienda e utenti.

Nello stand di Sidi all’Italian Bike Festival l’intera collezione, da spiegare a curiosi e appassionati
Nello stand di Sidi all’Italian Bike Festival l’intera collezione, da spiegare a curiosi e appassionati
Di cosa ha bisogno un’azienda radicata come Sidi?

Parliamo di una realtà che ha tradizione e la capacità unica di fare prodotti. Siamo qui per continuare il suo percorso e ampliarlo. Il bello di Sidi è la sua storicità, portata avanti da maestranze che sono da anni in azienda e hanno la capacità di creare oggetti pensati per durare nel tempo. Sono loro il valore che vogliamo preservare.

In quale misura la spinta dei marchi stranieri costringe un marchio di tradizione ad accelerare o cambiare strada?

Noi abbiamo la nostra direzione, cioè quella di continuare a produrre una scarpa di estrema quantità, che ti consenta nel tempo di avere una migliore esperienza di pedalata. Vogliamo mantenerla e abbiamo la fortuna di avere un patrimonio di atleti che ci consente costantemente di sviluppare prodotti. Quando sono in ufficio, ogni settimana passa qualche leggenda del ciclismo.

I campioni sanno valutare meglio un prodotto?

C’è una rete di testimonial privilegiati che hanno diverse competenze e diverse esperienze per i vari settori. Abbiamo anche tester che sono persone normalissime, perché bisogna ascoltare tutte le istanze. Le informazioni che riusciamo a raccogliere si traducono nel prodotto. Altre aziende hanno processi più lunghi, perché devono spedire il lavoro dall’altra parte del mondo. Qui c’è un andirivieni costante, quindi si riesce a lavorare su dettagli microscopici che però fanno una grandissima differenza.

Quanto dura la gestazione di un nuovo modello?

Anche un paio d’anni, proprio perché c’è la lunga fase dello sviluppo. In altri mondi, tipo quello della moto, può durare anche tre anni, perché ci sono più stampi da fare.

Invece a livello di marketing, quali sono i valori che si vogliono legare a Sidi?

Non siamo qua per stravolgere Sidi, proprio perché ci piace quello che Sidi ha sempre rappresentato. Quindi l’idea è mantenere questa grandissima capacità di realizzare scarpe che non siano soltanto alla moda, ma offrano comfort e soluzioni a chi va in bicicletta. Negli anni Sidi ha portato soluzioni poi riprese da tutti. La prima tacchetta aggiustabile, i primi rotori, la prima suola in carbonio… Erano le istanze dei ciclisti e la nostra azienda ha trovato le soluzioni. L’idea è continuare in quella direzione, quella di un prodotto di valore fatto per durare nel tempo, che porti veramente un beneficio.

Sidi