L’appuntamento dopo l’allenamento slitta leggermente, perché Antonio Puppio non è tipo che prende alla leggera nessuna giornata di bici, che sia di preparazione o di gara. E’ fatto così, anzi questa si sta rivelando la sua forza. L’avevamo lasciato all’indomani del terzo posto al Trofeo Piva, quando si cominciava a scoprire l’universo Ayuso, ma da allora ne è passata di acqua sotto i ponti perché Puppio ha sperimentato anche il ciclismo dei campioni e lo ha fatto assaporando anche qualche piccola soddisfazione.
Il corridore di Samarate, stagista alla Qhubeka, è reduce dal Giro di Danimarca, che doveva correre in aiuto delle volate di Giacomo Nizzolo (due podi per il campione europeo) ma che ha chiuso con un 4° posto nella classifica dei giovani, vinta, come quella generale, da un certo Remco Evenepoel. Al solo citarlo la voce si esalta: «Che campione, è lo stesso che ho ammirato lo scorso anno alla Vuelta a Burgos: ha una grandissima conoscenza dei suoi mezzi, una straordinaria forza fisica e mentale. In Danimarca ha fatto quello che ha voluto…».
Anche tu però non te la sei cavata mica male…
Sì, mi sono trovato a mio agio, so che non ho fatto nulla di particolarmente eccezionale (26° nella generale, ndr), ma credo che la corsa abbia rispecchiato il mio potenziale. D’altronde non ero partito con ambizioni particolari, sapevo che dovevo lavorare per Giacomo, ma alla fine ho sempre tenuto il ritmo dei più forti, finendo nel loro gruppo e questo mi soddisfa.
Che corsa è il Giro di Danimarca?
Sono 5 tappe di cui una contro il tempo, tutte abbastanza pianeggianti, senza particolari asperità. Il livello di corsa però era particolarmente alto, con 6 squadre World Tour. La cosa che mi è piaciuta di più? Il clima, si stava intorno ai 20 gradi e sentendo quale fosse la calura in Italia, direi che mi è andata bene…
In questa stagione hai fatto un po’ il pendolo fra l’attività under 23 e qualche capatina fra i professionisti, hai anche assaggiato il clima delle Classiche del Nord (Danilith Nokere Koerse e e Bredene Koksijde Classic, entrambe portate a termine), come ti stai trovando?
Sono due mondi molto diversi: nelle gare pro’ la fatica è tanta, soprattutto nel finale anche solo per tenere il ritmo, ma quel che cambia è l’approccio. Si parte con un progetto studiato a tavolino e si prova a portarlo a compimento. Nelle gare U23 c’è molta più anarchia, si costruisce la gara in base a quel che capita, specialmente in quelle di livello nazionale devi essere bravo a saper cogliere l’occasione, spesso è questione di attimi che dividono la vittoria dalla sconfitta. E’ una lotta per sopravvivere…
Tu sei uno stagista, ma in squadra che cosa dicono di questa tua prima stagione?
Sono soddisfatti, sanno quel che posso fare e finora mi sono sentito molto appoggiato, soprattutto dallo staff. La cosa che più apprezzano è che mi adatto alle varie situazioni di corsa e ai vari percorsi: vado bene soprattutto sui tracciati misti e i chilometraggi lunghi non mi spaventano.
E Antonio Puppio è soddisfatto di se stesso?
Notevolmente, credo di essere stato efficiente sin dall’inizio di stagione, ho fatto anche qualche buon piazzamento, ma per essere davvero contento vorrei che da qui al finale di stagione arrivasse anche quella vittoria che concretizzerebbe i miei progressi.
Il tuo programma prevede ora più gare under 23 o ancora qualche presenza tra i pro?
Fino al Giro del Friuli saranno solo gare di categoria ed è lì che vorrei emergere, poi il resto del programma devono ancora comunicarmelo.
Nei tuoi sogni è facile immaginare che ci sia un contratto professionistico: che cosa serve per farli diventare realtà?
Sono sincero, devono coincidere tanti fattori, non basta solo il singolo risultato o anche una serie di buone prestazioni. E’ chiaro però che l’obiettivo è quello…