Campenaerts, l’ardore di chi ha rischiato di smettere

23.05.2021
4 min
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Ripartiamo da Verona, ti va? Victor Campenaerts si gira e fissa perplesso. Ha appena vinto la tappa di Gorizia, cosa c’entra Verona? Gli spieghiamo il punto di vista. Dicesti di essere super felice per la vittoria di Nizzolo, quale felicità provi in questo momento? Sorride e capisce. Si mette comodo e comincia a parlare.

Un paio di chilometri dopo il via, una maxi caduta ferma la corsa e costringe al ritiro 4 corridori fra cui Buchmann
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«Con Nizzolo volevamo vincere a tutti i costi – dice – per i tanti secondi posti e perché non aveva mai vinto una tappa al Giro. A Verona è stato un vero lavoro di squadra. Non solo l’esplosione di gioia per Giacomo, ma la soddisfazione di tutto il team. Come questa vittoria. Che resterà assegnata a me, ma ha sopra anche i nomi di Wisniowski e Max Walsheid».

Paura di smettere

Victor è un torello, alto 1,73 per 68 chili. A volte è simpatico, a volte si mette di traverso. Quando è entrato nella stanza, aveva in mano la magnum di Astoria e ci si è attaccato come stesse sorseggiando acqua fresca. La Qhubeka-Assos ha vinto tre tappe in questo Giro d’Italia, uno score impressionante, per una squadra che a un certo punto sembrava dovesse sparire. E a ben guardare è questo il motivo di tanto ardore.

Al passaggio in Slovenia, un tripudio di pubblico: viva il Giro d’Italia
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«E’ stato difficile per questa squadra restare in vita – dice – tutti noi che ne facciamo parte a un certo punto abbiamo dubitato che saremmo stati ancora dei corridori professionisti. Siamo felici di aver avuto la chance di vestire ancora questa maglia, perché corriamo anche con un grande obiettivo. Vogliamo cambiare il mondo con le biciclette, perché le biciclette possono cambiare le vite. E’ la ragion d’essere del nostro sponsor Qhubeka, ma non abbiamo ancora nulla in mano per il prossimo anno, spero che con queste tre vittorie siamo riusciti a fare una valida promozione».

Cambio di pelle

Come è stato che il Campenaerts del record dell’Ora si sia trasformato quasi in un uomo da classiche, capace di vincere una tappa come questa, attaccando sugli strappi e vincendo la volata, lo spiega lui con chiarezza.

Riesbeeks prova a staccare Campenaerts sull’ultimo strappo, ma il belga resiste
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«Quest’inverno – dice – mi sono guardato intorno e ho capito che con le prestazioni eccezionali di Ganna nelle crono e anche di Remco e Van Aert, le mie occasioni di avere dei buoni risultati nelle crono sono scese drasticamente. Non avrei potuto rappresentare il mio Paese nelle fantastiche Olimpiadi e così ho cercato di reinventarmi. Probabilmente nella crono di Milano non riuscirò a vincere, anche se ci proverò in tutti i modi. Sarà difficile, perché negli ultimi mesi non mi sono focalizzato su quel tipo di allenamento come avevo fatto l’anno scorso. Si ottengono i risultati che si meritano e forse io non merito di fare risultati a crono, mentre sono felice di essermi guadagnato questa tappa».

Motivati e cattivi

L’ultimo pensiero è per il festeggiamento di questa sera in albergo, senza pensare minimamente alla neve del Giau e della tappa di domani.

Sul traguardo di Gorizia, Campenaerts precede Riesbeeks
Sul traguardo di Gorizia, Campenaerts precede Riesbeeks

«In squadra si è creata una grande atmosfera – dice – avevamo già vinto due tappe e questa si potrebbe considerare un surplus. Però bastava guardare quanto fossimo motivati e cattivi alla partenza, per capire che non fossimo soddisfatti. Abbiamo messo tre corridori nella fuga e abbiamo mostrato una grande intesa. I miei due compagni mi hanno protetto e hanno creduto in me. Sono super contento. Terrò da parte questa bottiglia per loro, stasera voglio festeggiare con i miei amici».