Fino all’inizio dell’estate Martin Marcellusi era stato uno dei corridori pro’ con più chilometri in fuga. Segno che l’atleta della VF Group-Bardiani CSF-Faizanè era attivo, pimpante, sul pezzo… Poi qualcosa si è inceppato e il corridore romano è un po’ uscito dai radar.
Tuttavia qualche giorno fa lo abbiamo di nuovo visto, seppure in una piccola gara, tornare a lottare. Era la Milano-Rapallo e Marcellusi era lì a giocarsela. Ci si chiede se dunque questo finale di stagione possa tornare a splendere per lui. Di certo splendente, ci auguriamo anche nel meteo, sarà il 25 ottobre quando in Sicilia, dove si è trasferito, sposerà la sua Cristina.


Stando alle statistiche, Martin, eri tra coloro con più chilometri in fuga dall’inizio dell’anno rispetto alle corse fatte, poi questa estate cosa è successo?
Parte tutto dal campionato italiano. Sono caduto subito in partenza, forse dopo un chilometro e mezzo, non di più, e tra le varie contusioni ho sbattuto il malleolo. All’inizio non sembrava niente di serio, tanto che avevo fatto i 200 chilometri di gara. Poi però, mentre tornavo a casa, sentivo che c’era qualcosa al malleolo che non andava. Sono andato in ospedale, hanno escluso le fratture, però non mi hanno avvertito di una ferita più profonda del normale.
E come è andata avanti la cosa?
Faceva molto male e le medicazioni erano particolari. Ogni giorno dovevo togliere la benda, raschiare tutto e mettere pomate su pomate. In pratica alla fine sono stato un mese fermo, perché non riuscivo a pedalare.
Per il dolore?
Più che altro perché col gesto della pedalata il malleolo si muove sempre e poi perché, pur coprendolo, alla fine prendeva sporco. Io così facendo ho preso l’antibiotico per quasi un mese. Facevo anche poco, ma non riuscivo proprio e alla fine uscire in bici era quasi più un male che un bene.


E finalmente sei ripartito…
Attenzione, non è finita qui. Inizio a fare qualcosina di più e un giorno mi fermo ad un semaforo e svengo. Almeno così mi hanno detto… perché io non ricordo nulla. Mi ha soccorso una signora. Vado in ospedale e ci resto una settimana. Mi fanno ogni tipo di accertamenti: analisi, risonanza, visite… non emerge nulla.
E come si spiega questo blackout?
Non si spiega. Io penso perché dopo un mese di antibiotico quello era il primo giorno in cui tornavo a fare qualcosa in più, magari col caldo… Il problema è che dopo questo altro stop non riuscivo ad uscire da solo. Avevo paura.
Il che è comprensibile non conoscendo a fondo le cause…
Cercavo sempre compagnia. E così mi adeguavo, ma a volte non c’era nessuno e non uscivo. Altre magari facevo qualche ora di allenamento in meno se chi era con me doveva rientrare prima o uscire dopo. Alla fine ho deciso di farmi, come dire, passare la paura, e ho ripreso ad andare da solo. Da lì dovevo capire a che punto fossi, in pratica dovevo ripartire da zero.


E come è andata? Qual è stata l’evoluzione di questa storia? Perché per andare a correre un minimo di condizioni serve… oggi più che mai.
Il problema è stato proprio quello. Ho ripreso al Tour du Limousin, in pratica due mesi dopo il tricolore. Non avevo una base, non avevo forza. Erano quattro tappe, ne ho fatte tre perché è stata una sofferenza atroce e ad un certo punto anche inutile. Ora fortunatamente va un po’ meglio.
Come ti sei organizzato tra queste corse e quei pochi allenamenti costruttivi che hai potuto fare?
Grazie al preparatore Borja, che ha capito la situazione, abbiamo cercato di trovare un punto di incontro tra l’allenarsi, il correre e ancora di più il recupero al cento per cento. La condizione era pessima. Un giorno magari facevo 4 ore anche bene e poi ero tre giorni distrutto, vuoto. Così ci siamo sentiti più spesso in quel periodo e abbiamo capito che bisognava lavorare un po’ con più calma. Calma però automaticamente non andava bene con i tempi di ripresa in funzione delle gare che invece erano sempre imminenti. Però è stato l’unico modo per uscirne.


Quando hai iniziato a sentire che qualcosa stava migliorando?
La scorsa settimana alla Milano-Rapallo. Nel finale sono andato in fuga, tant’è che speravo in un piazzamento. Purtroppo erano rimasti fuori dall’attacco la Polti-VisitMalta e la MBH Ballan CSB che hanno chiuso. Da lì sono sceso in Sicilia e in questi giorni sono riuscito ad allenarmi meglio.
Ora che gare farai?
Domenica corro alla Coppa Agostoni, poi farò un altro paio di gare nel mezzo e dovrei chiudere con il Lombardia. Mi spiace davvero tanto perché questa stagione tutto sommato era partita bene, ma a quanto pare riuscire a farne una intera bene, senza sfortune, sembra impossibile per me. Però sono molto motivato in vista della prossima.
Chiaro…
Voglio fare bene, voglio un salto di qualità definitivo. Anche con Filippo Magli stiamo pensando a dei ritiri ulteriori questo inverno. Speriamo che faremo il Giro d’Italia, per noi è importantissimo, ma a prescindere è ancora più importante saperlo per tempo perché cambierebbe l’approccio e la preparazione alla stagione stessa.