Campionati del mondo Kigali 2025 strada professionisti, Tadej Pogacar, maglia iridata

Sfrontato, spietato, fortissimo: il solito Pogacar, al bis iridato

28.09.2025
6 min
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KIGALI (Rwanda) – Giovedì aveva detto che Mount Kigali gli piaceva, ma che fosse troppo lontano dal traguardo per immaginare un attacco. Dalla cima sarebbero mancati 104 chilometri all’arrivo, troppi anche per lui. La salita era trabordante di tifosi vestiti di ogni colore e il gruppo era tutto sommato ancora numeroso, quando invece Tadej Pogacar ha attaccato.

La scena di una corrida: il torero più famoso e atteso ha preso di petto il toro ben prima che fosse iniziato il lavoro per sfiancarlo. Alla sua ruota si sono portati subito Ayuso, Evenepoel e Del Toro. Sembrava il primo atto di una storia a quattro, è diventato presto il prologo dell’ennesima impresa. Remco è naufragato praticamente subito. Ayuso, che probabilmente ha pensato di avere l’occasione di vendicare qualche torto, ha chiesto troppo a se stesso e si è piantato. Solo Del Toro ha avuto le gambe per insistere, prestandosi al lento e inesorabile svuotamento. Perché Pogacar non dà mai l’idea di spingere, ma il suo ritmo ti toglie l’aria dai polmoni e l’ossigeno dai muscoli.

«In realtà – sorride Pogacar – avevamo progettato di muoverci proprio da lì, per cominciare a fare male. Andare da solo sarebbe stato un rischio, ma quando ho visto che eravamo in tre, ho pensato che sarebbe stata la mossa decisiva. Si poteva combinare qualcosa di buono e ha funzionato. Credo che a un certo punto Isaac (Del Toro, ndr) abbia avuto problemi di stomaco. Non volevo che si staccasse perché sarebbe stato meglio correre più a lungo con un altro corridore, soprattutto se era lui. Per questo ho cercato di incoraggiarlo e di farlo stare più a lungo con me. Sono rimasto da solo a sessanta chilometri dall’arrivo, una misura abbastanza giusta, che sono riuscito a gestire da solo».

Campionati del mondo Kigali 2025 strada professionisti, attacco Isaac Del Toro, Tadej Pogacar, Juan Ajuso
Nel tratto finale in pavé di Mount Kigali, davanti c’è Del Toro, poi Pogacar e Ayuso già staccato
Nel tratto finale in pavé di Mount Kigali, davanti c’è Del Toro, poi Pogacar e Ayuso già staccato

L’obiettivo di tenere la maglia

Ha corso e vinto alla sua maniera, sprezzante del rischio di piantarsi e rimanere a corto di energie. Si è messo sul suo passo migliore e non si è alzato dalla sella neppure per rilanciare all’uscita dalle curve. Sempre regolare, sempre composto. Come si fa nelle crono, lui che nella crono di domenica scorsa le aveva prese in modo pesante proprio da Evenepoel. 

«Da quando sono arrivato qui – racconta Pogacar – ci siamo preparati per dare il massimo proprio in questa giornata. Per arrivare alla gara e prenderla in mano. Dopo il Tour non ho potuto abbandonare completamente la bici, perché se ti prendi due settimane di pausa e vai in vacanza, perdi molta forma fisica. Per cui non puoi. Magari una settimana fai meno, poi però devi allenarti di nuovo. Il mio grande obiettivo stagionale era difendere la maglia, ma ugualmente mi sono goduto questo viaggio. Qui è tutto diverso, ma in senso positivo. Ho fatto degli allenamenti davvero buoni con Urska e i miei compagni di nazionale. E’ stato semplicemente bellissimo. Abbiamo avuto molto supporto: ho vissuto una giornata fantastica, in una settimana fantastica e in un’esperienza fantastica. Però è stato anche un giorno durissimo per la quota, il caldo e il sole cocente. Sono super felice e orgoglioso di essere riuscito a farcela».

Campionati del mondo Kigali 2025 strada professionisti, Tadej Pogacar sull'arrivo
Arrivo a braccia alzate: negli ultimi metri, Pogacar ha anche richiesto l’applauso
Arrivo a braccia alzate: negli ultimi metri, Pogacar ha anche richiesto l’applauso

Niente viene per caso

All’arrivo ha trovato tutti i compagni che nel frattempo si erano ritirati, ad eccezione di Roglic che ha chiuso undicesimo. La folla alle transenne è esplosa in un boato che Tadej per primo, con gesti delle braccia, ha invitato a rendere ancora più rumoroso. Ha bissato così il titolo conquistato lo scorso anno a Zurigo, ma su un palcoscenico ben più vivace e al contempo delicato di quello quasi invernale e compassato della Svizzera. 

«Non saprei scegliere – annuisce Pogacar – sono state due vittorie speciali, ciascuna a modo suo. L’anno scorso sono diventato campione del mondo per la prima volta, però difendere il titolo è sempre una delle cose più difficili da fare. Quindi anche questa vittoria è davvero speciale. In più siamo qui in Rwanda. E’ stato un lungo viaggio e ha richiesto una lunga preparazione e la cura di ogni dettaglio. Ad esempio avevamo con noi lo chef Jorge Marin Laria, uno dei membri del team UAE Emirates. Così ho potuto mangiare quel che normalmente mangio in gara. Bisogna fare così, questo sport lo esige. Magari è noioso, ma devi fare quello a cui sei abituato, incluso prepararti il cibo. Soprattutto in questo tipo di gara, perché è così lunga e si bruciano tante calorie. Bisogna assumere molto cibo e soprattutto quello che mangi normalmente nei giorni di gara e prima della gara».

Campionati del mondo Kigali 2025 strada professionisti, Remco Evenepoel insegue
Evenepoel è stato costretto per due volte a cambiare bici, ma ha pedalato allo stesso ritmo di Pogacar
Campionati del mondo Kigali 2025 strada professionisti, Remco Evenepoel insegue
Evenepoel è stato costretto per due volte a cambiare bici, ma ha pedalato allo stesso ritmo di Pogacar

La rivincita con Remco

Nella sfida c’era anche la sfida con Evenepoel, perchè giovedì aveva anche detto che in un modo o nell’altro oggi si sarebbe vendicato. Non si può dire che non gli sia costato o che non sia stato costretto a raschiare il fondo del barile. In certe inquadrature, stringeva i denti come uno che non ce la facesse davvero più. Però anche in questo andare in profondità, Pogacar ha mostrato di avere una riserva superiore. Anche più di Evenepoel che, malgrado i due cambi di bici, minacciava di avvicinarsi.

«Sapevo che Remco ha avuto qualche problema – racconta Pogacar – prima ho saputo che era nel gruppo. Poi non c’era più. Poi di colpo era davanti al gruppo. Ma non lo sapevo con esattezza, perché non avevamo le radio come nelle altre gare. Per cui mi sono concentrato solo sul distacco e su quanti corridori ci siano dietro e quanti siano rimasti in gara. Ho saputo che ha cambiato bici per due volte, quindi anche la sua corsa è stata impressionante».

Trenta all’arrivo

Impressionante è stata anche l’accoglienza del Rwanda per questi eroi dalle gambe sottili. Il solo corridore africano che abbia raggiunto il traguardo è stato Amanuel Ghebreigzabhier, eritreo della Lidl-Trek. E’ passato sul traguardo, trentesimo e ultimo, con 12’04” di ritardo da Pogacar. Il resto del gruppo, vale a dire gli altri 134 corridori, si sono fermati ben prima: stremati dal ritmo, dalla polvere e dal caldo. Solo tre gli azzurri al traguardo: Ciccone arrivato sesto, Bagioli e il tenace Garofoli.

Raramente su una salita abbiamo visto lo spettacolo di Mount Kigali e raramente nei mondiali precedenti si sono visti così tanti bambini. In Europa il ciclismo è uno sport seguito da un pubblico prettamente adulto. Anche qui il ciclismo è uno sport, ma è stato soprattutto una festa. Resta la curiosità di capire che cosa questo grande evento, pagato neanche poco, lascerà a Kigali e alla sua gente. Loro ci hanno lasciato tanta allegria e tanta bellezza, speriamo di aver fatto qualcosa anche noi.