Italian Bike Festival, ci siamo. Ma prima si parla di sicurezza

05.09.2025
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MISANO ADRIATICO – «Proviamo a ragionare uniti – dice a un certo punto Gianluca Santilli – e a raggiungere qualcosa di concreto. La sicurezza stradale non riguarda solo ciclisti e pedoni, ma le migliaia di persone che muoiono ogni anno sulle strade italiane. Tutti sbagliano, ma l’utente debole la paga troppo cara. Bisogna immaginare che determinate strade andrebbero vietate alle biciclette, almeno finché qualcuno non garantisce che siano sicure. Usciamo di qui con un progetto. Se dovesse essere l’ennesima riunione di sole chiacchiere, è l’ultima volta che mi vedete».

Italian BIke Festival apre stamattina i cancelli: ieri era tutto un lavorare
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Dieci anni allo stesso modo

Italian Bike Festival apre i cancelli fra due ore. Ieri sera il parcheggio dell’autodromo era come una cittadina brulicante di uomini e mezzi. Stand da riempire, biciclette da montare sugli espositori. Intanto nella terrazza della grande tribuna centrale un convegno sulla sicurezza stradale ha raccolto diversi personaggi già molto attivi sul territorio nazionale. Persone di spessore, ciascuno nel suo settore. L’idea è quella di costituire un soggetto unico, composto da diversi attori, ma portatore di una sola voce. Almeno si è capito che la frammentazione fra i tanti soggetti non porta da nessuna parte. Lo ha detto ben chiaramente Davide Cassani.

«In dieci anni – ha detto il romagnolo, presidente di APT Emilia Romagnala situazione non è migliorata di nulla. La maleducazione è aumentata e parlo di ciclisti e anche di automobilisti. Quando parlo con i ragazzi, dico sempre che bisogna pensare a quello che fanno gli altri. Il fatto di avere la precedenza non significa essere al sicuro».

Il grafico mostra le regioni italiane con il maggior numero di incidenti
Il grafico mostra le regioni italiane con il maggior numero di incidenti

Trenta morti ad agosto

I numeri sono raccapriccianti. I morti al 31 agosto 2025 sono 155, 30 quelli morti soltanto ad agosto. Li snocciola Giordano Biserni, presidente di ASAPS, il portale della sicurezza stradale. Ribadisce che si è fatto ancora poco, ma sottolinea che le strade non sono presidiate a sufficienza dalle forze di Polizia. La Lombardia guida il ranking degli incidenti, seguiti da Lazio, Emilia Romagna, Toscana e Veneto. Se però si fa il rapporto fra il numero dei morti e quello dei residenti, la Lombardia scende all’ultimo posto dell’infausto ranking. Le regioni ad alta vocazione ciclistica hanno anche un superiore numero di incidenti.

«Il metro e mezzo – dice Paola Gianotti – è un passo avanti, una conquista culturale, per far sapere che ci sono anche le bici. I Comuni ci chiamano per montare i cartelli e l’arrivo delle bike lane è un altro passo avanti. L’obiettivo sarebbe quello di collegare i paesi con queste corsie riservate alle bici».

Fra i presenti, l’avvocato Balconi, Andrea Albani (CEO dell’autodromo), Jolanda Ragosta della FCI e Marco Scarponi

Il metro e mezzo serve?

Non sono d’accordo su tutto, lo capisci quando Santilli ribatte che a suo avviso il metro e mezzo non ha risolto nulla. E a quel punto la parola va a Federico Balconi, l’avvocato che s’è inventato Zerosbatti e ha gestito finora 1.500 sinistri in cui sono state coinvolte delle bici.

«Ci sono vuoti normativi – dice – e non sempre le Forze dell’Ordine intervengono quando cade una bici. Se l’incidente dipende dalle cattive condizioni della strada, non si muove nessuno. La normativa non è adeguata. Non si capisce perché i Italia sia vietato pedalare in fila per due. Se non altro l’automobilista si accorge meglio delle bici e sa che non può superarle tutte in una volta».

L’Italia, gli fa eco Massimo Gaspardo Moro di FIAB, è cinque volte meno sicura dell’Olanda. Perché da noi circolano più auto che negli altri Paesi europei. A Roma il 64 per cento della mobilità è composto da auto e moto, mentre a Berlino la ripartizione è ben più equilibrata. Le bike lane sono utili aggiunge, ma non ci sono i decreti attuativi che le prevedono e soprattutto mancano i controlli.

La pista sarà teatro di test ed eventi per tutto il lungo weekend
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Le scuole e le famiglie

Quello della sicurezza stradale è un problema culturale, ormai è evidente. Lo sottolinea Bruno Di Palma, Direttore Ufficio Scolastico Regionale Emilia Romagna. «In Italia ci sono 7.500 scuole – dice – tanti studenti e in media due genitori per studente. E i genitori devono essere di esempio per i figli. All’inizio del percorso scolastico si firma il patto di corresponsabilità e non è accettabile che nelle scuole si insegni qualcosa e a casa venga tradita. Abbiao firmato un protocollo di intesa con l’Osservatorio regionale sulla sicurezza stradale e l’abbiamo inserita nei corsi di educazione civica».

Cultura, gli fa eco Marco Scarponi, segretario della Fondazione che porta il nome di suo fratello Michele. «Si fa fatica a comunicare – dice – anche a trovare l’accordo sui termini. Si usa spesso la parola incidente, ma quando qualcuno guida usando il cellulare, oppure va a 100 all’ora nei tratti con limite a 50 e ammazza qualcuno, è incidente oppure è violenza? Servono cultura, comunicazione e controlli. Davanti alle nostre scuole abbiamo messo un vigile che costringe i genitori a rallentare sulle strisce».

E di formazione, che genera cultura, parlano anche Andrea Onori in rappresentanza delle scuole guida, e Jolanda Ragosta della Federazione ciclistica italiana.

Italian Bike FEstival richiama anche quest’anno le principali aziende del mondo del ciclismo
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La legge di Pella

C’è in collegamento anche l’onorevole Roberto Pella, il presidente della Lega Ciclismo, che si collega da Roma dove si sta lavorando alla Legge di Bilancio. Le sue parole di sindaco e onorevole sono un netto richiamo alla realtà.

«Molte delle cose che sono state dette – spiega – cozzano con le attuazioni delle esigenze delle singole parti. A fine luglio abbiamo presentato una legge che porterà il mio nome, ma non perché l’abbia scritta io. E’ stata scritta con i Prefetti e con i campioni che collaborano con la Lega, da Gianni Bugno a Francesco Moser, Saronni e Nibali, Fondriest e Ballan. Ho voluto raccogliere le loro istanze. Una proposta concreta in tema sicurezza che possa essere integrata con altre norme».

L’intervento dell’Onorevole viene ascoltato e recepito, anche se qualcuno annota con stupore che nessuno fosse al corrente della volontà di depositare una proposta di legge. Ciascuno dei presenti avrebbe dato volentieri il suo contributo. Quando alle 18, dopo tre ore, tutti si alzano dalle sedie, la promessa è quella di risentirsi alla svelta. Il fuggi fuggi fa sì che dopo tre minuti non ci sia più nessuno. Sono tutti grandi e vaccinati. Se sarà stata l’ennesima riunione che non porta a nulla, lo capiremo nel giro di pochi mesi. Noi siamo a disposizione, perché la comunicazione è una delle chiavi per il successo. Nel frattempo, Nostro Signore della strada, tieni una mano sul capo dei tuoi figli che ogni giorno sfidano le strade su una bicicletta.