TORINO – «Sono qui per vincere la Vuelta, direi che è abbastanza chiaro». Lo sanno tutti i suoi avversari che lo indicano come favorito numero uno nelle dichiarazioni della vigilia e ne è ben consapevole Jonas Vingegaard, da quando Tadej Pogacar ha cambiato i suoi piani. Ma il dualismo che ha accompagnato gli ultimi quattro Tour de France non si ferma neanche quando uno dei due contendenti è assente, perché il danese replica così sul fantasma che aleggia.
«E’ sempre bello correre contro Tadej – dice – ma al tempo stesso, qualche volta non è male anche non doverlo affrontare. Senza dubbio, è più bello vincere quando lui è al via però, in fin dei conti, la cosa più importante è vincere, al netto di chi c’è e chi no». Stuzzicato a chiarire meglio la stilettata un po’ ambigua, ecco che Jonas diventa di ghiaccio: «Penso di aver già detto abbastanza».


Favorito d’obbligo
A chi lo incalza sul fatto che, senza nemmeno Evenepoel, l’obbligo di vincere a tutti i costi possa diventare un peso, risponde sicuro.
«A dire la verità, non penso di avere più pressione in questa Vuelta, perché al Tour ci sono più media e più pressione, per cui non è la stessa cosa e sono abituato a ben di peggio. Certo, sono uno dei grandi favoriti, ma sono contento di essere qui e di poter puntare al successo finale. Possono sempre capitare delle brutte giornate, come al Tour, ma faremo di tutto per evitarlo. Abbiamo capito in parte cosa è successo in quelle circostanze, ma lo terremo come nostro segreto».
Tutti per uno
La conferenza virtuale pre-Vuelta organizzata dalla Visma Lease a Bike è un attestato di fiducia al campione della scuderia, perché vicino al leader designato c’è il suo angelo custode, ovvero Grisha Niermann. Il diesse tedesco, reso una celebrità dalla serie di Netflix, mette in chiaro le cose rispetto alla Vuelta trionfale del 2023, in cui la squadra decise di premiare il gregario di lusso Sepp Kuss. Primoz Roglic e lo stesso Vingegaard dovettero così accontentarsi di far da scudieri sul podio. Lo scenario predefinito questa volta non ammette altre interpretazioni.
«Siamo qui per vincere con Jonas – spiega – e il fatto che al mio fianco sia seduto solo lui ne è la testimonianza. Per supportarlo abbiamo scelto ragazzi di grande valore come Sepp Kuss e Matteo Jorgenson, ma non solo».
Ci sono infatti anche le due novità Alex Zingle e Ben Tulett, che non avevano mai disputato un Grande Giro con la maglia giallonera né tantomeno la Vuelta in carriera. Il francese aveva corso due Tour con la Cofidis (2023 e 2024) e il britannico un solo Giro con la Ineos (2022). «Ognuno di loro sarà una pedina fondamentale per inseguire il successo con Jonas. Se li abbiamo selezionati è perché ci crediamo molto», ripete come un mantra Niermann, che stavolta non sarà in ammiraglia a supportare il suo pupillo come sempre avvenuto al Tour, ma avrà un ruolo più strategico e meno operativo.


Morkov, diesse e… interprete
In corsa, infatti, ci saranno il danese Jesper Morkov e il belga Maarten Wynants. «Jesper – prosegue Niermann – mi ha fatto un’ottima impressione. Insieme a Maarten, si occuperà delle fasi di corsa, mentre io lavorerò più dietro le quinte: abbiamo molta fiducia in entrambi. Jesper è un ottimo allenatore, specializzato nello sprint, perché di solito lavora con Olav Kooij. E’ giovane, ma ha molta esperienza ed è anche bello che Jonas possa parlare danese con lui di tanto in tanto. E magari esprimersi senza filtri e senza che noi capiamo ogni sfumatura per forza».
Il calendario all’osso
Vingegaard non ha paura che la Vuelta gli sfugga dalle mani, al punto da rivelare che, di fatto, rimane l’ultimo grosso obiettivo stagionale, fatto salvo per la corsa in linea degli europei in Francia. In un solo colpo conferma infatti l’intenzione di rinunciare sia alla sfida iridata sia ad altre importanti di fine stagione. Due appuntamenti che l’avrebbero messo quasi certamente ancora contro Pogacar.
«Non andrò al mondiale – spiega – perché quest’anno richiede davvero molto dal punto di vista fisico e ad oggi non so ancora dire come uscirò dalla Vuelta. Per questa ragione, punterò all’europeo, concentrandomi solo sulla corsa in linea e non sulla cronometro. Per il momento, l’idea è di non prendere parte nemmeno al Lombardia».


La famiglia resta a casa
Per le prossime tre settimane, invece, l’imperturbabile danese si sente al top: «Tra il Tour e la Vuelta ho potuto trascorrere un po’ di tempo con la mia famiglia. Al tempo stesso mi sono allenato ad Annecy, una bella zona, che mi piace e con delle salite stimolanti. Ho fatto tutto quello che volevo e credo sia stato il miglior avvicinamento possibile, al netto delle poche settimane a disposizione e di un piccolo stop perché non stavo bene, ma nulla di grave. Penso che la forma sia buona e sono pronto».
A chi gli chiede se la famiglia, suo grande caposaldo, lo seguirà nella cavalcata verso la roja, Jonas aggiunge: «Stavolta si riposeranno un po’ e mi tiferanno da casa».
Un ciclismo che logora
Sul tema burn-out causato dai ritmi eccessivi del ciclismo attuale, tirato fuori da Pogacar a fine Tour, Vingegaard è d’accordo.
«Il nostro sport è cambiato negli ultimi anni – dice – si arriva al top molto prima rispetto al passato. Io quest’anno compirò 29 anni e una volta questa era l’età in cui si cominciava a fare risultati nei Grandi Giri. In qualche senso è vero che è anche più logorante, per cui non si arriva più quasi fino alla quarantina come succedeva in precedenza. Si passa tanto tempo lontano da casa con i ritiri in altura e gli allenamenti in generale, ma fa parte del gioco».


Visma contro UAE?
C’è chi prova a scucire qualcosa sulle tattiche di squadra, ma Niermann fa catenaccio: «Ho una strategia ben chiara in mente, ma sarei uno stupido se vi rivelassi qualcosa. Dovremmo essere sempre pronti perché ci sono tanti arrivi interessanti, già dalla seconda tappa di domenica, fino ad arrivare alla penultima».
La sfida al tandem Uae è lanciata e a chi gli dice che nei Grandi Giri i sigilli per i rivali hanno portato tutti la firma di Pogacar, non si fa ingannare: «E’ vero che siamo stati bravi a vincere con corridori diversi di recente e siamo convinti di poter confermarci sul gradino più alto del podio, ma non penso che Ayuso e Almeida non siano in grado di vincere un Grande Giro. E lo stesso vale anche per Del Toro».
Una risposta che fa sorridere Vingegaard e invertire i ruoli, visto che è lui a complimentarsi con il suo diesse con una battuta: «Bravo, ti sei salvato!». Anche se non saranno fianco a fianco in corsa, il feeling si sentirà pure a distanza: il gruppo è avvisato.