EDITORIALE / Un insolito dualismo sotto il cielo d’Italia

28.07.2025
5 min
Salva

Alle 19,40, circa 23 minuti dopo la vittoria di Wout Van Aert a Parigi e 15 dopo l’arrivo di Jonathan Milan in maglia verde, il comunicato della Lega Ciclismo è approdato via whatsapp nella disponibilità dei giornalisti.

«Jonathan Milan, orgoglio dell’Italia, vince la maglia a punti al Tour de France. Vincere 2 tappe e conquistare la maglia verde lasciandosi alle spalle campioni come Tadej Pogačar, Biniam Girmay e Jonas Vingegaard – scrive il presidente Pella (qui il testo integrale) – è un risultato straordinario. Come Lega del Ciclismo Professionistico ci faremo promotori e organizzatori di un evento di alto profilo istituzionale alla Camera dei Deputati per premiare Jonathan Milan». 

L’Onorevole Pella, terzo da sinistra, ha fatto sì che la Camera abbia aperto le porte al ciclismo: qui con il Presidente Fontana
L’Onorevole Pella, secondo da sinistra, ha fatto sì che la Camera abbia aperto le porte al ciclismo: qui con il Presidente Fontana

Dopo la Lega, la FCI

Alle 19,56, sedici minuti dopo, tramite l’account Telegram della Federazione sono arrivate invece le parole del presidente Dagnoni.

«Le due vittorie di tappa – scrive (qui il testo integrale) – la conquista della maglia verde da parte da Jonathan Milan, il grande lavoro fatto nelle rispettive squadre da corridori come Simone Consonni, Matteo Trentin ed Edoardo Affini, che è anche salito sul podio nella tappa a cronometro, il secondo posto di Davide Ballerini oggi in una tappa prestigiosa, dura e spettacolare, i piazzamenti di Velasco, Dainese, Albanese, ci regalano un Tour da tempo mai così felice per il ciclismo italiano».

Cordiano Dagnoni è stato rieletto alla guida della FCI: il primo anno post olimpico si sta rivelando impegnativo
Cordiano Dagnoni è stato rieletto alla guida della FCI: il primo anno post olimpico si sta rivelando impegnativo

Italia, un modello da rivedere

Va avanti così ad ogni vittoria, in una competizione interna fra due organi che dovrebbero lavorare in comune accordo, invece non si risparmiano reciproche spallate. Presenziando a premiazioni e podi come a voler delimitare il territorio. Intanto il ciclismo italiano, di cui parlano con prevedibile enfasi, continua la sua marcia (in apertura, un’immagine depositphotos.com). Le squadre professional non hanno il livello minimo necessario per competere e vanno a fare punti nelle corse di classe 2, quelle dei dilettanti. Gli organizzatori si sono visti richiedere di aggiungere la prova femminile, ma il loro budget è rimasto sostanzialmente invariato. Soffrono e a volte chiudono squadre juniores, che negli anni hanno costruito la propria fama prendendo ragazzi forti in ogni angolo d’Italia, trascurando i corridori di casa, perché dotati di meno punti.

Si dà la colpa di tutto alle WorldTour e ai loro devo team, senza rendersi conto che il modello italiano andrebbe adeguato a ciò che accade nel resto del mondo oppure andrebbero individuate nuove regole. Il presidente Dagnoni fa parte del Professional Cycling Council, quali proposte ha portato per regolamentare il passaggio al professionismo degli juniores o quantomeno provarci? 

Le due tappe e la maglia verde di Milan vanno celebrate, ma non bastano per coprire situazioni critiche del ciclismo italiano
Le due tappe e la maglia verde di Milan vanno celebrate, ma non bastano per coprire situazioni critiche del ciclismo italiano

La WorldTour che manca

E’ vero che abbiamo dirigenti quotati e tecnici di grande nome, oltre a personale super qualificato. Ma lavorano tutti in squadre dal budget straniero: basta che chi mette i soldi decida di imporre staff della propria nazionalità e tutto può cambiare. Lidl, sponsor tedesco, ha scalato la squadra, prendendo il sopravvento sull’americana Trek: in quel gruppo, che assieme alla Astana più di altri tutela i corridori italiani, tutto potrebbe cambiare.

Se è vero che il Tour è la vetrina dei corridori più forti, la presenza minima degli italiani deve produrre una riflessione. La WorldTour italiana serve, eccome. Non ci nascondiamo dietro alla presenza italiana nelle squadre mondiali. L’indimenticata Liquigas di Roberto Amadio schierava anche campioni internazionali come Sagan, Szmyd e Bodnar, ma permise a Nibali, Basso, Viviani, Oss, Moser, Cimolai, Caruso, Guarnieri, Bennati, Pellizotti, Sabatini, Vanotti e Capecchi (fra gli altri) di diventare solidi e spiccare il volo verso altre realtà. Quale squadra mondiale di 31 elementi sarebbe disposta a inserire ben 21 italiani?

La Liquigas di Amadio e Dal Lago mise insieme negli anni alcuni fra gli italiani più forti: qui Nibali e Basso
La Liquigas di Amadio e Dal Lago mise insieme negli anni alcuni fra gli italiani più forti: qui Nibali e Basso

I soldi della Lega

La nazionale si accinge a varare la spedizione per i mondiali in Rwanda e partirà con un contingente ridotto di atleti, meccanici e massaggiatori, dati gli alti costi della spedizione. Non saremo gli unici: il viaggio è oneroso. Si vocifera anche di ulteriori tagli che potrebbero riguardare figure di riferimento e della sempre crescente influenza del Segretario Tolu nelle scelte federali.

Visti il momento e la capacità del presidente Pella nell’aver intercettato alcuni milioni di euro nell’ultima Finanziaria per le attività della Lega del Ciclismo Professionistico, perché non immaginare che la stessa integri le spese di viaggio e soggiorno dei professionisti in Rwanda, lasciando che a occuparsi delle altre categorie sia la FCI? Allo stesso modo, dato che nel suo Consiglio sono presenti anche le squadre e gli organizzatori che stanno vivendo momenti particolarmente duri, si è già pensato di intervenire in loro favore?

La parità dei premi fra uomini e donne è un grande risultato, ma ancora migliore sarebbe approvare il professionismo per le ragazze. Il calcio lo ha fatto due anni fa, concedendo alle sue atlete la prospettiva di una pensione e di tutele che non tutte le squadre sono ora obbligate a garantire.

E così se il duello fra Pogacar e Vingegaard ha fatto il bene del ciclismo, non si può dire lo stesso di quello fra Lega e Federazione. Può essere di stimolo reciproco come Tadej ha detto di sé e di Jonas? E’ auspicabile. Se invece sarà così fino alle prossime elezioni, ci attende davvero un lungo quadriennio.