«Ieri lo avete visto davanti a tirare per tenere al riparo Elia e i velocisti – dice Damiani ben soddisfatto per la vittoria di Lafay – tanto che quando stamattina abbiamo parlato di entrare nelle fughe, lui ha assicurato che si sarebbe buttato, ma aveva paura di avere già speso troppo. Invece stava ancora bene. Ha raccontato Elia che in corsa si sono mossi a rotazione per entrare nei vari tentativi, ma che lui ha provato ad infilarsi in tutte…».


Uomo squadra
In casa Cofidis stasera si brinda, sul fondo si sentono risate e il vociare di quando c’è qualcosa da festeggiare. Il vincitore ha appena finito di raccontare il suo punto di vista e sta facendo la doccia e di colpo salta alla memoria che ben prima di partire per il Giro, Damiani aveva fatto il suo nome.
«Avevo speso molte energie già nella prima parte di tappa per entrare nella fuga – ha raccontato Lafay – ci sono stati vari tentativi, ma il gruppo non lasciava molto spazio. Poi finalmente la fuga è partita e dopo un po’ il gruppo ci ha lasciato fare. A quel punto ho potuto recuperare un po’ di energie. Nel finale ci sono stati diversi attacchi. Quando ho allungato e ho visto che nessuno mi seguiva mi sono meravigliato. Non riesco ancora a credere di aver vinto una tappa al Giro!».
Restare a galla
Damiani pensa e ricorda. Il ragazzo esce da due anni un po’ balordi, tra infortuni e acciacchi vari. Racconta che l’anno scorso ha fatto la Vuelta, ma che al Giro è al debutto.
«Alla Tirreno-Adriatico – dice – abbiamo capito che al Giro avremmo avuto bisogno di due o tre elementi che ci tenessero a galla. Tre settimane senza niente sarebbero state troppe, invece così siamo tutti più sollevati. Queste sono vittorie che cambiano la carriera, a patto che adesso Victor rimanga con i piedi per terra e continui a progredire. Sa fare bene il suo lavoro e può investire su se stesso».


Martini insegna
Quel che colpisce della sua tappa è stata la freddezza. Mentre davanti Campenaerts e Carboni davano fuoco prematuramente alle polveri, Lafay è rimasto indietro fino al momento dell’unico scatto che aveva previsto di fare.
«Alfredo Martini – dice Damiani, ricordando anche i suoi anni in nazionale – diceva sempre che per vincere bisogna rischiare di perdere. C’è stata una bellissima collaborazione fra il corridore e l’ammiraglia che lo seguiva. Nei giorni scorsi avevamo messo un bel pallino rosso accanto a questa tappa. Ci preoccupavano Gougeard e Oliveira, ma Victor è stato capace di fare uno scatto solo, quello per vincere».


A cena con gusto
E così, in questo clima sollevato, Roberto racconta ancora che Lafay viene da vicino Lione e che è un ragazzo spesso sorridente, che vive il ciclismo in modo molto tranquillo. E’ un passista scalatore. Volevano lasciare un giorno di riposo ai velocisti, permettendo loro di arrivare nel gruppetto e salvare le gambe per le prossime volate: serviva andare in fuga e che fosse una fuga buona. Di conseguenza, in serate come questa, è bello andare a cena sapendo che un’azione pianificata è andata a buon fine. I cugini della Groupama si godono il secondo giorno in rosa, ma almeno adesso non si deve più guardarli dal basso. La cena sarà indubbiamente più gustosa. Fermo restando che in questo angolo di Campania, non serve certo un pretesto per mangiare alla grande.