Mancano due tappe alla prossima volata. Se ne riparlerà sabato a Laval Espace Mayenne e per allora Jonathan Milan potrebbe dare la svolta al suo Tour che per ora è fatto della maglia verde, della distrazione che lo ha privato del primo sprint e del secondo posto di Dunkerque dietro Merlier. Il Tour non è il Giro, vincere non è per niente semplice.
Per farcelo spiegare ci siamo rivolti ad Alessandro Petacchi, l’ultimo italiano vincitore della maglia verde. Uno che prima di vincere al Tour dovette prendergli le misure. La prima volta nel 2001 ottenne come miglior piazzamento un terzo posto. La volta successiva, nel 2003, si ritirò il settimo giorno nel tappone di Morzine, ma fece in tempo a vincere 4 volte. Da allora non corse più il Tour. Ci tornò nel 2010: vinse 2 tappe e la maglia verde. Il primato mancava all’Italia dal 1968 di Franco Bitossi e Petacchi è l’ultimo ad averla conquistata. Potrà Milan portare a Parigi quel primato?
«Fossi in lui – dice Alessandro – fra tornare a casa con la maglia verde o con qualche tappa vinta, non avrei dubbi e punterei alle tappe. Ha tutte le carte in regola per poterlo fare, quindi non vedo perché debba pensare già da ora alla classifica a punti. Se vincerà aumenterà la consapevolezza e potrebbe venirgli tutto più facile. E a quel punto via con la maglia verde».


Se Milan ha i mezzi per vincere – e ne siamo certi – come mai finora ha incontrato qualche difficoltà di troppo?
Perché il Tour è una gara completamente diversa. Se vai a fare una classica, trovi corridori adatti al suo percorso. Al Tour invece ci sono tutti i migliori per ciascuna specialità, quindi è chiaro che il livello sia altissimo. Vincere alla prima partecipazione non è facile. Io vinsi nel 2003 e posso considerarlo il mio primo Tour da competitivo, perché la prima volta non ero ancora Petacchi e non andai con l’idea di vincere le volate. Quando tornai nel 2003, fu tutta un’altra cosa. Sabato scorso, nella prima tappa c’è stato il ventaglio ed è andata via così. Nella terza, Merlier ha vinto con merito…
La Lidl-Trek è forte, ma è un fatto che al Tour si sgomiti molto più che in altre corse.
La Lidl-Trek è attrezzata benissimo, però non è semplice ritrovarsi sempre al momento giusto. Riguardando la volata, devo dire che Merlier se l’è meritata. Era da solo. Evenepoel gli ha dato una mano fino a 2,5-3 chilometri dall’arrivo. Poi si è arrangiato completamente da sé. C’è un momento che risale da solo e se lo fai quando in testa c’è una squadra che va a tutta, vuol dire che hai grandi gambe. Vincere rimontando Milan, che non è l’ultimo arrivato, significa che sta andando davvero forte.
Credi che l’assenza di Philipsen possa rendere le cose più agevoli?
C’è un avversario importante in meno. Uno che veniva da una vittoria e dalla maglia gialla, quindi sarebbe stato molto motivato. Fondamentalmente parliamo del velocista più forte che negli ultimi tempi non vinceva più come prima.


E’ più difficile fare delle volate lineari perché nei finali si va più forte?
Non lo so. Perché poi alla fine, quando sei al vento, sei al vento. Le forze in campo sono quelle. E’ vero che tutti hanno bici più performanti, però le hanno tutti e per questo alla fine vengono fuori le qualità atletiche. Anche noi si andava forte, mi pare che le velocità delle volate siano sempre quelle. Forse ci arrivano più veloci, perché il gruppo va più forte, ma con certi mezzi quasi viene da sé. La bici e tutta la tecnologia ti aiutano, questo è sicuro. Alla fine se stai a ruota, il risparmio c’è ugualmente, quindi non so se sia la giusta chiave di lettura.
Quindi?
Quindi mi pare che Merlier avesse un rapporto leggermente più duro di Milan. Ora c’è questa moda di usare i rapportoni, anche se al Tour credo che li abbiano bloccati al 54 ed è una fortuna. Usavano il 56 per avere la catena dritta, che poi quanta differenza ci sarà mai? Merlier andava forte, ma aveva una frequenza di pedalata non altissima. E così rischi, perché se perdi leggermente velocità, con quei rapporti non ce la fai a riprenderla. Noi facevamo le volate col 53×11 e la frequenza di pedalata era giusta per delle velocità paragonabili a quelle di ora. Non mi sembra ancora che facciano le volate 80 all’ora.
Secondo Endrio Leoni i treni di oggi sono meno potenti di quelli di prima, le velocità sono più basse e questo impedisce di avere delle volate regolari.
Non è così semplice. E’ vero che ci sono più squadre attrezzate ed è vero che c’è tanta confusione, quella la vedo anch’io. Si esce fuori col treno molto più vicino all’arrivo, perché evidentemente non si riesce a tenere a lungo certe velocità. Chi sta dietro è avvantaggiato anche per risalire, perché sfruttando la scia evidentemente è più facile venire avanti. Stare davanti è difficile, quindi forse per questo ci sono continuamente questi cambi in testa al gruppo. Quanto ai treni, una volta non erano tantissimi. In più si correva in 9, mentre ora sono 8. Un uomo in meno secondo me fa differenza. Potrebbe essere uno scalatore in più per l’uomo di classifica, ma anche un corridore in più per le volate.


La Lidl-Trek ha lasciato a casa Declercq, ma hanno Skjelmose per la classifica…
E’ chiaro che hanno puntato sul prendere la maglia gialla nella prima tappa. Ed è evidente che una squadra come loro, con i corridori e i passistoni che hanno, il primo giorno si sia fatta sorprendere. Hanno sottovalutato la situazione e mi ha sorpreso che ci sia caduto anche un corridore come Stuyven. E’ ovvio che se cerchi di tenerti gli uomini per il finale e stai un po’ più rintanato, prendi meno vento. Però in una tappa come quella, ti ci vuole il grande lavoratore che tiene la squadra davanti. Declerq è uno che magari a 15 dall’arrivo ti fa a 7-8 chilometri a 55 all’ora e ti tiene davanti. Gli dai due cambi e lui fa il suo lavoro, impedendo che ti sorprendano. Secondo me nella prima tappa erano nascosti, perché volevano utilizzare tutti gli uomini per fare un grande treno. Però ti ci vuole anche chi lavora e tiene davanti i corridori. Poteva essere Nys, però l’hanno messo vicino a Skjelmose.
Torniamo alla maglia verde: dici che Milan ha tutti i mezzi per vincerla?
Dipende da chi trovi, con chi lotti. Nel 2010, io ho lottato fino all’ultimo giorno con Thor Hushovd e se fossi uscito dai primi quattro a Parigi avrei perso da Cavendish. Hushovd non era velocissimo nelle volate di gruppo, ma il problema è che andava in fuga in tutte le tappe. Andava in fuga anche sull’Aubisque, scollinava davanti e andava a fare il traguardo volante. Per me era difficile prendere punti in quelle tappe, però spesso e volentieri finché non andava via la fuga, mi toccava seguirlo perché lui attaccava su ogni strappo. Voleva andare in fuga e prendere punti. E siccome i punti ai traguardi volante non sono pochi, lui si piazzava sempre sull’arrivo e poi andava a prendere i punti nelle tappe complicate.
Quindi Milan?
Io non sono andato al Tour pensando alla maglia verde, Johnny dovrà andare a cercarsi i punti. Dalla decima tappa in poi ci saranno un paio di volate e poi i punti andranno presi nei traguardi volanti di montagna, dove però se ne assegnano di meno.


Non eri andato per la verde?
No. Tornavo al Tour dopo sette anni, sperando di vincere e per vedere come stessi. Ho vinto la prima tappa. Poi ne ho vinta un’altra. E a quel punto, dopo due tappe vinte, si è cominciato a parlare della maglia a punti.
Quindi Milan farebbe bene a pensare alle vittorie?
Di sicuro in salita va più forte di Merlier. In alcune tappe l’ho visto andare veramente bene. Al Delfinato ha vinto una tappa di 3.000 metri di dislivello ed è andato forte anche al campionato italiano. Secondo me le gambe le ha, poi è chiaro che fare un Tour è diverso. Perché c’è la stanchezza e ci sono tante salitelle messe nel finale in cui potrebbe avvantaggiarsi.
Peccato che la tappa di Parigi non sia la classica sui Campi Elisi…
Peccato fare questi cambiamenti, non lo condivido. Secondo me i Campi Elisi erano duri anche nel modo tradizionale, perché andare verso l’Arco di Trionfo non è proprio una passeggiata. Però evidentemente avranno i loro motivi. L’anno scorso siamo arrivati a Nizza e hanno fatto una tappa diversa. Quest’anno altro cambiamento. Potevano rifare i Campi Elisi, visto che il Tour è già abbastanza lungo e soprattutto duro. Ai velocisti di certo non hanno fatto un favore…