SIENA – Si alza un coro. “Wout, Wout…” e lui si lascia andare a un urlo che quasi non gli appartiene. E forse è così perché quel Wout Van Aert da qualche ora non c’è più. E’ tornato il campione che tutti conosciamo. Poche ore fa avevamo titolato: Il Belgio sulle spine chiede ogni giorno di Van Aert. Ebbene, questa è stata la sua risposta.
A Siena va in scena una tappa da strip-tease tecnico e nervoso. Una frazione che potrebbe decidere addirittura il Giro d’Italia, una giornata che ha ricordato l’epica tappa del 2010, solo che al posto del fango stavolta c’era la polvere.




Bentornato Wout
Quante cose da raccontare, quanti spunti. Ma oggi la notizia è il ritorno alla vittoria di Wout Van Aert. Stamattina era stato tra gli ultimi ad accordarsi: era rientrato nella zona dei bus per un ultimo controllo.
Man mano che la corsa andava avanti, tra accelerate, cadute, attacchi, noie meccaniche, il gruppo si assottigliava. E lui c’era. E’ lì che si vede il campione: lo squalo che fiuta il sangue e poi azzanna la preda.
Infatti ha detto: «Ho cercato di crearmi situazioni favorevoli. Prima della tappa pensavo che avrei potuto vincere con una fuga da lontano. Non avrei immaginato che ci sarebbero stati dei team con voglia di controllare. Quando ho visto che non ero nella fuga, ho pensato di aver sprecato la mia occasione migliore per vincere».
«La Q36.5 ha continuato a lavorare, ha controllato la fuga. Dal secondo settore di sterrato la situazione si è fatta favorevole anche per me, perché c’erano ancora corridori in classifica interessati a fare ritmo e riprendere la fuga. Stavo bene, già dal primo settore. La dinamica è cambiata dopo la caduta: la Ineos Grenadiers (quella in cui sono rimasti coinvolti anche Pidcock e Roglic, ndr) ha approfittato del momento con tanti corridori davanti. E’ stato lì che ho iniziato a crederci».


Duello con Del Toro
La preda di cui parlavamo è molto più giovane di lui. Una preda che per un tratto è stata anche alleata. Isaac Del Toro, talento della UAE Emirates, ha tirato molto. Forse anche più del belga.
I due si sono parlati. Forse si sono accordati con il classico “tappa a me, maglia a te”. Ma a giudicare da come se le sono date nel finale, non sembrava proprio. Addirittura Van Aert nell’ultima curva, per essere sicuro di non farsi passare, è quasi finito sulle transenne per uscire alla massima velocità. Dettaglio che lui stesso ha rimarcato (e anche Del Toro lo ha notato). Se c’è stato un patto, sono stati due ottimi attori.
In realtà poi si è saputo che Wout gli ha detto che non poteva tirare troppo perché dietro c’era il suo leader: Simon Yates.
Intanto dietro era il caos totale. Ciccone che a tratti tirava. Ayuso che non stava fermo e cercava collaborazione. Roglic che inseguiva e Pellizzari che continuava a rientrare per aiutarlo. Bernal che si è rivisto a livelli siderali. Un sacco di carne al fuoco.




Fuori dal tunnel?
La cosa più bella è stato il suo crescendo. E probabilmente è proprio questo che anche a lui è piaciuto di più.
«Non sono ancora al top – ha detto il belga – ma va bene così. Sto crescendo… Sono cresciuto sia durante la tappa (ma quella è la testa, ndr) che durante questo Giro.
«Sono felicissimo, per me vuol dire tanto vincere al Giro e soprattutto tornare al successo dopo un periodo lungo e complicato. Ho studiato bene il finale, conosco bene la Strade Bianche e penso che l’esperienza in questa corsa, mi abbia aiutato. Sapevo che in quel punto, dopo lo strappo di Santa Caterina, sarebbe stato molto difficile superare qualcuno. Nel finale, probabilmente, se avessi avuto gambe migliori ci avrei provato».
All’arrivo c’era la sua famiglia. Anche i suoi bambini sembravano stralunati nel vedere il loro papà così euforico. Gli urli, poi lo sdraiarsi in terra. A riordinare le idee. L’adrenalina resta, ma i nervi crollano. Le forze vanno via, emerge la passione.
«Se sono fuori dal tunnel? Sì – poi ci pensa un attimo Wout – direi di sì. Insomma, una bella e grande domanda. Sono molto emozionato, ho tante cose che mi passano per la testa. Questo è un posto speciale, forse il più bello dove finire una corsa di bici. Una piazza così, con tifosi così vicini, quasi un’arena… Forse è una delle mie vittorie più belle.
«Oggi sono riuscito a entrare nel ristretto gruppo davanti e anche in quello di chi ha vinto in tutti i grandi Giri. Il mio obiettivo principale era vincere una tappa qui. Avrei voluto anche vestire la maglia rosa. Ci sono andato vicino, ma nei giorni successivi ho perso troppo tempo. Forse anche per questo questa vittoria vale ancora di più per me e per la squadra».


Un nuovo Giro
Da Siena inizia un nuovo Giro d’Italia per tanti: per Roglic, oggi sconfitto di giornata. Per la UAE Emirates. Per la Visma-Lease a Bike.
«Non abbiamo mai mollato – riprende Van Aert – ci siamo andati vicini più volte nelle tappe precedenti. Spero che questa vittoria possa cambiare il Giro anche per i miei compagni. Abbiamo corridori adatti a ogni terreno».
Intanto il suo addetto stampa gli porge il box con la pasta. Lui lo guarda affamato, ma è troppo gentile per mangiare durante la conferenza stampa. Altri lo fanno, credeteci!
«Sicuramente – conclude Van Aert – festeggeremo con una bella bottiglia di vino. Siamo in Toscana. Ho notato che siamo passati anche davanti alla cantina di Antinori, quindi stasera sarà il momento per celebrare. Come sapete, l’Italia è la mia Nazione preferita per le vacanze. E anche per andare in bici. Il Giro mi sta aiutando a scoprire nuove regioni e nuovi posti. Ieri mi è piaciuta molto la zona dove è finita la tappa. E’ davvero bello vincere qua».
Un po’ come ieri, con Ulissi, mentre venivamo via. Van Aert ci ha sorpassato tra i vicoli di Siena, tornati in mano ai turisti. C’era una salita per tornare ai bus. Mentre faceva lo slalom tra la gente, un cenno d’intesa e: «Uff, ancora salita!».