Di Storer e della sua nuova solidità abbiamo detto da poco, dell’australiano (foto di apertura) e dei progressi rilevati lo scorso anno dal diesse Tosatto dicemmo alla fine del 2024. Al tecnico veneto abbiamo anche chiesto in che modo la Tudor Pro Cycling si sia attrezzata avendo ricevuto l’invito per il Giro e anche per il Tour, ma ora con lui è il momento di entrare nella dimensione del Giro.
Stasera Tosatto salirà sul volo diretto da Treviso per Tirana, mentre i mezzi sono partiti domenica, hanno viaggiato ieri per tutto il giorno e poi hanno preso il traghetto per Durazzo. Forse, si ragiona, solo quelli del Team Bahrain Victorious che sono partiti dalla Slovenia potrebbero aver guidato fino all’Albania: per loro quale senso avrebbe avuto guidare fino a Bari?


Ma adesso parliamo di voi e del Giro, alla luce di questo Storer così solido…
L’anno scorso ha avuto una stagione consistente e sempre costante. Quest’anno è partito abbastanza bene. Ha perso la top 10 al UAE Tour per colpa di un ventaglio. Però si è rifatto alla Parigi-Nizza, vincendo una tappa e conquistando il quinto posto. Poi, come da programma, ha mollato un po’, quindi è andato al Tour of the Alps e ha vinto. Per noi era già importante aver vinto la tappa, ma è venuta anche la classifica ed è tanta roba. Ci dà morale, vuol dire che a casa ha lavorato bene, pur sapendo che il Giro è lungo.
Avere uno così vi ha costretto a far la squadra per supportarlo oppure correrete anche guardando ad altre possibilità?
L’anno scorso eravamo partiti con l’obiettivo di provare a fare la classifica con lui, perché aveva voglia. Quest’anno abbiamo costruito una squadra forte, che ha anche un velocista, ma che sarà in grado di dare a Storer il massimo appoggio, perché se lo merita. In più è convinto delle sue capacità e della sua condizione fisica attuale. Sarebbe un peccato non crederci.
Hai parlato del velocista, ma non c’è Dainese e manca anche Trentin: i due italiani della squadra, che al Giro d’Italia salta subito agli occhi.
Matteo è sempre andato al Tour, anche quando correva con altre squadre, perché facendo le classiche a tutta, ti viene difficile preparare al meglio il Giro. Con Alberto si era fatto un programma intenso in avvio di stagione, con la speranza dell’invito del Tour. Avevamo programmato di portare in Italia Arvid De Kleijn, che è un grande velocista e avrebbe fatto il suo debutto in un Grande Giro dopo le cinque vittorie dello scorso anno. Purtroppo invece si è fatto male al UAE Tour e non è ancora rientrato da metà febbraio e questo ha scombussolato i piani.


Non si potevano rivedere i piani a quel punto?
Non abbiamo avuto gli inviti del Giro e del Tour a dicembre, per cui abbiamo fatto i programmi praticamente al buio. Del Giro abbiamo saputo 35 giorni prima del via e il Tour è arrivato nello stesso giorno. In questo modo è difficile programmare. Per cui con Alberto avevamo deciso di sperare nel Tour e, casomai non ci avessero invitato, avremmo guardato magari la Vuelta. Mi dispiace non vedere i due italiani, penso che dispiaccia anche a loro, perché il Giro d’Italia è sempre il Giro d’Italia, però abbiamo scelto così.
Avrete due giovani come Brenner e Pluimers: l’obiettivo è fare esperienza?
Rick Pluimers ha dimostrato di essere forte. Ha vinto la Muscat Classic e ha fatto un secondo alla Tirreno. E’ il tipo di corridore che può tenere in salita, magari arriva in un gruppetto di 50, 60 corridori e ti fa un risultato. Marco Brenner è giovane, ma ha già l’esperienza di una Vuelta. Torna in un Grande Giro dopo due anni. E’ campione tedesco, ha una maglia importante in gruppo. Si darà da fare, ci sono delle tappe adatte a lui, per provare la fuga o giocarsela in un gruppo ristretto. E se invece non riusciranno a fare tutto questo, sanno che saranno a disposizione di Michael (Storer, ndr).


Chi farà le volate al posto di De Kleijn?
Ci giochiamo la carta di Maikel Zijlaard, che alla Tirreno ha fatto un secondo dietro a Milan.
Invece quale pensi possa essere l’uomo che aiuterà Storer in salita?
Può starci Brenner, come pure Yannis Voisard, che è al suo primo Grande Giro. E poi abbiamo un uomo di esperienza che è Larry Warbasse, che per le tappe in montagna sarò il nostro road captain, come si dice adesso. E poi c’è anche Florian Stork che abbiamo visto di grande supporto al Tour of the Alps. Quello che mi sento di dire è che in confronto all’anno scorso, la squadra in salita è molto più forte.
Con un leader che va molto più forte…
E’ un Giro in cui per le prime due settimane, il leader non deve perdere tempo nelle cadute e deve difendersi bene nella crono. Alla fine la prima è di 14 chilometri, la seconda è il doppio, ma sono facili. Secondo me i distacchi fra specialisti e scalatori non saranno enormi. Per questo il Giro si decide nell’ultima settimana, dalla tappa dopo l’ultimo riposo che arriva a San Valentino. Quel giorno capisci chi può fare il podio o la top 5. Poi il venerdì e il sabato finali, si può capovolgere tutto. Uno che è sesto può andare al podio e uno che è sul podio può andare fuori dai 10. Lo ha dimostrato Chris Froome nel 2018.


E sulla sua ammiraglia c’era un certo Tosatto…
C’era il Colle delle Finestre e Simon Yates aveva oltre 3 minuti di vantaggio, eppure in quel solo giorno ha perso maglia, casco e guanti. Non credo che nelle tappe precedenti ci siano troppe occasioni, perché più o meno tutti reggono bene nelle prime due settimane. Mentre sono decisamente meno i corridori che arrivano bene alla terza. Faccio fatica a immaginare una fuga bidone come nel 2010, a meno che la Red Bull non voglia giocare a scacchi e mandare via Dani Martinez.
Credi sia possibile?
Dipende da quello che vogliono fare, difficile mettersi nei loro panni. Di certo hanno fatto grandi investimenti, ma ancora non si è visto molto. Roglic è forte, ha vinto il Catalunya e ora punta al Giro: non potranno correre in modo troppo strano. Anche la UAE ha una bella lotta interna con Ayuso e Yates, i direttori dovranno essere bravi, ma certo non è un mio problema.


L’assenza di un dominatore come Pogacar renderà il Giro più aperto?
L’anno scorso ha lasciato agli altri poco o nulla. Quest’anno ci sono veramente tanti nomi con ambizioni vere. Se dicessi che parto per vincere il Giro, sarebbe difficile da far credere, però possiamo lottare per un buon piazzamento finale e se Storer arriva al finale con le gambe giuste, potrà fare davvero bene. Per cui, pur lavorando per la sua classifica, l’obiettivo principale è provare a vincere una tappa. Tanto meglio se arriva anche un piazzamento nei primi dieci.