Non sarà più la 6 Giorni di Brema di un tempo, oltretutto si gareggia su sole 4 giornate di gara, ma la prova tedesca resta uno dei capisaldi dell’attività su pista durante l’inverno e anche per questo Elia Viviani e Simone Consonni hanno accettato l’invito a parteciparvi. Una presenza dai significati diversi per i vicecampioni olimpici della madison: Consonni in preparazione per le prime corse dell’anno, Viviani ancora alla ricerca di una squadra per vivere quella che potrebbe essere la sua ultima stagione su strada.
In pista, i due ci hanno messo davvero poco per ritrovare la sintonia, cosa che avviene solamente se alla base c’è un’amicizia cementata negli anni. Simone sa bene le difficoltà del compagno, che proprio sulla base della sua delicata situazione contrattuale ha preso molto sul serio la 6 Giorni e lo si evince anche dal risalto che gli ha dato sui suoi seguitissimi social.


E’ chiaro però che la situazione di Elia ha un peso e Simone ci mette tutta la delicatezza possibile: «Non mi sento di parlare di questa vicenda, credo che sia Elia a dover essere chiamato in causa. Io posso dire che in quei giorni il suo morale è stato sempre in salita: appena entrato in pista ho rivisto l’Elia che conosco, carico e determinato, scherzoso ma ultraprofessionale. Era concentrato sulla gara, questo è certo».
Quella di Brema è stata gara vera? Si dice sempre che le 6 Giorni siano un po’ “pilotate” per lo spettacolo…
No, è stata vera, intensa, nella quale tutti hanno dato il massimo. L’avevamo scelta anche per questo, per effettuare quei lavori che in questo periodo sono importanti, quelli impostati sulla velocità che ti servono per le prime gare del calendario. Di 6 Giorni ne faremmo anche di più se fosse possibile inserirle nel calendario senza contraccolpi, per fortuna questa occasione è capitata e l’abbiamo presa al volo.


A febbraio ci saranno gli europei su pista, prima gara della nuova stagione nella quale i tuoi compagni di quartetto Ganna e Milan hanno detto di passare la mano. Tu che cosa farai?
A me la pista piace da morire e questo tutti lo sanno, ma conciliarla con il calendario su strada è sempre più difficile. Gli europei ad esempio mi sarebbe piaciuto molto farli, ma sono già stato selezionato per Valenciana e Uae Tour e quindi non se ne parla. Oltretutto ci sono i problemi con la Nations Cup e quindi non ci saranno altre occasioni. E’ chiaro che a Montichiari andrò quando possibile per allenarmi, per i mondiali per ora non saprei che cosa rispondere, sono troppo in là con la stagione.
Nel 2024 non hai conquistato alcuna vittoria, come influisce questo sulla tua nuova stagione?
Io non giudicherei male quella passata, perché mi ha dato maggiori certezze. Mi ha fatto prendere confidenza con il gruppo, che so essere davvero forte, mi ha consentito di fare un ulteriore passo avanti. Con Milan abbiamo fatto bei lavori, quel rapporto costruito su pista si sta sviluppando anche su strada e soprattutto sta venendo fuori la necessaria sinergia tecnica e mentale per ottenere i massimi risultati. Sappiamo che c’è da migliorare ma è normale. Ora abbiamo tanta carne al fuoco, tanto lavoro da fare per tutto il treno per le volate e questo ci dà entusiasmo.


Milan quest’anno affronterà il suo primo Tour de France. Tu hai esperienza in tutti e tre i grandi Giri: lo stai già consigliando, illustrandogli le differenze fra Giro e Tour?
Tantissime differenze non ci sono, l’importante è sapere che ogni tappa è a sé, che va costruita sul posto, vedendo come si evolve la corsa. Il Tour ha una carica di stress molto superiore alle altre corse, la percepisci da subito e sarà quindi importante abituarsi. Entrare nello spirito giusto. Sicuramente ci sarà da lavorare anche extrabici, ossia studiare con cura i percorsi, analizzare ogni tappa alla perfezione, anche sulla base di quel che è successo il giorno prima. Al Tour ci sono 200 ragazzi al via e tutti aspirano a qualcosa d’importante, oltretutto si viaggia sempre molto veloci. Sono tutti fattori da considerare.
Seguirai sempre il calendario di Johnny?
Per la sua gran parte, ma nel periodo delle classiche no, perché nel team ci sono corridori più adatti a quel tipo di corse. Siamo una squadra ampia e fatta di campioni, bisogna anche avere la consapevolezza di quel che si può realmente fare per il bene del gruppo. Lì serve gente fortissima sul passo, anche fisicamente con una struttura. Anche per il Tour sono in tanti ad ambire a un posto, quindi tutto è in divenire, non c’è nulla di certo.


E’ anche vero però che, senza i tuoi compiti per Milan, potresti avere mano libera per poter ambire a qualche vittoria…
Se capiterà l’occasione, sia in gare a tappe che nelle corse di un giorno non mi tirerò certo indietro. Il doppio ruolo di aiutante o finalizzatore non è certo una novità per me. Anche nel 2024 non ci sono andato lontano, ad esempio la quarta piazza alla Bredene Koksijde Classic dopo essere stato in fuga per 68 chilometri mi è ancora indigesta. Se arriverà l’occasione mi farò trovare pronto: non nascondo che regalare la prima vittoria nella mia carriera vestendo la maglia della Lidl-Trek sarebbe qualcosa di grandioso.