CALPE (Spagna) – Andrea Raccagni Noviero ha iniziato il grande salto nel WorldTour. Dopo aver chiuso una promettente esperienza con il team di sviluppo della Soudal Quick-Step, il giovane talento ligure ha iniziato la sua prima stagione tra i grandi, debuttando in questi giorni al Tour Down Under in Australia. L’opportunità di partire per l’altro emisfero è arrivata all’ultimo momento a causa dell’infortunio di un compagno, ma Andrea non ci si è buttato corpo ed anima senza farsi trovare impreparato.
Anzi, proprio ieri ha colto un ottimo dodicesimo posto, primo degli italiani, sull’arrivo di Tanunda, dove Welsford ha firmato il bis. Noi lo avevamo sentito giusto poco prima che spiccasse il volo per l’Australia. La nuova avventura portava con sé emozione, aspettative e la consapevolezza che il livello, molto più elevato dei professionisti, può essere comunque alla sua altezza.
Andrea ci è parso davvero maturo. Parlava con calma, ma al tempo stesso con determinazione. «Non sono d’accordo con chi dice che è solo un nuovo inizio – aveva scritto sulle sue pagine social allo scoccare del primo gennaio – ogni atleta lavora tutta la sua adolescenza per diventare professionista, quindi penso che questo sia già uno sprint intermedio». Non è così scontato che queste parole possano attribuirsi ad un ragazzo del 2004.


Andrea, un bel salto, siamo nel WorldTour finalmente!
Sì, la presentazione della squadra posso dire che è stata la consacrazione. Questo è il secondo ritiro che ho fatto con la prima squadra e per me è più breve del primo, perché appunto l’Australia mi aspetta. Mi sto ambientando bene, anche se facevo già parte della famiglia Soudal, tuttavia questo gruppo è ancora un po’ diverso rispetto al devo team. È molto piacevole stare qui con la squadra.
Già l’anno scorso avevi fatto un ritiro con loro?
Non precisamente. L’anno scorso non avevo partecipato ai ritiri, ero stato qui solo per un controllo al ginocchio a dicembre, visto che ho un problema ricorrente ogni anno a quanto pare: anche quest’anno mi ha dato noie. Ho incontrato dottori e staff, ma non feci nessun ritiro ufficiale con loro.
Quando hai saputo ufficialmente che saresti passato nel WorldTour?
L’ho saputo dopo il Tour di Slovacchia, quindi intorno ad agosto. Però poi ho firmato più in là, all’ultima tappa del West Bohemia Tour. Il contratto è arrivato via e-mail mentre ero sul camper, a fine gara. L’ho firmato subito: viva la firma digitale!
Come hai gestito la preparazione sapendo dell’Australia?
All’inizio ero riserva, quindi non ero sicuro di partire. Poi, a causa dell’infortunio di Lamperti (operato ad un ginocchio, ndr), sono stato inserito nella squadra poco prima di Natale, in pratica al termine del primo ritiro. Però a quel punto la preparazione è rimasta quella prevista per la mia prima gara stagionale, che sarebbe avvenuta all’Etoile de Besseges.


E ti preoccupa questa cosa?
Non troppo dai… Essendo la prima gara per tutti, il livello sarà alto, ma non sarà ancora quello del Tour de France! Non tutti insomma saranno al top. Immagino che gli australiani e i neozelandesi andranno forte, ma la maggior parte del gruppo è in una fase di costruzione.
Che impressioni hai avuto dal primo ritiro nel WorldTour?
Ho pedalato poco a dire il vero nella prima parte di gennaio, per i problemi al ginocchio di cui accennavo. Ho lavorato bene con gli esercizi a secco. Quindi allenamenti controllati e le salite vengono affrontate con cautela, almeno nel gruppo in cui sono stato inserito io, quello degli uomini veloci e delle classiche.
Con chi hai legato di più nella squadra?
Con gli italiani. In aeroporto mi sono ritrovato con Cattaneo, per esempio, e anche Bramati che è il diesse di riferimento per noi italiani. Poi devo dire di aver legato parecchio con il mio compagno di stanza Pascal Eenkhoorn, con cui ho costruito un bel rapporto: tra l’altro è molto simpatico. Essere in 29 non facilita la conoscenza approfondita con tutti, il tempo per parlarsi è poco.


A proposito di Bramati, lui ti ha paragonato a Ballerini, altro italiano passato dalla Soudal-Quick Step, ti ritrovi in questo paragone?
Non lo so, spero di poter seguire il suo esempio. Il Ballero ha già ottenuto ottimi risultati. Io per ora so di essere bravo come lead-out man tra gli under 23, ma il professionismo è un altro mondo e dovrò scoprire le mie vere caratteristiche.
Prima hai detto che il gruppo dei pro’ è un po’ diverso: come ti stai trovando con questa grande l’organizzazione?
È tutto molto più dettagliato rispetto al team di sviluppo. Ogni giornata è programmata minuto per minuto, con appuntamenti con nutrizionista, psicologo… giornalisti! Noi corridori dobbiamo solo seguire il programma. Basta presentarsi a quell’ora in quella stanza! Alla fine è anche comodo. Per il resto quando si è bici, cambia relativamente poco.
L’Australia è una novità per te…
Sì, è una bella emozione. E’ la prima volta che ci vado, sia in bici che “in vacanza”da turista” diciamo così. Mi piace il caldo, quindi sono contento di iniziare qui piuttosto che in un posto freddo. Abbiamo una squadra competitiva, speriamo di fare bene.