«Se si sovrappongono la mappa del 2024 e quella del 2025 – ha detto ieri Christian Prudhomme a margine della presentazione del Tour – si può notare che stiamo facendo in modo di attraversare tutte le regioni, colmando le lacune. E’ una regola, almeno ogni cinque anni, passare in ogni angolo della Francia. L’unica parte che fa eccezione è la Corsica, ma sono ancora più tranquillo perché sono stato io a portare il Tour lì per la prima volta nel 2013».
Ieri Parigi ha tenuto a battesimo il Tour de France del 2025, con il consueto clima da grande evento e il grande interesse per un percorso che torna alle origine della Boucle (in apertura foto A.S.O./Etienne Coudret). Una prima settimana piuttosto veloce e i Pirenei prima delle Alpi, con il finale che torna a Parigi, ora che la Capitale si è lasciata indietro la baraonda olimpica.


Partenza alla francese
Dopo le partenze da Copenhagen, Bilbao e Firenze, il prossimo Tour de France sarà interamente francese, senza neppure un chilometro oltre qualche recondito confine.
«Sono favorevole alle grandi partenze all’estero – ha spiegato Prudhomme – perché permettono al Tour de France di spiegare ulteriormente le sue ali. Ma a condizione che si vada sistematicamente anche nelle città medie e nelle piccole comunità locali. Sarà così anche l’anno prossimo, ad esempio con Ennezat o Vif, o con Mûr-de-Bretagne a Guerlédan con i suoi 2.500 abitanti. Dopo tre grandi partenze all’estero, partiremo dal Nord e abbiamo progettato il Tour in base all’altimetria dei luoghi che abbiamo trovato, alla bellezza dei paesaggi e anche alla storia del ciclismo».






Omaggio ai grandi
Il Tour torna in Normandia per la prima volta dal 2016, passando per la città natale di Anquetil. Passerà per Calorguen dove vive Bernard Hinault che il prossimo anno compirà 70 anni. La partenza a Saint Meen le Grand permetterà di omaggiare Louison Bobet nel centenario della nascita. Mentre La Plagne sarà l’occasione per ricordare Laurent Fignon, che ne ha conquistato per due volte il traguardo alpino.
«Negli ultimi quindici anni – ha spiegato ancora Prudhomme – abbiamo fatto in modo che la prima settimana non fosse più concepita con tappe pianeggianti come un tempo. Ma non illudetevi: quella del 2025 sarà una falsa prima settimana pianeggiante. Tra il finale di Boulogne, la rampa di Saint Hilaire prima dell’arrivo a Rouen o il Mur de Bretagne da superare due volte, come nel 2021, gli attaccanti in stile Liegi saranno serviti, come pure gli uomini di classifica. Complessivamente, il Tour 2025 prevede sei tappe per velocisti, di cui potenzialmente quattro nei primi dieci giorni. Eppure non è detto che ognuna di queste tappe sia una volata di gruppo».


Partenza per velocisti
Un Tour come una volta, insomma, perché quando si parte da lassù, è chiaro che per arrivare alle montagne ci saranno da percorrere diverse centinaia di chilometri.
«E’ chiaro – ha detto ancora Prudhomme – che se si parte da Nizza, Bilbao o Firenze, come negli ultimi tre anni, si è già ai piedi delle salite. Forse il prossimo sarà un Tour più tradizionale, ma non c’è stata una scelta in questa direzione. Semplicemente è dipeso dalla scelta del luogo di partenza. Sarà invece tradizionale l’arrivo finale a Parigi. Siamo stati molto felici di arrivare a Nizza, l’unica città a offrirci questa opportunità a pochi giorni dall’apertura dei Giochi Olimpici. Ma siamo anche molto felici di tornare a Parigi sugli Champs Elysées e sono sicuro che sarà lo stesso tra 25 o 50 anni».


21 tappe, 2 crono, 2 riposi
Un’edizione totalmente in suolo francese, con una serie di tappe molto interessanti e trappole lungo il percorso, a partire dalla crono di Rouen del quinto giorno e poi l’arrivo su Mur de Bretagne due giorni dopo. I Pirenei prima delle Alpi, con l’arrivo di Hautacam e la cronoscalata dell’indomani a Peyragudes che precede un’altra giornata di montagna: cruciale gestire bene le forze. La via che porta verso le Alpi incontra il Mont Ventoux, che immette negli ultimi giorni ad altissima tensione.
| 1ª tappa (5/7) | Lille – Lille | 185 km |
| 2ª tappa (6/7) | Lauwin Planque – Boulogne sur Mer | 212 km |
| 3ª tappa (7/7) | Valenciennes – Dunkerque | 172 km |
| 4ª tappa (8/7) | Amiens – Rouen | 173 km |
| 5ª tappa (9/7) | Caen – Caen (crono) | 33 km |
| 6ª tappa (10/7) | Bayeux – Vire Normandie | 201 km |
| 7ª tappa (11/7) | Saint-Malo – Mur de Bretagne | 194 km |
| 8ª tappa (12/7) | Saint Méen Le Grand – Laval | 174 km |
| 9ª tappa (13/7) | Chinon – Châteauroux | 170 km |
| 10ª tappa (14/7) | Ennezat – Le Mont Dore | 163 km |
| Riposo (15/7) | Toulouse | |
| 11ª tappa (16/7) | Toulouse – Toulouse | 154 km |
| 12ª tappa (17/7) | Auch – Hautacam | 181 km |
| 13ª tappa (18/7) | Loudenvielle – Peyragudes (crono) | 11 km |
| 14ª tappa (19/7) | Pau – Luchons-Superbagnéres | 183 km |
| 15ª tappa (20/7) | Muret – Carcassonne | 169 km |
| Riposo (21/7) | Montpellier | |
| 16ª tappa (22/7) | Montpellier – Mont Ventoux | 172 km |
| 17ª tappa (23/7) | Bollène – Valence | 161 km |
| 18ª tappa (24/7) | Vif – Courchevel, Col de la Loze | 171 km |
| 19ª tappa (25/7) | Albertville – La Plagne | 130 km |
| 20ª tappa (26/7) | Nantua – Pontarlier | 185 km |
| 21ª tappa (27/7) | Mantes-la-Ville – Paris | 120 km |
| Totale 3.320 km |




Salite diversamente mitiche
Pianura in avvio, ma per fortuna le montagne non mancheranno, con qualche gradito ritorno. Come quello del Mont Ventoux, che per la prima volta da oltre dieci anni avrà l’arrivo sulla cima. L’ultima volta fu nel 2013, quando Froome scatenò la prima della lunga serie di… frullate che gli avrebbero permesso di dominare per quattro volte il Tour.
«Ci eravamo passati nel 2021 – ricorda Prudhomme – ma l’arrivo era in fondo, a Malaucène. C’è stato anche l’arrivo accorciato nel 2016 allo Chalet Reynard a causa del vento, quando Froome si mise a correre a piedi. In realtà saranno passati 12 anni da quella prima vittoria di Chris. Ci sono effettivamente alcune tappe obbligatorie, perché sono monumenti del Tour, luoghi mitici. Il Tourmalet, il Galibier, il Ventoux o l’Alpe d’Huez, ma abbiamo capito e lo hanno capito i politici locali che oltre a certi traguardi mitici si possono azzardare anche altre salite meno conosciute. Per questo sono nati il Col de la Loze e la Planche des Belles Filles, che appartengono a una storia molto recente. Tutto quello che dobbiamo fare è sperare che la cronometro in salita di Peyragudes non dia la svolta definitiva al Tour e che l’arrivo sul Ventoux lasci ancora un po’ di suspense per ultime due tappe alpine di Courchevel e La Plagne».
Sarà stato un modo di dire, ma in fondo che la corsa venga schiacciata subito dal solito dominatore è qualcosa che fa tentennare anche gli organizzatori. Come andare al cinema per un thriller, sapendo già come andrà a finire. Forse in cuor suo e da ottimo giornalista qual era, Prudhomme tifa per il ritorno di Vingegaard e la crescita di Evenepoel.