Non sempre le ciambelle riescono col buco, ma è più facile che accada quando si lavora come squadra, mettendo insieme atleti di grande valore e studiando sin dalla vigilia una tattica. E’ questo il senso che resta addosso dopo gli ultimi giorni di gara al Nord e forse anche prima, dal weekend precedente fra la Sanremo e Cittiglio.
Quando ieri dopo l’arrivo della Gand-Wevelgem, vinta da Pedersen con il contributo di Milan, abbiamo mandato un messaggio di congratulazioni a Luca Guercilena, la sua risposta è stata emblematica: «Bel numero del team!». E proprio la squadra è stata la chiave della vittoria su Van der Poel, come lo era stata a Cittiglio nella vittoria di Balsamo su Kopecky e a Sanremo nella vittoria di Philipsen. A ben guardare anche la vittoria di Lorena Wiebes nella Gand delle donne è stata propiziata dal grande lavoro della SD Worx-Protime contro il grande lavoro della Lidl-Trek. Al punto che nessuno ha schiacciato gli altri e la vittoria è derivata dalla maggior punta di velocità dell’olandese sull’azzurra, che comunque ha potuto giocarsi la corsa ad armi pari. Sembra il segreto di Pulcinella, ma non lo è e potrebbe segnalare un cambiamento di mentalità.
La squadra e la testa
Ieri si è visto che Van der Poel è fortissimo, ma non è imbattibile, soprattutto se davanti ha rivali che non perdono la testa. Si è vista una squadra mettere in atto una tattica per anticiparlo e costringerlo a inseguire, allo stesso modo in cui fu lui alla Sanremo a incastrare tutti gli altri, correndo per Philipsen. Alla Gand, il campione del mondo ha provato a fare il suo solito, uscendo allo scoperto a 85 chilometri dall’arrivo. Le gambe non sono sempre le stesse e i percorsi non si somigliano tutti. Le strade impegnative che ad Harelbeke gli hanno permesso di fare la differenza ieri non c’erano, ma lui non se ne è reso conto. Si poteva pensare che ancora una volta avrebbe corso per Philipsen, ma il richiamo del Kemmelberg e delle raffiche di vento è stato più forte di ogni ragionamento. Probabilmente domenica al Fiandre, il corpo a corpo sarà ancora la soluzione migliore, ma la prova di ieri aggiunge un elemento di curiosità.
La sensazione infatti è che la Lidl-Trek sia andata in gara avendo già chiaro come fare per contenere il potentissimo campione del mondo: dal primo dei muri fino agli ultimi 350 metri, quando Pedersen ha lanciato la lunghissima volata con cui ha sfiancato il rivale. Rileggendo la corsa, la squadra guidata da Gregory Rast ha lanciato allo scoperto i suoi uomini, uno dietro l’altro, ricordando il modo di correre che un tempo fu della Quick Step che poi finalizzava il lavoro con Tom Boonen.
Messo in mezzo
Vista la superiorità del campione del mondo, non avevano altra scelta. Il fatto di averlo circondato con il numero più alto di uomini ha fatto sì che Van der Poel, privo di una squadra alla sua altezza, abbia dovuto cavare da sé le castagne dal fuoco e abbia cominciato a pensare di doversi guardare non solo da Pedersen. Quando Mathieu ha attaccato sul Kemmelberg, si è ritrovato circondato da maglie della squadra americana.
Difficile dire se a quel punto avesse in animo di tentare la giocata individuale a qualsiasi costo. Quel che è certo è che quando all’ultimo passaggio sul celebre muro ha dovuto rispondere all’attacco di Pedersen, non aveva più il brio delle tornate precedenti. Dopo l’arrivo ha ammesso di aver pagato la fatica della gara di Harelbeke, ma ha fatto presto a ricordare che in gruppo c’era anche Pedersen. In realtà venerdì il danese ha chiuso a quasi 3 minuti dal vincitore iridato, quindi sicuramente il suo dispendio energetico è stato inferiore, ma il vero succo della questione è che Mathieu ha letto male la corsa oppure ha creduto di poter giocare ancora una volta da solo.
«La nostra forza in Lidl-Trek – ha invece spiegato Pedersen – è correre come una squadra e non per un unico leader. Non designiamo nessuno come numero uno. Se mi avessero detto di non puntare alla mia vittoria, ma di lavorare per lo sprint di Milan, lo avrei fatto. Abbiamo capito che ciò disturba i nostri avversari, che non sempre capiscono molto bene la nostra strategia».
Solista senza squadra
Nella gara delle donne, l’altrettanto ambiziosa e iridata Lotte Kopecky ha attaccato sul Kemmelberg e ha portato con sé Lorena Wiebes. Non ha tentato l’azione individuale. E quando sono state riprese, anziché intestardirsi nel cercare la soluzione personale, si è messa al servizio della compagna che alla fine ha portato a casa la vittoria. Dall’altra parte, Elisa Longo Borghini avrebbe potuto correre per sé, ma assieme a Van Dijk e Van Anrooij ha capito che la carta migliore fosse Balsamo e per Elisa hanno lavorato.
Van der Poel si è ritrovato a corto di gambe in fuga con Pedersen a 30 chilometri dall’arrivo. E questa volta, al contrario di quanto fatto a Sanremo, non ha ragionato da leader di una squadra. Avrebbe potuto rialzarsi, non collaborare e favorire il rientro del gruppo, in cui Philipsen avrebbe potuto giocarsi la volata contro Milan e i velocisti rimasti. Ma non lo ha fatto e ha preferito puntare su se stesso, pur consapevole che in certi arrivi Pedersen è più forte di lui. Allo stesso modo aveva perso il Fiandre del 2021 contro Kasper Asgreen e la Roubaix contro Colbrelli: impossibile che non lo ricordasse.
«In realtà neanche io ero sicuro al 100 per cento del mio sprint – ha detto Pedersen – ma sono partito più lungo che potevo per mettergli pressione».
Fiandre in arrivo
A una settimana dal Giro delle Fiandre, la Gand ha mostrato che i solisti della Soudal-Quick Step non sono ancora entrati in gara. La Visma-Lease a Bike porta ancora le cicatrici della sconfitta di Van Aert ad Harelbeke, ma soprattutto ha mostrato che Laporte, Van Baarle e Benoot non sono ancora al livello dei tempi migliori. La Alpecin-Deceuninck ha l’immenso Van der Poel, ma alle sue spalle c’è poco. Pogacar non ci sarà per scelta. E di colpo sulla scena sono piombati i corridori della Lidl-Trek, capaci di mettere le briglie a Van der Poel. Certamente su quel percorso che non concede sconti, Mathieu avrà tutte le carte in regola per puntare alla tripletta. Il gioco sarà capire se la resa di ieri abbia instillato in lui il dubbio che non sempre sia possibile fare tutto da soli.